KLAUS MIKAELSON

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Dopo tanti anni di vagabondaggio hai deciso di ricostruirti una vita degna di essere chiamata tale.
In fondo hai da vivere un'eternità, tanto vale cominciare a godersela.

Ti sei stabilita in una piccola cittadina del Nord-America, un posto tranquillo con gente gentile, in cui hai trovato lavoro come cuoca in un ristorante molto carino.
Sembra andare tutto bene ma non sai cosa ti aspetta o meglio chi...

Entri nella cucina in sovrappensiero, cominci a sistemare tutto, è l'ultimo giorno di ferie e hai deciso che prima di ricominciare devi sistemare tutta la cucina.
Sistemi tutti gli strumenti e utensili in modo che siano facili da raggiungere, sistemi tutta la spesa nel frigo e nei mobili.

Sei sola ma ad certo punto senti dei passi, qualcuno entra nella cucina.
Pensi sia il tuo capo.
<ho quasi finito di sistemare tutto, appena avrò finito andrò a casa> dici senza girarti, sei in equilibrio su uno sgabello per recuperare delle ciotole che si trovano nel ripiano più in alto.
Non ricevi alcuna risposta ma non ci fai caso.
Sei troppo concentrata a non cadere, in vano, visto che neanche un secondo dopo stai per cadere per terra. Ma il tuo corpo viene fermato da qualcuno che ti prende al volo.
Alzi lo sguardo e incontri un paio di occhi azzurri.
Ci metti un attimo a riconoscerlo.
<Klaus> dici quasi in un sussurro
<vedo che non sei cambiata affatto in tutti questi anni> dice lui sorridendo beffardo
<sei la solita imbranata> aggiunge per poi poggiarti a terra.
Ti rimane vicino.
Non sai cosa dire, l'unico pensiero che ti passa per la mente è quello di prendere un coltello e ucciderlo, ferirlo.
In fondo è l'uomo anzi meglio il vampiro che ti ha trasformata rovinandoti la vita.
Lo guardi con lo sguardo pieno di odio.
Lui fa la faccia da cucciolo.
<non dirmi che mi odi ancora> dice per poi accarezzarti la guancia con le nocche
<andiamo piccola ne sono passati di anni, speravo che a questo punto mi avresti perdonato> aggiunge.
Ti scosti dal suo tocco allontanandoti di qualche passo.
<mai> dici con tutta la rabbia che hai in corpo.
<Klaus io non ti potrò mai perdonare per quello che mi hai fatto> aggiungi, nel tuo tono di voce non c'è neanche un accenno di dolcezza, è veleno puro.
<andiamo y/n, quando ti ho trasformata ti ho solo fatto un favore> dice avvicinandosi a te, ad ogni passo che fa verso di te tu ne fai uno indietro per allontanarti da lui.
<no Klaus, non mi hai fatto un favore, mi hai condannata> sibili, continuando ad indietreggiare.<condannata?> chiede confuso, sul volto ha ancora quella sua stupida espressione.
<mi hai condannata ad una vita solitaria, in continua fuga, non posso più vedere la mia famiglia o i miei amici> dici, cerchi di indietreggiare ma ormai sei contro un muro.
Klaus in un passo ti è davanti, fin troppo vicino per i tuoi gusti.
<sei tu che ti sei condannata ad una vita solitaria, io ti ho proposto di stare con me invece tu sei scappata> dice, il suo tono ora sembra quasi arrabbiato.
Poggia le mani ai lati della tua testa, intrappolandoti tra il muro e il suo corpo.
I suoi occhi studiano ogni dettaglio del tuo viso, scendendo poi verso il resto del corpo.
<sarò sincero con te, sono rimasto molto deluso dal tuo comportamento> dice, la sua mano comincia ad accarezzarti la guancia, poi si sofferma sul collo.
<anzi, è meglio dire che mi hai spezzato il cuore quanto te ne sei andata via> aggiunge, il suo viso si avvicina pericolosamente al tuo.
<pensavo che tu non avessi un cuore> commenti con sarcasmo
<non c'è l'ho più, perché tu me lo hai rubato> risponde al tuo commento, non c'è una nota di sarcasmo nella sua voce, è serio.
Cosa sta cercando di fare?
Cosa vuole da me?
Mille domande si fanno spazio nella tua mente.

Sentite dei passi venire dal corridoio e prima che la porta si possa aprire Klaus sparisce, lasciandoti contro il muro confusa.

<y/n allora hai finito?> chiede il tuo capo entrando in cucina.
<sì, ho finito> rispondi cercando di ricomporti<bene, allora vai pure, ci vediamo domani> dice sorridenti.
<va bene, a domani allora> dici superando l'uomo.
Recuperi la tua roba e ti avvii verso casa.

Nella testa continuano a ripetersi le parole di Klaus, non vedi altro se non i suoi occhi, le sue labbra.
Ti sembra quasi di sentire la sua mano sul collo.

Vieni affiancata da qualcuno, e quel qualcuno è ovviamente lui.
<cosa vuoi?> chiedi acida
<voglio parlare con te, pensavi davvero che il nostro discorso fosse finito prima?> chiede guardandoti, non riesci a leggere la sua espressione.
<cosa mi devi dire?> chiedi guardando avanti a te.
<voglio sapere perché sei andata via da me>
<mi sembra ovvio Klaus>
<no che non lo è y/n, insomma pensavo che se ti avessi trasformata tu avresti passato l'eternità con me invece te ne sei andata, sei corsa via come se fossi un mostro da evitare> sembra sinceramente ferito.
<Klaus me ne sono andata perché ti odiavo, ti odiavo perché mi hai trasformata senza chiedermi il permesso, mi hai trasformata mentre ero sotto effetto di droghe, non mi hai mai chiesto cosa volevo, non mi hai chiesto se ero pronta a dire addio a tutto per te, te ne sei fregato di quello che provavo io, di quello che pensavo io e lo hai fatto solo perché volevi una puttana al tuo fianco per il resto della tua vita per non sentirti solo> dici con tutta la rabbia che hai corpo, senti le lacrime pungerti gli occhi.
<non sai quanto ho pianto e sofferto per te> aggiungi superando il ragazzo, le lacrime che prima minacciavano di rigarti il volto ora bagnano la tua pelle fredda.
Senti la sua presa sul tuo polso.
Ti fa girare verso di lui.
<ho sbagliato> ammette, ti guarda negli occhi, il tono di voce dolce ti spiazza.
Lo guardi confusa, sta mostrando sentimenti che pensavi non fosse capace di provare.
<y/n, ho sbagliato ma sbagli anche tu, io non volevo una puttana perché mi sentivo solo, mi sentivo solo è vero ma volevo te, un'amica, una compagnia, un amante, non una puttana. È vero sono stato egoista, sono stato un bastardo, l'ho fatto senza chiederti il permesso, senza darti la possibilità di dire addio o di capire se lo volevi ... ma ero accecato, ero accecato da qualcosa che non avevo mai provato prima, y/n, piccola mia, io ti ho amata dal primo giorno in cui ti ho vista, ti ho amata in questi anni in cui mi hai evitata e ti amo ora, e mi odio per quello che ti ho fatto, per quello che hai provato e odio il fatto che tu mi odi. Ero accecato dal mio amore per te, non ho mai provato un sentimento del genere ma sapevo che non avrei mai potuto vivere un giorno senza di te, non sarei sopravvissuto al pensiero di saperti vecchia o morta, volevo averti, volevo che tu fossi mia> finisce il suo discorso, i suoi occhi fissi nei tuoi. Non sai cosa dire, non sai cosa pensare, sai solo che non lo odi, non lo hai mai fatto. Eri solo spaventata, terrorizzata.
<io... non so cosa dirti Klaus> dici con un filo di voce guardando in basso.
<non c'è bisogno di dire nulla, scusa... per tutto, ora ti lascio> dice per poi allontanarsi.
Lo guardi attraversare la strada.

Rimani ferma immobile per un momento, poi scatta qualcosa in te, sai cosa fare.
<Klaus> lo chiami, gli corri dietro.
Lui si gira, ti guarda mentre lo raggiungi.
Non dici nulla, ti getti tra le sue braccia e lo baci, con passione e voracità.
<cosa vuol dire?> chiede lui dopo il bacio, ti tiene ancora stretta a sé.
<significa che accetto le tue scuse e che se mi vuoi ancora sarò tua per tutto il tempo che ci rimane su questa maledetta terra> rispondi sostenendo il suo sguardo.
Ora è lui a non sapere cosa dire, si abbassa di nuovo, baciandoti con delicatezza.
Assapora le tue labbra, le morde leggermente, puoi sentire il suo sorriso contro la tua pelle.
<ma dovrai farti perdonare> dici allontanandoti dalle sue labbra.
<ho già qualche idea> dice lui con un ghigno in faccia.
<dovrai farti perdonare per un po' di tempo> aggiungi
<non è un problema> dice per poi baciarti di nuovo.

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