Prefazione

2.8K 63 57
                                    



La stanza era avvolta dal buio totale eppure Charles poteva perfettamente distinguere nell'oscurità l'oro dei suoi capelli. Erano sciolti, sparsi sul cuscino e sul suo petto, solleticandogli il naso mentre respirava il loro profumo. Cocco. Era un inconfondibile e dolce odore di cocco.

I loro corpi erano nudi, avvolti in un abbraccio a cucchiaio, pelle contro pelle, lui la stringeva a sé nel viscerale bisogno di sentirla addosso. Consapevole che quel momento così prezioso presto sarebbe cessato.

Sollevò la mano adagiata sotto la sua testa e catturò una ciocca bionda tra le sue dita, giocando con essa la fece scivolare tra i polpastrelli.

«Dovresti sciogliere i capelli più spesso. Mi piacciono.», le sussurrò vicino all'orecchio.

Provocò in lei la più dolce delle risate. «Li lego per praticità, sciolti sarebbero più impegnativi per me. Ma mi lusinga che ti piacciono.»

«Sono bellissimi.», le confessò in un mormorio, affondando il palmo della mano nella lunga e morbida chioma dorata.

«Grazie.», rispose lei sospirando e, girandosi tra le lenzuola, si voltò verso di lui sfiorando con il naso le sue labbra calde.

Charles chiuse gli occhi e schiudendo la bocca, assaggiò la sua pelle delicata. «Hai un buon sapore.»

La ragazza rise. «Mi vuoi ancora, Charles?», chiese poi maliziosa.

Il ragazzo liberò una risata profonda, lo stava forse stuzzicando? Appoggiò le mani sui suoi fianchi e la strinse a sé, le fece sentire il calore e la durezza del suo bacino e in un rauco sussurro, bisbigliò: «Ancora? Voglio prenderti all'infinito.»

«Infinito è un tempo molto lungo.», precisò lei solleticando lentamente le sue labbra con piccoli morsi.

«Mmmm...», mugolò lui godendosi l'elettricità che scatenavano i suoi denti sulla sua bocca.

Era pronto a farla sua di nuovo, l'avrebbe fatto per tutta la notte, ma la sua coscienza lo riportò in un battito di ciglia alla dura realtà della sua vita.

Non apparteneva a quel letto, non era suo diritto annusare il suo profumo, era sbagliato desiderare il calore della sua pelle. Era sbagliato desiderare lei.

Delicatamente l'allontanò da lui, si privò dei suoi baci e sofferente si tirò su, si girò sedendosi al lato del letto e a testa bassa, appoggiò i piedi nudi al pavimento gelido.

«Devo andarmene.», affermò freddo.

Sollevò lo sguardo alla finestra e riversò tutta la sua attenzione alle goccioline d'acqua che si schiantavano sulla vetrata.

Il cielo era nero come in quel momento lo era la sua anima, tutta la luce che lei gli aveva donato appena la vide venne spazzata via in un istante dalla sua sporca coscienza.

Si alzò dal letto, raccolse i boxer insieme ai suoi jeans, e l'infilò. Poi fu la volta delle scarpe e via via di tutti i suoi indumenti. Si muoveva velocemente nella piccola stanza senza proferire parola, senza degnarla di uno sguardo, sentendosi colpevole per ciò che aveva fatto.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?», domandò la ragazza non capendo esattamente cosa avesse improvvisamente cambiato il suo umore.

«No, sono io ad aver fatto qualcosa di sbagliato. Solo io.»

Charles non aggiunse altro e uscì da quella camera senza voltarsi, chiudendo la porta alle sue spalle.

Corse sotto la pioggia, raggiungendo velocemente la sua auto, entrò, mise in moto e partì.

Percorse chilometri e chilometri senza una meta, sarebbe dovuto tornare a casa, sarebbe dovuto tornare da Chloé, ma non poteva, non subito almeno.

Non poteva guardarla negli occhi, dormire accanto al suo corpo, abbracciarla e baciarla, quando sentiva ancora l'odore di lei sulla pelle, il suo sapore sulle labbra, il suono della sua voce che lo cullava.

Io Ti Vedo/ Charles LeclercWhere stories live. Discover now