Capitolo 15.

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Home sweet home.

Era finalmente arrivato Natale, a mio parere, il periodo più magico dell'anno. Era bello rintanare a casa propria e rincontrare le persone a cui si è più legati. Era bello partecipare alle rimpatriate con amici e parenti e giocare a Poker fino all'alba del giorno dopo. Era bello concedersi uno sfizio in più e acquistare regali intascando il sorriso di chi lo riceve.

Ma la cosa che più abbrezzavo di quei momenti, era trascorrere le serate infilata in uno di quei pigiamoni imbarazzanti, dopo una bella scorpacciata avvenuta all'ora di pranzo, raggomitolata sul divano a guardare film a tema natalizio e inghiottire popcorn e altri cibi spazzatura.

Per non parlare delle decorazioni, le ho sempre amate alla follia sin da bambina. Le luci colorate che avvolgono l'esterno delle abitazioni rinfrangendosi nei vetri delle finestre, da cui si riescono ad intravedere gli alberi addobbati con alla base recinti e trenini che sfrecciano sul pavimento.

Ma la magia più pura è la neve, che quando cade, ricopre la terra su cui sono nata e cresciuta, con il suo bianco candido donando una suggestiva atmosfera al piccolo paesino.

Ero ritornata a Holmes Chapel da un paio di giorni, accompagnata da Harry e Meg che, durante le ore passate sul treno, non avevano fatto altro che stuzzicarsi e lanciarsi frecciatine a vicende.

La mia, era una piccola casetta di due piani che riusciva a contenere al massimo quattro o cinque persone. Durante il periodo natalizio però, l'abitacolo si popolava di amici e parenti e, nonostante non ci fosse abbastanza spazio e, nonostante mancasse l'ossigeno, mia madre era sempre contenta di ospitare chiunque bussasse alla porta, donando loro, amore e accoglienza in maniera illimitata.

<<Buongiorno, mamma.>> irruppi in cucina dopo aver sceso frettolosamente le scale in muratura e le stampai un grande bacio sulla guancia.

Mia madre era la donna più forte, coraggiosa, simpatica, amorevole e bella che avessi mai incontrato in tutta la mia vita, e la sua di certo non è stata facile.

Per quanto amassi fare ritorno nel mio piccolo angolo di paradiso, continuavo a rimembrare i racconti delle mie zie sull'esistenza della donna che mi aveva messo al mondo, che mi narravano quando ero più giovane.

Aveva poco più di diciannove anni quando rimase incinta di me. Era giovane e inesperta, ma ha sempre trovato qualcosa a cui aggrapparsi nonostante il mio, sconosciuto, padre che l'aveva abbandonata durante l'ultimo mese di gravidanza nonostante avesse molti anni in più di lei, pensando bene tradirla con una ragazza più giovane e di sparire come se nulla fosse, senza lasciare spiegazioni, senza lasciare tracce.

Tutto quello che aveva, l'aveva sudato, ottenuto solo ed unicamente grazie alla sua forza di volontà, e grazie agli innumerevoli sacrifici.

<<Buongiorno, vita mia.>> sorrise stringendomi a sé come se potessi scappare da un momento all'altro <<Vuoi fare colazione? Ti preparo i pancake con lo yogurt?>>

<<Grazie, ma non ne ho voglia.>> risposi con tono gentile <<Mh.>> mugugnai <<Cos'è questo profumino?>>

<<Arrosto.>> ammiccò <<E ovviamente non poteva mancare la Shepherd's pie.>> sorrise entusiasta, sapendo che quella, era sempre stata la mia torta salata preferita.

<<Ovviamente.>> risposi di tutto tono.

<<Allora, come procedono i preparativi per il viaggio?>>

<<Molto bene.>> risposi acciuffando un biscotto di pan di zenzero e addentandolo, era squisito<<Valigia pronta, biglietti pronti, e un rigido indice sulle cose da fare una volta lì.>>

Night Changes ||Harry Styles||Where stories live. Discover now