Capitolo 4. Incubi.

691 65 83
                                    


Grace.

Era innegabile: Archibald Arthur Evans era irresistibile. Dal vivo non era stata in grado di formulare un solo pensiero, né su di lui, meno che mai sul perché volesse tantissimo quel lavoro.

Eppure, ora che lo stava spiando sui social dal vecchio e malcapitato computer della stanza degli ospiti di zia Paige, non poteva non notare la perfezione della sua mascella cesellata, il suo sorriso sghembo, le sopracciglia folte ma perfette.

Gli occhi scurissimi, color del caffè, quasi in tono con la carnagione di lei, bucavano lo schermo, celando dietro quello scatto – e non solo, ne era certa – un'intelligenza viva e un sarcasmo tutto da scoprire.

All'inizio, quando la segretaria le aveva comunicato che il "signor Evans la stava aspettando", ammise a sé stessa, era rimasta interdetta. Dopotutto, aveva faticato non poco per ottenere quel colloquio con la famigerata Catherine Sparks e scoprire che non le avrebbe stretto la mano, per un momento, l'aveva fatta vacillare.

Devo scoprire dove lavora adesso e riprovare? Si era chiesta, mentre attraversava la misera distanza che la separava da quello che, più un che un capo, le pareva un coetaneo fresco di promozione, pure un filino presuntuoso, forse, che le stava facendo la radiografia come se niente fosse.

Dopo che il giovane le aveva assicurato che no, la Sparks, non era scappata, almeno professionalmente parlando, e dopo che averle chiesto gentilmente di potersi dare del tu, il suo cervello si era scollegato. Non aveva sentito nemmeno una parola. O, perlomeno, non la ricordava.

Le battute di quella conversazione languivano nei suoi pensieri, fluttuavano a destra e sinistra, senza mai concretizzarsi davvero. Quasi arrivò a credere di essersi immaginata ogni cosa, tanto sembrava tutto così confuso.

Tutto tranne una cosa: quel le faremo sapere, che le pesava sul cuore come un macigno. Perché, contro ogni buon senso, ormai lo sapeva: voleva lavorare al Nightsnow Magazine. Addio Catherine Sparks, addio giornalismo culturale, ma addio anche a secoli di emancipazione femminile. Tutto quello a cui riusciva a pensare era lui. E si erano visti, per quanto? Mezz'ora? Ingessati nei propri ruoli sociali, poi.

Eppure, quando si addormentò, lo fece col sorriso, sognando di stare gomito a gomito con Archibald Arthur Evans II.



Per Grace era stata una giornata indimenticabile. Una di quelle da 10+. Il ragazzo che le piaceva da mesi le aveva finalmente chiesto di uscire, proprio quando non ci sperava più.

Era tornata a casa saltellante di gioia. Non vedeva l'ora di raccontare tutto ad Emily... Era così cupa ultimamente.

Ma era sicura che raccontarle che stava per avere il suo primo vero appuntamento le avrebbe cavato fuori uno di quei suoi radiosissimi sorrisi.

Posò le chiavi sulla mensola all'ingresso e la chiamò, festosa. La chiamò ancora. E ancora.

Il silenzio assordante come unica risposta la fece tremare come una foglia, senza neppure sapere come mai.

Era sicura che Ems fosse a casa. Ultimamente non usciva praticamente mai.

Corse. Corse per istinto, per quella sensazione che le bruciava lo stomaco, che le mangiava le viscere.

Le loro camere erano al piano di sopra. Divorò la rampa di scale alla velocità della luce. Sorpassò la camera da letto dei suoi, poi la sua. Raggiunse quella di sua sorella. Non c'era nessuno...

La fenice spezzataWhere stories live. Discover now