Capitolo 11. Sorprese e fraintendimenti. Parte seconda.

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Cooper.

Cooper e Lexi erano seduti in una zona appartata del locale, vicino alla vetrata che dava sull'ampio giardino, quando un primo strano boato li sorprese.

Cooper si guardò intorno, ma da lì non si vedeva nulla. Poi le urla di una donna perforarono il silenzio assordante che era calato in quella sala: «Aiuto! Stanno facendo a pugni!»

Poi, si sentì Luca – Luke da quando era arrivato in America -, il proprietario del locale, urlare di chiamare il 911.

Allora e solo allora Cooper realizzò davvero che la sua serata tranquilla con Uragano Lexi era improvvisamente sfumata in una rissa.

Di riflesso, si alzò dal tavolino per cercare di capire cosa stesse succedendo. Proprio in quell'attimo, una seconda voce femminile, molto diversa dalla prima urlò disperata: «Archie no! Archie basta, ti prego!»

E Cooper finalmente lo vide: Archie stava facendo a pugni, con qualcuno che, c'era da dire, non pareva per nulla indifeso, sebbene le avesse prese di santa ragione. «Oh, cazzo.» Rantolò.

«Che succede?» Gli chiese Lexi, in una scena quasi al rallentatore.

«Il mio capo. Quello è il mio capo. E ha appena scatenato una cazzo di rissa.»

Poi corse a cercare di dividere quei due.



Grace.

Grace non aveva neppure fatto in tempo a realizzare che da Luke's stava scoppiando una rissa, che Dixon era quasi volato via dal tavolo, a cercare di dividere i due litiganti, prima che fosse troppo tardi e che la cosa degenerasse sul serio.

Quando, però, si alzò dal tavolino insieme a zia Paige, la scena che gli si parò davanti aveva per lei qualcosa di surreale.

Archie, il suo capo, quello che le aveva "regalato" la sua prima copertina, stava prendendo a pugni un tipo che, in qualche strano modo, pareva somigliargli anche.

Poco lontano, c'erano due donne – una donna e una ragazza, si corresse poi – che piangevano e guardavano scioccate la scena, e poi Cooper, che probabilmente sta cercando di dividerli, appena finito contro quel muro di muscoli che era il petto di Dixon.

«Oh, cavolo.» Sospirò lei. Poi prese per mano sua zia, convinta, chissà perché, di poter essere la sola a poter risolvere quel casino.



Archie.

William Preston Reynolds era un coglione. Questo era stato l'unico pensiero che era lampeggiato nel cervello di Archie, quando si era avvicinato al suo tavolo.

«Ma chi si rivede! Evans, anche tu da questeparti?» Aveva chiesto ironicamente l'altro appena l'aveva visto, con un sorriso sghembo che gli si disegnava sulle labbra.

Archie non ci aveva visto più. Come un toro di fronte al quale viene sventolato un drappo rosso, era partito all'attacco, colpendolo con dritto sul naso.

Non se l'aspettava, ma quel pugno, lo fece sentire bene. Con l'adrenalina in corpo, si sentiva pronto a scaricare tutta la rabbia che aveva represso negli ultimi anni nei confronti di quel maledettissimo stronzo. Ora che non c'era Andie a fargli da psicologico e a cercare di farlo ragionare, Reynolds l'avrebbe pagata cara.

Avrebbe pagato per tutto il bene che gli aveva voluto, per i segreti che gli aveva confidato, per la fiducia che gli aveva strappato con l'inganno. Avrebbe pagato per avergli portato via la sua Lulù, per essere stato un vigliacco che non avevano minimamente provato a spiegare nulla. Avrebbe pagato per tutta la frustrazione che gli aveva fatto incamerare. Per la preoccupazione che aveva attanagliato, per mesi, la sua famiglia. Avrebbe pagato per aver trasformato in un mostro di cinismo.

E a ogni pensiero seguiva un pugno. Dritti, ganci, montanti: si susseguivano come se facessero parte di un'orchestra dissonante, dato che il rumore che si sentiva pareva di ossa che si rompevano.

Sentì diverse voci urlare e strepitare, comprese quelle della sua piccola e adorata Katie, ormai in lacrime, distrutta come quando l'aveva visto trasformarsi nell'ombra di sé stesso. Ma tutto gli appariva straordinariamente attutito, ovattato, come se arrivasse da un'altra dimensione.

Poco gli importava se quel fottutissimo Will pareva addestrato per quel momento e, ripresosi dallo shock iniziale, stava rispondendo colpo su colpo.

Aveva sentito anche diverse mani calare su di loro, nella vana speranza di dividerli. Ma non c'era verso: un'amicizia in cui credeva con tutto sé stesso era finita nel più viscido dei modi, e c'era un conto salato da pagare, in arretrato ormai da quattro anni, che bisognava saldare. Non si sarebbe risparmiato.

Poi una voce. Una voce diversa. Non era di Katie, non odorava di lacrime e vaniglia, non parlava di 911 e Polizia, ma gli era comunque familiare. Una voce che sembrava spezzata da un dolore simile al suo.

Si voltò per una frazione di secondo e la vide. Grace, la fata latina dei suoi recenti sogni proibiti, lo stava chiamando, lo stava implorando di smettere.

Will ne approfittò. Stronzo e vigliacco come sempre lo atterrò con un montante nello stomaco che fece vedere le stelle ad Archie, prima di barcollare sul pavimento e perdere i sensi.

La fenice spezzataWhere stories live. Discover now