Capitolo 23. Uragano Lexi. Parte seconda.

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Archie.

Archie chiuse gli occhi e si premette le dita sulle palpebre, arricciandole. Un moto di stizza o, forse, di frustrazione, lo pervase.

Che circo è mai questo? Si chiese, ormai fumante di rabbia.

«Non prendermi per il culo, Jones. Come può essere per tua sorella il colloquio? Jordan non ha ancora neppure finito il liceo.» Disse, mentre riapriva gli occhi, e aggrottava le sopracciglia, sbattendo le mani sul tavolino del locale.

Non vedeva l'ora di farla finita con quel teatrino. Archie voleva che Cooper sputasse fuori la verità e nient'altro che la verità, ma, proprio in quel momento, l'unica cameriera che dava una mano a Samantha nella bakery - una ragazzina magra come un chiodo, con un sorriso a trentadue denti e con dei fluenti capelli mossi color unicorno -, decise di farsi viva con le loro ordinazioni.

Normalmente, per lui quell'interruzione sarebbe stata una benedizione, gli avrebbe permesso di guadagnare tempo per studiare la strategia migliore per mandare al tappeto il suo avversario a suon di battute caustiche e, al contempo, di gustarsi la sua bella fetta di devil's food cake*.

Ma non quella volta. Non quando ogni fottuto secondo perso era prezioso, non quando Jones pensava di poterlo prendere per il culo così sfacciatamente.

Livido di rabbia, Archie attese che l'unicorno umano se ne fosse andata e poi arcuò il sopracciglio destro, da sempre segno distintivo della sua mancanza di pazienza.

«Non... Non è per Jordan il colloquio.»

E di fronte a questa misera ammissione, la bocca di Archie si aprì dando vita a un'esplosiva eruzione vulcanica di parole e incurante degli altri clienti presenti in pasticceria quasi urlò: «Jones ti sembro per caso un dannato dentista? Non costringermi a cavarti fuori le parole di bocca, ti ricordo che sei tu ad aver voluto questo maledetto incontro, quindi, datti una mossa e fammi capire bene! Che vuol dire che è per tua sorella, ma non per Jordan? Non mi risulta tu abbia altre sorelle...»

Il rampollo di casa Evans vide Cooper Jones prendere un grosso respiro, prima di decidersi a svelare l'arcano. «Jordan... è mia sorella minore, è vero, ma non è l'unica sorella che ho. Non hai mai conosciuto l'altra, perché, quando ho cominciato a lavorare per la tua famiglia, lei era già andata via da Nightsnow...»

Improvvisamente, una cappa di gelido silenzio piombò sul loro tavolo. Archie faticava a processare l'informazione che gli era piovuto addosso, sconvolgendo i suoi piani diabolici, e Cooper era imbarazzato e non sapeva bene come proseguire.

Com'è possibile che Jones abbia un'altra sorella di cui ignoravo completamente l'esistenza? Un tempo, oltre a essere colleghi, eravamo anche amici...

La tensione si tagliava con il coltello. E in più quella pausa stava diventando sempre più snervante per Archie, che voleva vederci chiaro in quel groviglio di informazioni e in quel caos di relazioni familiari. Se non altro, per cercare di sfruttarle a proprio vantaggio.

Non è ancora detta l'ultima parola... Magari questa misteriosa sorella può tornarmi utile. Ma come fare per risvegliare Jones da questo stato catatonico?

Con una prova attoriale che si sarebbe meritata il Premio Oscar, Archie provò con la più navigata delle tecniche: un colpo di tosse, che sortì l'effetto sperato. Cooper, che si era incagliato nei suoi stessi ricordi, tornò al presente, alla realtà di quel tavolo, di quell'incontro e riprese a parlare dal punto esatto in cui si era interrotto: «Dal giorno della sua partenza, la sua stessa esistenza è diventato un argomento tabù per i miei genitori, quindi, non è qualcosa di cui parlino volentieri. Motivo per cui non l'hai mai neppure sentita nominare da loro» Archie vide Cooper prendere nuovamente una pausa, il tempo di mandare giù un macaron e un bicchier d'acqua. «Ti direi che potresti averla incrociata al liceo, ma sappiamo entrambi che mentre noi frequentavamo la scuola pubblica locale, tu eri in qualche scuola privata della capitale.»

La fenice spezzataWo Geschichten leben. Entdecke jetzt