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Sono le sette meno un quarto del mattino, il sole è appena sorto e tra i rami degli alberi risuona il coro polifonico degli uccellini, un'immagine che perde molta della sua poesia se si considera che in realtà sono solo pennuti che stanno cercando di rimorchiare. Come dicono gli americani, the early bird catches he worm, l'uccello mattutino si becca il verme: mi sono alzata presto e adesso sono qui ad aspettare che il mio verme esca dalla tana.

Olivia Del Pozzo Feroldi Martello e suo marito Milo vivono fuori città, in pieno nulla. Bella casa, non si discute, una spigolosa villa con piscina in stile modernista, ma io non andrei mai ad abitare in un posto dove l'essere umano più vicino è a quindici minuti di macchina. Ho parcheggiato dal lato opposto della strada statale, su uno spiazzo fangoso dietro un filare di pioppi, e sono seduta nell'abitacolo della mia vecchia Mazda col finestrino abbassato e un binocolo compatto Olympus. Di fianco a me, sul sedile del passeggero, c'è la mia Nikon con teleobiettivo da duecento millimetri. Nella remota ipotesi che qualcuno si fermi a fare domande, la versione ufficiale è che sto facendo birdwatching.

Ieri sera ho cercato Milo Martello su Google. Ha trentatré anni, s'è laureato in economia a tempo di record, ha un Master in general management, ha lavorato per due anni in un istituto finanziario di Singapore, è il CEO di una startup chiamata Strawman, è Capricorno ascendente Toro. A me però interessava soprattutto vederlo in faccia. Parlando di proverbi tipicamente americani, questo è uno di quei casi nei quali un libro va giudicato dalla copertina. Purtroppo pare che il tipo sia piuttosto pudico per quanto riguarda la sua immagine pubblica. Ho trovato solo una foto di classe nella quale è stato taggato da un ex compagno di scuola del liceo. Per ora l'unico Milo Martello che conosco è un adolescente scheletrico e brufoloso defilato in un angolo.

Adoro l'architettura contemporanea: tutte quelle vetrate e quelle porte finestre mi facilitano la vita. Dalla mia postazione, attraverso la feritoia formata da due fusti di pioppo, riesco a vedere che al piano terra della villa si muove un individuo dai tratti mediorientali in uniforme bianca, presumo un domestico. Al piano di sopra invece vedo una persona che dorme sotto le coperte di un letto a due piazze, è voltata dall'altra parte ma dai capelli argentati sparsi sul cuscino deduco che si tratta di Olivia.

Entra in camera Milo Martello. Si sta passando il filo interdentale. È nudo.

Confrontando l'uomo che ho davanti ora col ragazzino segaligno della foto in Rete, la seconda cosa che salta all'occhio è che non ha più i brufoli. La prima è che dai tempi del liceo a oggi deve aver fatto un sacco di palestra. Ma davvero tanta.

Prendo la Nikon, punto il teleobiettivo e gli scatto una foto. Documentazione professionale.

Gliene scatto un'altra mentre si infila i boxer.

Un'altra mentre indossa la camicia.

Un'altra ancora mentre si abbottona.

Poi Milo Martello esce dal mio campo visivo. Lo recupero al piano terra, nel frattempo s'è messo un paio di sneaker e uno di jeans, si sta infilando una giacca blu scuro. Saluta al volo il domestico in bianco e scompare ancora. Poso la macchina fotografica e accendo il motore della Mazda. Un minuto dopo, da dietro la villa sbuca una Lexus grigio metallizzato che si immette sulla statale in direzione della città. Conto fino a dieci e mi lancio all'inseguimento. A quest'ora c'è poco traffico, dovrei riuscire a rimanergli in coda senza avvicinarmi troppo. Mentre compio la manovra che mi riporta sulla strada, noto di sfuggita che Olivia si è alzata dal letto ed è alla finestra. Mi chiedo se si sia accorta che qualcuno sta seguendo l'auto di suo marito e, nel caso, se abbia capito che sono io. Mi auguro proprio di sì: almeno saprà che mi sto guadagnando i suoi soldi.

Milo Martello fila dritto fino al lavoro, no soste, no deviazioni. La sede della Strawman S.p.A. è in un palazzo storico in un altro di quei quartieri un tempo popolari e oggi alla moda. Lì di fronte, due piani sopra una boutique, c'è un appartamento attualmente sfitto. Per i prossimi giorni posso usarlo come punto d'osservazione; i vantaggi di avere conoscenti in campo immobiliare. Un bravo investigatore deve avere una fitta rete d'amicizie, oltre a un po' di fortuna.

Ma la qualità più importante di un buon detective è la pazienza. Passo tutto il giorno alle finestre dell'appartamento, col binocolo puntato sul palazzo della Strawman. Stavolta purtroppo non ci sono grandi vetrate che mi permettano di sbirciare all'interno, posso solo sorvegliare il portone d'ingresso. Vedo parecchia gente che entra e che esce, incluse diverse donne, ma in quello stesso palazzo ci sono gli uffici di altre due aziende e lo studio di un dentista; impossibile dire chi abbia o non abbia a che fare con Milo Martello. Di sicuro lui non mette piede fuori dall'edificio per l'intera giornata, a meno che non mi sia sfuggito nel minuto e mezzo che ho passato in bagno.

Verso le nove di sera, mentre sto cenando con un tubo di patatine all'aceto balsamico, finalmente avvisto Milo Martello che esce dal palazzo. Corro in strada, salto sulla Mazda e seguo di nuovo la Lexus: anche nel viaggio di ritorno Martello non si concede deviazioni né soste. Dritto fino a casa.

Quando le luci della villa si spengono rimango appostata dietro il mio paravento di pioppi per un'altra decina di minuti, poi decido che non ho più motivo di restare. In base alle informazioni raccolte finora, il marito di Olivia Del Pozzo Feroldi non ha niente da nascondere. Ma domani è un altro giorno.

Qualche anno fa, indagando su un broker finanziario con la tendenza a investire i soldi dei suoi clienti in modo creativo, mi è capitato di bazzicare l'ambiente delle scommesse. Gli scommettitori fanatici sono convinti di poter distinguere i campioni dai brocchi alla prima occhiata: i cavalli vincenti, dicono, li riconosci dal portamento, dalla tensione muscolare, dalla lucentezza del manto. Se fai il mio lavoro abbastanza a lungo sviluppi un sesto senso simile per gli uomini.

Ad esempio, prendi Arturo. Torno a casa mia e lo trovo addormentato sul divano davanti alla tivù accesa. Lo scuoto delicatamente per una spalla.

«Volevo aspettarti sveglio, ma sono crollato» biascica, appena si riprende. «Oggi al lavoro è stata una lunga giornata».

«Anche per me» gli dico. «Dai, vai a letto, sennò va a finire che sul divano ci passi tutta la notte».

Fin dalla prima volta che l'ho visto ho classificato Arturo come un dieci per cento: un esemplare di sesso maschile le cui probabilità di essere infedele nell'arco della sua esistenza sono pari a una su dieci. Non per scelta, ovviamente, ma per mancanza di alternative; la differenza la fanno sempre le opportunità. Non si tratta di un giudizio etico sulla sua persona e non è neanche una valutazione di particolare durezza: la maggior parte degli uomini rientra nella categoria dei dieci per cento. Se non fosse così, l'istituzione matrimoniale sarebbe estinta da un pezzo.

Guardando Arturo che barcolla in preda alla sonnolenza diretto verso la sua camera, mi chiedo cosa succederebbe se stanotte esaudissi i suoi desideri e mi infilassi a sorpresa nel suo letto. Potrei vivere il resto dei miei giorni al fianco di un uomo che mi offre la relativa certezza di non essere tradita, ma sarei felice? Quanto a lungo potrei ignorare il fatto che lui mi è fedele solo perché non può fare altrimenti? Tutto sommato, non sto poi così male da sola.

Vado nella mia stanza. Scarico sul mio portatile le fotografie che ho scattato stamattina durante la sessione di birdwatching e le faccio scorrere in ordine inverso. Vedo Milo Martello che si sbottona la camicia, se la toglie, si sfila i boxer, resta nudo.

Contemplo l'ultima immagine per qualche istante.

Tiro fuori il mio block notes, la matita e scrivo CENTO PER CENTO.

Vale TuttoWhere stories live. Discover now