Capitolo 18. Abuela.

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Grace.

Grace non aveva chiuso occhio. Non ci sarebbe riuscita neppure volendo, considerato quanto le immagini del gran galà degli Evans le invadessero la mente, con una prepotenza tale da spingerla a chiedersi se tutto quello che ricordava fosse successo davvero.

Se davvero la ragazza insicura, incapace di sentirsi a suo agio in quel pezzo di stoffa preso in prestito, all'ultimo minuto, dall'armadio di sua zia Paige, potesse essere la stessa persona che aveva sentito, fin dal suo ingresso, tutti gli occhi puntati su di sé.

Se davvero potesse essere la stessa che aveva ballato, sulle note di Sway, un fantastico swing insieme a Cooper, per poi finire, quasi contro la sua stessa volontà, a ballare un lento con il suo capo.

Era frastornata. Quelle immagini si erano ripetute in loop per tutta la notte, diventando una specie di filmino amatoriale di cui, però, non riusciva a decidere il finale.

Perché il punto era questo: come interpretare quei gesti? Come interpretare il fatto che, dopo un terribile silenzio stampa da parte di entrambi, la sera scorsa, fosse finita al centro delle loro attenzioni?

E poi c'era la questione dell'alcol. Per quanto la voce di Archie che le sussurrava all'orecchio il ritornello di Hero l'avesse fatta rabbrividire tutta, arrivando a sentire il cuore che tremava e la pelle d'oca sul punto più sensibile del suo collo, non poteva neppure ignorare che l'alito di lui puzzasse di tequila.

Sarà per questo che ha ballato con me e non con Ofelia? O con qualsiasi altra ragazza presente in sala?

Di sicuro, c'erano solo due cose: nessuno dei due l'aveva baciata. Non ci avevano neppure provato.

E forse è un bene...

Come era altrettanto certa che quella quattro righe che aveva buttato giù in quello stato confusionale, facessero veramente pietà.

Da quando aveva iniziato a lavorare allo Star prima e al Magazine poi, non si era mai sentita così incapace di scrivere un maledetto articolo. Eppure, in redazione regnava un silenzio quasi surreale, considerato che, alle rispettive scrivanie, c'erano soltanto lei e Christine.

Questo pezzo dovrebbe essere l'orgoglio di tutta Nightsnow... pensò, mentre rifletteva su come rendere omaggio agli Orange dragonfly, l'amata squadra di baseball locale, che, proprio quel giorno, spegneva esattamente 100 candeline dalla propria fondazione.

Aveva cancellato e riscritto una marea di volte, eppure, ogni fraseggio le appariva scontato, banale, già sentito.

Sapeva di doversi dare una mossa, o Archie, appena finita la riunione con suo padre e suo nonno, piuttosto che baciarla, l'avrebbe licenziata in tronco.

Ma la sua mente stava annegando dentro uno di quei suo amati romanzi rosa, lasciando che la sua fantasia navigasse altrove, immergendosi in conversazioni fittizie. I suoi pensieri galleggiavano nel torpore che la serata precedente le aveva lasciato addosso, per poi affondare nel pentimento, considerato che i due "contendenti" altro non erano che un suo collega e nientemeno che il suo capo.

Una argomentazione questa, che, avrebbe dovuto spingerla ad archiviare in un cassetto quanto accaduto e a buttare via la chiave, prima che la sua presunta carriera al Magazine andasse in fumo quasi prima di cominciare.

Eppure, nonostante l'ottimo suggerimento della sua parte razionale, Grace sapeva che ritrovare la giusta concentrazione per portare a casa il risultato sarebbe stato più arduo del previsto... «Sono davvero un disastro», mormorò tra sé e sé, mentre cancellava, per l'ennesima volta, quell'attacco moscio.

La fenice spezzataWhere stories live. Discover now