I regali

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«Mi scusi, signor Morel...», lo interruppe la giovane cameriera facendo capolino dalla porta dell'ufficio dell'uomo dopo aver cautamente bussato.
«Dimmi, Brigida», le rispose senza alzare il capo dai documenti sotto i suoi occhi.
«C'è un uomo all'ingresso, dice di chiamarsi Bonnet. Chiede di lei, lo faccio entrare?», domandò la ragazza facendo un passo nella stanza in modo posato, fermandosi appena dopo la porta, aspettando con le mani giunte in grembo una risposta.
Al sentire pronunciare quel nome il signor Morel alzò di scatto la testa, «Si, Brigida, puoi farlo accomodare, grazie.»
La ragazza fece un cenno con la testa e voltandosi si recò di nuovo al piano di sotto, successivamente il signor Morel sentì il rumore di passi che salivano le scale, chiuse la cartella che aveva tra le mani e si accomodò meglio sulla sua sedia dietro la scrivania.
«Salve, signor Morel.», pronunciò una voce profonda accompagnata da un colpo leggero di nocche sulla porta. L'uomo più anziano alzò gli occhi sulla figura dell'uomo sulla quarantina che si era palesato alla sua porta. La sua era una tenuta casual, jeans blu scuro e un maglione leggero. I suoi capelli erano di un castano chiaro, lunghi fino alle spalle, sorretti per la maggiore da un paio di occhiali da sole poggiati sulla testa. Gli occhi erano chiari e piccoli, le labbra sottili e il naso aquilino.
«Buongiorno, Bonnet. Mi fa piacere vederla. Ha notizie per me?»
L'uomo misterioso entrò nella stanza e chiuse la porta dietro di lui, a passo lento e andatura sicura raggiunse il legno massiccio della scrivania e vi appoggiò sopra la ventiquattrore che aveva in mano. «Prima di consegnarle ciò che ho per lei, vorrei dirle due parole se mi è possibile.», affermò autorevole.
«Mi dica, ci sono stati problemi con il pagamento?», chiese sospettoso l'anziano architetto.
«No, assolutamente.»
«Ah, bene. Di cosa si tratta, allora?», domandò a quel punto sorpreso.
«So fare bene il mio lavoro, signor Morel, e la mia esperienza mi porta a riconoscere subito che tipo di persona ho davanti. Mi basta un solo sguardo per capirne la natura.», iniziò Bonnet.
«Non capisco dove vuole arrivare.», lo interruppe spazientito, «Ho da fare, non mi faccia perdere tempo...»
«Queste persone di cui mi ha chiesto di occuparmi sono delle brave persone...», continuò il più giovane.
«Non la pago per le sue opinioni personali.», ribatté secco guardandolo freddamente mentre si abbandonava contro lo schienale della sua sedia.
«Certo, ne sono consapevole. Ma non mi piace invadere la vita privata delle persone per bene... Il mio lavoro consiste nello scovare...»
«Il suo lavoro consiste nel portare a termine degli incarichi. Non le devono interessare i soggetti di questi.», lo informò con un tono più brusco del precedente, «Perciò la prego di tenere per sé i suoi giudizi personali ed espormi ciò che ha scoperto.», gli ordinò glaciale.
L'uomo di fronte a lui prese un gran respiro, spostò gli occhi al di fuori della finestra alle spalle del signor Morel e rifletté su quelle parole. Essere un investigatore privato era sempre stato il suo sogno, non era solo un lavoro per lui, gli piaceva scoprire i segreti più nascosti delle persone. Lo faceva sentire potente portare all'occhio qualcosa di cui nessuno era a conoscenza, che il mondo ignorava. Le sue commissioni riguardavano sempre persone che per qualche motivo agivano in maniera illecita per poter ingannare qualcuno e raggiungere i propri scopi. Spesso erano uomini di affari che trafficavano con qualcosa di losco facendosi beffe di qualche socio, o più semplicemente signore di bell'aspetto, ricche donne che tradivano il marito in palestra con qualche insegnante sexy di pilates. Il signor Morel aveva ragione, era pagato per scovare qualcosa, non per dare il suo parere sui soggetti delle sue commesse. E in genere non lo faceva.
Non ne aveva bisogno perché la maggior parte delle persone che doveva seguire e studiare era gente spiacevole, squallida e di poca intelligenza. Difficilmente le brave persone avevano alle calcagna un investigatore privato. Pertanto era più facile non farsi scrupoli nell'entrare di nascosto nella loro vita privata, ma stavolta era diverso.
Stavolta in ciò che aveva spiato non c'era niente di losco. Al contrario, aveva visto solo la sofferenza di qualcosa di bello che non poteva essere vissuto. Per la prima volta il suo lavoro gli era sembrato così sbagliato che aveva sentito la necessità di fermare tutto quel meccanismo.
Purtroppo però il signor Morel era inattaccabile: gli aveva dato un proficuo anticipo per quel lavoro e il cliente aveva tutto il diritto di avere ciò per cui aveva pagato. Avrebbe tenuto per sé le sue opinioni, ma conosceva bene che tipo di persona fosse Morel e conosceva la sua fama di burattinaio. Se voleva qualcosa l'avrebbe ottenuta a qualsiasi costo. Gli aveva dato la possibilità di fermare quella giostra, ma sembrava non interessargli.
Di fronte a quella consapevolezza decise seduta stante di pianificare un piano B che lo avrebbe tutelato, se le cose si fossero messe male nel coinvolgerlo in qualcosa che non gli aggradava.
Infilò la mano nella valigetta nera e prelevò una busta da documenti gialla ben sigillata. «Questo è ciò che ho scoperto. È tutto qui dentro.», affermò posizionandola sotto gli occhi ben attenti dell'uomo più anziano, il quale con frenesia e occhi avidi afferrò la busta e la aprì.

Io Ti Vedo/ Charles LeclercOnde histórias criam vida. Descubra agora