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«Signorina Tutto. Che ci fa qui?»

Io spio la gente dal buco della serratura. Mi pagano per farlo. Da tre settimane sto spiando un tizio il cui cadavere imbalsamato potrebbe essere esposto in un museo come prototipo del maschio Alfa poligamo della nostra specie, uno che ha sposato una donna con qualche anno meno di sua madre solo perché lei appartiene a una famiglia abbastanza ricca da comprarsi la Luna, uno che trascorre la quasi totalità del tempo di veglia in mezzo a ragazze giovani e belle che gli offrono in omaggio le loro mutande come i gatti domestici portano i passeri morti ai loro padroni, eppure in queste tre settimane non ho trovato uno straccio di prova di avvenuto amplesso extraconiugale. Ho trovato soltanto un'agenda, secondo la quale tutti i martedì pomeriggio lui si incontra con una certa Maria. Oggi è martedì e davo per scontato che sarebbe stato il giorno della svolta, invece ho scoperto che cuore spazio Maria significa letteralmente quello che c'è scritto, Cuore di Maria: ogni martedì, di nascosto, Milo Martello va in chiesa. A questo punto cosa avrei dovuto fare? Piazzare microcamere nell'acquasantiera? Microfoni sotto l'altare? Torchiare il parroco? Sono una tipa molto paziente, altrimenti non farei questo lavoro, ma perfino la mia pazienza ha dei limiti. A volte spiare dal buco della serratura non basta più, si rende necessario bussare per farsi aprire, o sfondare la porta.

«Signor Martello!» esclamo, simulando stupore. «Ho accompagnato Arturo dai suoi, abitano in fondo alla strada, e ho preferito lasciarli da soli. Sa com'è, non si vedono spesso, hanno un sacco di cose da raccontarsi».

Mi sono preparata questa storiella mentre aspettavo che Martello uscisse dalla chiesa del Sacro Cuore di Maria. Finora la furtività non ha dato molti frutti, proviamo con un assalto frontale. Se lo costringo a confessare il motivo per cui una volta a settimana raggiunge una chiesetta di provincia attraversando mezza città, poi magari si aprirà anche sul resto. L'esperienza mi insegna che le confessioni sono come le ciliegie, una tira l'altra.

«E lei», concludo, «cosa ci fa da queste parti?»

Per qualche istante Martello sembra indeciso su cosa dire. Alla fine dice:

«Le va un gelato?»

Dietro la chiesa c'è un polveroso campetto da calcio dove alcuni ragazzi di sedici, diciassette anni si stanno esibendo in una serie di palleggi e rovesciate, nell'evidente tentativo di impressionare quattro coetanee, due bionde e due more, disposte su una delle panchine a bordo campo secondo il chiasmo mora bionda bionda mora. Quando io e Martello, ognuno con un cornetto Algida preso al bar dell'oratorio, passiamo alle spalle della panchina, vedo che una delle more esterne ci nota con la coda dell'occhio e dà di gomito a una delle bionde centrali. L'attenzione dell'intera panchina biondomora schizza subito dal campo a noi. Martello ha l'aria di non essersene neanche accorto.

Andiamo a sederci sulla panchina della squadra avversaria, dall'altra parte del campetto. Martello, colletto e polsini sbottonati, sistema la giacca sulla spalliera.

«Lo so, qui non è il massimo», dice, «ma non conosco nessun altro posto in zona. Sono cresciuto in questo quartiere, ma me ne sono andato quando avevo più o meno la loro età». Indica i goleador minorenni con un'alzata di mento.

«Non c'è problema», ribatto, mentre scartiamo i cornetti, «sono una fan dei gelati confezionati».

Se anche Martello dovesse notare il rigonfiamento sul mio fianco sinistro, quello rivolto verso di lui, penserà che abbia in tasca il cellulare, o un mazzo di chiavi più voluminoso della media. Non può immaginare che in realtà il bozzo nasconde un registratore digitale portatile Philips con la funzione voice recorder attivata. Ogni secondo della conversazione che stiamo per avere verrà salvato a imperitura memoria.

Vale TuttoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz