Capitolo 12.

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I raggi del sole penetravano le grandi vetrate di quell'abitacolo colpendomi in pieno volto, e quando schiusi piano gli occhi fino ad aprirli del tutto, mi resi conto che niente in quella stanza aveva un aspetto familiare.  

Mi rigirai tra le lenzuola facendo sì che la mia schiena toccasse il tessuto morbido che mi avvolgeva. Portai una mano tra i capelli sfregando la cute vigorosamente. Chiusi gli occhi per un istante tentando di fare chiarezza sulla sera prima, ma tutto ciò che riempiva la mia mente era il vuoto, il nulla assoluto.  

Portai i piedi sulla moquette grigia e solo una volta visto il mio riflesso allo specchio, mi resi conto di indossare una t-shirt grigia con un taschino in petto con un cuore rosso stampato sopra, che ricadeva al di sotto dei glutei ricoprendoli appena. 

La annusai e il profumo che inebriò le mie narici non era nuovo. 

Mémoire d'une Odeur.  

Ma certo, Harry!

Ma cosa era successo?  Dove mi trovavo? Perché mi trovavo lì? 

Quasi tutte le camere di quella casetta erano spoglie, con rivestimenti grezzi e le ragnatele che spuntavano in ogni angolo, donavano una sensazione di abbandono e trascuratezza. Il mobilio era quasi del tutto assente, e sui pochi arredi presenti, non vi era la minima traccia di foto e affetti personali che potessero portare ad una conclusione.

Ritornai nella stanza bianca in cui mi ero svegliata e mi misi alla ricerca degli abiti che indossavo la sera prima, ma anche di questi, non vi era traccia. Mi sedetti sul ciglio del letto e in lontananza scorsi un post-it affisso al muro vicino alla scrivania sul quale, riconobbi la sua scrittura: Sono uscito a prendere la colazione, torno presto. 

Le mie labbra si incurvarono in un sorriso, poi con la coda dell'occhio, intravidi il pizzo di un foglio piegato fuoriuscire dalle pagine di un libro sulla superfice legnosa. Chiunque l'avesse messo lì, si capiva che volesse nasconderlo. Lo tirai delicatamente. Era giallognolo, visibilmente consumato dal tempo e stropicciato. Anche stavolta riconobbi la grafia, e le parole erano ancora leggibili...

"Alla ragazza che amo,
Sono stato uno stronzo, un idiota e un codardo. Non ho mai avuto abbastanza coraggio né per dirti che ti amo, né per inviarti questa specie di lettera. Ora sono qui che scrivo su questo pezzo di carta e no, non l'ho mai fatto per nessuno prima d'ora. Dopo l'ultima volta che ci siamo visti, mi sento ogni giorno che passa sempre più male a sapere quello che ho fatto. Non meritavi che tradissi la tua fiducia in questo modo e non meritavi che spezzassi il tuo grande cuore. Vorrei che non fosse mai successo. No, non è stato un errore quello che abbiamo provato, quello che è accaduto tra noi. È stato qualcosa di così autentico e magico che non me lo so spiegare. Amo ogni cosa di te, tutto quello che dici, amo i tuoi silenzi, le cose che fai, amo quando resti immobile, quando ridi, amo quando metti il broncio, quando camminiamo a braccetto, amo quando corriamo tra la folla. Amo i tuoi occhi, ci vedo l'infinito, il paradiso e l'inferno insieme, in simbiosi, si completano, così simili e così opposti. Ma sopra ogni altra cosa, amo te. Te che sei così diversa e uguale, dolce e fastidiosa, solare e cupa, forte e fragile, audace e discreta. Amo quando poggi la testa sul mio addome, mi piace guardarti dall'alto, mi fa sentire il tuo eroe e tu, tu ti senti al sicuro, protetta, a casa. Mi piace quando pronunci il mio nome, amo la tua voce. Potrei continuare all'infinito perché davvero non c'è un singolo atomo di te che non mi faccia impazzire. Dio, quanto vorrei trovare il coraggio di spedire questo foglio, ma non lo farò. Lo so. E tu non lo saprai mai. Forse è meglio così, forse non soffrirai ulteriormente. Si, ti ho fatto del male. Mi torturo, mi maledico. Ma tu starai meglio, lo so, lo spero. Desidero che tu sia felice, anche senza di me. Ho imparato a lasciarti andare, ho imparato a non farti più soffrire. Mi manchi, mi mancherai sempre ma questo non lo saprai mai ed io non lo ammetterò ad alta voce. Te lo prometto. Resta sempre così, non cambiare per nessuno, non piangere mai per nessuno, perché nessuno merita di vederti a pezzi. Tu, tu non lo meriti. Non meritavi nemmeno me, ma questo nessuno dei due lo sapeva. Mi dispiace. Si, mi dispiace da morire, da star male e non c'è niente che io ora possa fare per farti stare meglio, sorridere. Ricordi? Indossavi il tuo abito preferito, quello che non è mai piaciuto a tua madre. Si, lo indossavi l'ultima volta che ci siamo visti. E no, non potrà mai indossarlo nessun'altra come lo indossi tu, ti sta bene. No ma che dico, ti calza a pennello, ti sta d'incanto. La tua pelle chiara sembra un raggio lunare, lo fa risaltare su tutto, tra tutti. Si, perché tu sei tu e risalti tra tutti. Sto divagando, sto scrivendo troppo. E no, tu non leggerai mai queste parole. I tuoi occhi non scorreranno lungo queste righe, su questo foglio. E no, non conoscerai mai questo lato di me. Lo so, mi dispiace. Ma di una cosa ne sono sicuro, ti amerò per sempre.
                         Per sempre tuo, Harry.''          
        *** 
Tenevo la busta piena di brioche stretta tra i denti, con una mano mantenevo il vassoio di cartone contenenti i caffè e con l'altra giravo la chiave nella serratura, accurandomi di non far cadere nulla.  

Night Changes ||Harry Styles||Where stories live. Discover now