Autocontrollo

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''Dominio, controllo, coordinamento dei propri istinti e delle proprie azioni, controllo di sé''


La notte stava volgendo ormai al termine nel cielo di Monaco lasciando il posto ad una timida alba. I colori rosa e violetto lentamente si stavano facendo da parte lasciando la scena al caldo colore arancio del sole che, con il suo debole calore, faceva capolino tra le nuvole nel punto più alto della limpida distesa celeste.

Ogni giorno di più di quel mese di aprile che passava portava con sé la piacevole atmosfera primaverile, le giornate erano più lunghe, le temperature più tiepide e i fiori sbocciavano ovunque rallegrando tutti con i loro vivaci colori.

L'ebrezza che si respirava nei giorni di primavera portava il buon umore persino nelle persone più burbere, regalando un sorriso anche a chi di consueto era per scelta abituato ad avere il broncio.

Come tutte le mattine Nina iniziava le sue giornate alle prime ore del giorno quando l'aria era ancora fresca e le vie del suo amato quartiere erano silenziose.

Chiuse il piccolo cancello del suo giardino ed insieme a Picasso si avviò verso la via principale del suo abituale percorso mattutino.

Percorse lentamente il marciapiede della via che l'avrebbe portata alla prima tappa delle sue giornate: il cimitero.

Era solita portare nel luogo sacro i fiori avanzati al negozio nella giornata precedente. Capitava sempre che molti di loro, meno perfetti di altri, venissero scartati dall'essere impiegati nella realizzazione di composizioni di mazzi e ghirlande.

Spesso c'erano fiori che non erano più tanto freschi, o magari non erano abbastanza belli rispetto ai loro simili, pertanto venivano rigorosamente destinati alla spazzatura.

Nina sapeva bene cosa significava non essere perfetti nella vita, l'aveva provato sulla sua pelle e sapeva quanta tristezza poteva portare nel cuore essere diversi dagli altri.

La piccola ragazza dai capelli del colore del grano e dai grandi occhi azzurri era di una bellezza pura, la sua carnagione  porcellanata le donava un aspetto quasi angelico e la delicatezza del suo portamento le dava un aria nobile rasentando quasi la perfezione, ma all'ombra di tutto questo il destino le aveva riservato una piccola grande imperfezione. La cecità.

Fin dalla nascita Nina non aveva il dono della vista, i suoi meravigliosi occhi azzurri e cristallini non riuscivano a vedere chiaramente ciò che la circondavano, come una persona vedente di solito fa.

Affetta da cecità parziale la ragazza veniva definita in termine medico una ipovedente, ovvero, riusciva a vedere dell'ambiente esterno solo forme indefinite e parzialmente alcune colorazioni primarie.

Le sue splendide iridi del colore del cielo non funzionavano come le normali iridi delle altre persone e non erano in grado di dare alle pupille la capacità di vedere le meraviglie della natura.

Ciò che ai suoi occhi era concesso di vedere erano solo ombre e sfumature, più facilmente se erano caratterizzate dai caldi toni del rosso e del giallo.

Nonostante il destino le aveva riservato quell'importante scherzetto, non si era mai scoraggiata, aveva abbracciato la vita che le era stata donata senza mai perdere il sorriso e vivendola appieno. Le era stato insegnato a guardare il mondo con il cuore e percepire la sua bellezza anche dove l'occhio umano non la vedeva. E con il tempo aveva capito che ogni cosa ed ogni persona era perfetta a modo proprio.

Perciò prendeva quei fiori destinati alla spazzatura riservando ad essi un destino diverso, speciale.

Li portava a casa con sé e ne faceva delle composizioni casuali, mettendo in luce tutto il loro splendore, ovviamente non riusciva a riconoscerne i colori, ma attraverso il tatto dei petali e del loro profumo riusciva ad  individuarne la tipologia e, seguendo completamento il suo istinto, realizzava mazzi di fiori vivaci, colorati, pieni di vita e luce.

Io Ti Vedo/ Charles LeclercWhere stories live. Discover now