Capitolo 10. Sorprese e fraintendimenti. Parte prima.

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Grace.

Dal piccolo stereo posizionato sull'isola della cucina uscivano, a tutto spiano, le note di Born this way di Lady GaGa. Grace, poco lontano, stava mescolando diversi ingredienti nella disperata speranza che, una volta finito e infornato il tutto, ne venisse fuori un dolce commestibile.

Zia Paige, infatti, avrebbe abbandonato per qualche giorno il suo amato studio, che si trovava nel distretto più a sud di Raleigh, Southeast appunto, in modo che potessero finalmente trascorrere un po' di tempo assieme.

Neanche a dirlo, pur di stare con lei, Grace aveva gentilmente declinato l'invito a cena di Cooper.

Non la vedo mai, si era detta.

Anche se sapeva fin dall'inizio che la minore tra i senior di casa Brown era ormai un famoso architetto paesaggista – tanto da potersi permettere uno studio nella parte più suggestiva di Raleigh, praticamente attaccato alla Time Warner Cable Music Pavillon, una delle sale concerti più raffinate di tutta la Carolina -, e che, alla fine dei conti, pur condividendo lo stesso tetto, sarebbe stata sola la maggior parte del tempo, Grace non aveva realizzato per davvero quanto sarebbe stata dura per lei quella situazione finché non ci era cascata dentro con tutte le scarpe.

Il silenzio che regnava dentro quella piccola villetta vittoriana, quando tornava da una giornata passata nella chiassosa redazione del Magazine, era assordante. Non poter raccontare anche solo una sciocchezza, spesso, finiva per rattristarla senza un reale motivo.

Adorava sua zia e voleva che quel piccolo break dal lavoro, che si era concessa appositamente per stare un po' con lei, fosse indimenticabile. Non solo. Voleva ripagarla per quell'ospitalità naturale con cui l'aveva accolta, dato che non aveva ancora avuto un'occasione decente per farlo come si deve.

Poi sorrise, proprio mentre uno schizzo d'impasto le colpì in pieno la faccia, facendola scoppiare a ridere.



Grace aveva appena finito di infornare quella sottospecie di impiastro dolciario, quando il rombo della Comet cabriolet due porte color rosso fuoco di zia Paige fece capolino nel vialetto di casa.

Una macchina vintage per una donna vintage, la prendeva in giro lei, alludendo al fatto che quell'auto risalisse nientemeno che al 1963, l'anno in cui i nonni di Grace si erano sposati, tra l'altro.

Poi la vide entrare. Due universi opposti che si incontravano: Grace era una Bowen fatta e finita, praticamente identica al lato materno della sua famiglia, con i suoi tratti latineggianti. Zia Paige, invece, era diafana, con splendenti occhi cerulei e capelli di un biondo cenere. I colori tipici dei Brown.

«Sento odore di cibo non precotto, non vorrai mandare a fuoco la nostra bella cucina, vero Grace?» le chiese, sollevando ironicamente il sopracciglio sinistro.

«Ah-ah. Che fortunata che sono, la zia più simpatica di tutto lo Stato l'ho ereditata io.»

E tra uno sbuffo e una risata, si abbracciarono. Poi, sua zia, curiosa, riprese l'argomento e volle sapere cosa stava preparando.

«Crostata ai mirtilli, volevo cucinare qualcosa di buono per questo piccolo picnic in famiglia.»

Ma quasi non fece in tempo a finire la frase, che zia Paige la interruppe. «Questa sera mangeremo italiano. Io, ehm... volevo presentarti una persona.»



Si vedeva che, anche se era tornata a Nightsnow, non bazzicava quasi mai davvero per quelle strade. Grace neppure sapeva che, durante quegli anni a Charlotte, lì, in quel borgo sperduto, c'era stata una vera e propria rivoluzione culinaria: nel posto dove non cambiava mai niente, si era addirittura trasferito un italiano.

La fenice spezzataWhere stories live. Discover now