3: Bullo.

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✎ᝰ TAEHYUNG

«Ho scoperto che il figlio di Jeon è nella tua stessa classe» dice all'improvviso mio padre.

Smetto di tagliare la mia omelette e lo guardo con occhi seri «sì, è nella mia stessa classe».

Lo vedo fare una smorfia disgustata, «voglio che lo superi per quanto riguarda i voti, so che lo puoi battere dopotutto sei un Kim» dice con una voce orgogliosa.

Sorrido solamente, non devo mai deludere mio padre se battere Jungkook vuol dire vederlo fiero allora lo farò.

Batterò Jeon Jungkook.

«Non mettere così tanta pressione, ha appena cominciato» dice mia madre mentre mangiava con eleganza e finezza la sua colazione.

«Hai ragione, comunque Namjoon è già in ufficio?» chiede, mia madre annuisce solamente. «Bene, allora io vado non voglio fare tardi e mi raccomando Taehyung raggiungi la scuola nel giusto orario. Non dimenticarti che i Kim non fanno mai tardi».

«Giusto» oramai è una routine ascoltare i discorsi dei Kim da parte di mio padre.

Sono cresciuto in una famiglia dove tutto dev'essere perfetto e se si fa un minimo sbaglio ci sono delle conseguenze.

Ho imparato come comportarmi davanti ai genitori: schiena dritta, occhi puntati su di loro mentre parlano, mai obiettare un loro ordine ed essere sempre rispettoso.

Esco di casa e inizio a camminare verso la scuola.

La scuola dista solo quindici minuti da casa mia quindi, al posto di disturbare il tassista di famiglia oppure prendere il bus, cammino.

Dopo una quindicina di minuti arrivo a scuola e inizio a camminare per il corridoio, ad un certo punto vedo una massa di studenti raggruppati davanti agli armadietti.

Cosa sta succedendo?

Vado verso il gruppetto, vedo un ragazzo venir picchiato da due ragazzi e accorgo che c'è una persona, a me familiare, che guardava con un sorrisetto la scena.

Jungkook.

Oltre ad essere maleducato, è pure un bullo.

Nessuno stava aiutando il povero ragazzo, ridevano oppure filmavano con i loro cellulari.

Ad un certo punto penso se al suo posto ci fossi stato io, sento i ricordi della mia vecchia scuola tornare in mente quando veniva umiliato e nessuno mi aiutava.

Assomiglia a me: fragile, quattrocchi e soprattutto indifeso.

I pensieri mi stavano dando il volto stomaco e riuscivo a sentire il cuore spezzarsi ogni volta che gli tiravano un calcio.

«Basta!» urlo all'improvviso.

Non so nemmeno io dove sia arrivato tutto questo coraggio, ma ho bisogno di aiutare il ragazzo.

Tutti i studenti, compresi bulli e Jungkook, rimangono in silenzio e iniziano a guardarmi.

Mando giù un groppo di gola, mi avvicino al ragazzo e lo aiuto a rialzarsi.

«Non avete niente da fare? Perché ve la prendete c-con i p-più deboli?» chiedo senza degnare di uno sguardo alle persone che erano circondate.

Sento una risata ironica, «oh abbiamo un altro sfigato» dice una voce a me sconosciuta.

«È venuto a salvare il suo fidanzatino» un'altra voce inizia a parlare.

Ad un certo punto sento qualcuno prendermi per il colletto della camicia, alzo lo sguardo e vedo Jungkook guardarmi con la mascella serrata.

«Quel è il tuo problema? Vuoi per caso essere al suo posto?» chiede con una voce fredda e allo stesso tempo irritata.

Scuoto la testa per dire di no.

Lui rilascia una risata beffarda, «sai, non mi dispiacerà affatto prenderti a pugni alla fine sei un disgustoso Kim».

Le sue parole erano così taglienti che potevo sentire gli occhi riempirsi di lacrime.

«Che succede qui? Andate in classe, ora!» la voce acuta di una professoressa rompe la strana tensione che si era formata.

«Non finisce qui» dice il corvino lasciando la presa e sbattendo il mio corpo in modo violento contro l'armadietto.

Vedo tutti andarsene via, alcuni mi guardavano stupiti e altri invece con pietà.

«G-grazie» sento una voce piccola parlare.

Era il ragazzo che ho aiutato, «stai tranquillo, nessuno ti stava salvando quindi sono intervenuto».

La sua espressione da spaventata si è trasformata in una triste, «non c'era bisogno oramai sono abituato.» sapevo perfettamente cosa voleva dire quella frase.

«Mi spiace di averti messo in questo casino ora Jeon non ti lascerà in pace» dice con una voce ancora più dispiaciuta.

«Ti ho già detto che è tutto okay, dovevo aiutarti non hanno il diritto di trattarti in quel modo sei una persona e non un sacco da boxe» gli dico.

Lui sorride, «grazie, m-mi chiamo Jihoon».

«Io sono Taehyung, d'ora in poi saremo amici» gli regalo il mio famoso sorriso rettangolare.

Lo vedo arrossire «v-vabene, ora devo a-andare. G-grazie ancora, veramente» e con questo lo vedo andarsene via.

Sono felice di averlo difeso e soprattutto di aver fatto anche un amico.

Vado in classe e vedo tutti guardarmi.

Midispiace per lui, non sa in che guaio si è cacciato.

Jeon non lo lascerà in pace e per di più è anche il figlio del signor Kim.

Che tristezza, non doveva andare contro di lui.

Tutti questi bisbigli mi stanno mettendo in ansia, decido di ignorali e di sedere al mio solito posto.

«Stai bene?» la voce allarmate di Jimin mi risveglia dai miei pensieri.

Annuisco e inizio a parlare «sono spacciato, non è così?».

Lo vedo sospirare e si siede sul banco accanto al mio, «odio dirlo, ma sì sei completamente spacciato ora che hai l'attenzione di Jeon».

«Ho solo aiutato un ragazzo, non possono trattare le persone deboli in questo modo» dico con una voce irritata.

Non riesco a vedere una persona venir trattata in quel modo, lo stesso modo in cui venivo trattato alla scuola vecchia, perché so cosa si prova.

«Lo so, i professori non dicono niente perché suo padre è un uomo importante» dice Jimin mentre prende dallo zaino il libro dell'ora precedente «ed è ingiusto».

Ha ragione è ingiusto.

In una società del genere solo la persona più ricca ha il potere invece le altre persone vengono usate a proprio piacimento.

I soldi fanno girare il mondo e se non hai quelli allora sei un misero fallito.

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2gether 4ever - TaekookWhere stories live. Discover now