Capitolo 20. The river walk bridge. Parte seconda.

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Grace.


South River.

Era lì che si sarebbero visti. Nella zona, come diceva il nome stesso, più a sud di tutta Nightsnow.

Nel luogo che, più di tutti, era la perfetta fotografia di come una terra promessa potesse trasformarsi presto in una landa desolata, fatta da poche abitazioni malmesse e da molti spettri di progetti incompiuti.

Nel posto, e Grace lo sapeva seppure non vi fosse andata spesso neppure prima che la sua famiglia si trasferisse a Charlotte, dove l'unico elemento di rara bellezza era il River walk bridge, il ponte sospeso che congiungeva North e South river, il cui confine naturale era segnato dal Night river, meglio noto come il fiume che spaccava letteralmente in due quel buco dimenticato da Dio sulle colline dei Blue Ridge.

Ma nessuna di quelle informazioni le era d'aiuto: ormai il cuore di Grace, da quando aveva letto le poche righe che Archie aveva affidato a facebook, scalciava nel petto come un cavallo imbizzarito.

Niente sembrava calmarla, neppure le domande che affollavano la sua mente sul perché il suo capo le avesse chiesto di vedersi e, soprattutto, perché proprio in quella landa desolata di South River.

I battiti del suo cuore non accennavano minimamente alla possibilità di rientrare nei ranghi, regalandole così quel briciolo di quiete che le sarebbe servito per decidere il da farsi.

Senza contare che lo specchio di quella sua spoglia stanza le rimandava un'immagine impietosa: i suoi boccoli color caffè indegnamente ripiegati in una crocchia scomposta sulla testa, il pigiama con gli orsacchiotti che le pendeva largo lungo tutto il suo gracile corpo e un paio di occhiaie da far paura a completare il quadro.

Sono un disastro... Forse dovrei trovare una scusa e rimandare...

Ma era una giornalista e se la ragazza avrebbe volentieri fatto dietrofront, ripiegandosi nel guscio delle sue insicurezze e della sua comfort-zone, quella nuova versione di sé, che aveva dovuto affrontare lotte di ogni tipo per ottenere quell'agognato tesserino, non intendeva battere in ritirata proprio adesso.

La curiosità ebbe la meglio sulla paura e così, sfidando sé stessa e il suo stesso armadio semivuoto, decise di correre il rischio, decise che avrebbe indagato nel fondo delle iridi scure di Archibald Arthur Evans II e ne avrebbe svelato il segreto che li tormentava.


Archie.

La sentì prima ancora di vederla. Il mistero insondabile che lo faceva sentire legato a quella fata latina si mostrò in tutta la sua pienezza con un'onda che gli chiuse lo stomaco come una tenaglia, quando il suo solito e inconfondibile odore di oceano lo raggiunse.

La tentazione di voltarsi e di godere appieno della sua vista e della sua bellezza era tanta, ma Archie, dopo anni di agonismo sportivo, riuscì a contenere quella guerra con sé stesso. Non si voltò. Ma dalla pozzanghera che si stendeva pigramente poco lontano dai suoi piedi ne spiò i tratti, le ammirò l'outfit, che seppur semplice, gli parve capace di far risaltare tutta la sua figura.

Archie ingoiò a vuoto, poi, sforzandosi di far finta di non averla vista, palleggiò un'ultima volta prima di lanciare il suo Spalding NBA Platinum dritto nel canestro, lasciando che il suo improvviso imbarazzo scivolasse via con la palla.


Grace.

Non avrebbe dovuto essere sorpresa, eppure, lo fu. Grace, abituata a vedere il suo capo sempre in abiti eleganti, rimase folgorata dalla visione di lui in tuta.

La fenice spezzataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora