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«Sembra stupita» dice Milo Martello.

Eccome se lo sono.

Prima di mettere piede in questo posto ho cercato di prepararmi a tutti gli scenari possibili, ma non ho mai considerato nemmeno per un secondo l'eventualità che Martello potesse davvero assumere al volo una sconosciuta saltata fuori dal nulla. Il piano era arrivare qui, piazzare la microcamera e andarmene.

«Non me l'aspettavo» confesso. «Di solito passa qualche giorno tra la consegna di un curriculum e...»

«Non è per il curriculum» ribatte lui. Solleva il foglio reggendolo per un angolo con due dita. «Ho conosciuto troppi cialtroni con curriculum perfetti per dare peso a una lista di voci che, a quanto che ne so, potrebbero pure essere inventate». Lo lascia cadere sulla scrivania. «Preferisco giudicare la gente a quattr'occhi, e lei mi piace. Oggi ha dimostrato intraprendenza a venire qui, ed è chiaro che è seriamente interessata a quello che facciamo. Era da un pezzo che riflettevo sulla possibilità di ampliare il personale dell'azienda, perciò perché perdere altro tempo? Sto pensando a un mese di stage. Retribuito, s'intende, nessuno lavora per me gratis. Se non sbaglio abbiamo diritto anche a degli sgravi contributivi per l'assunzione degli stagisti. Tra un mese, se noi ci siamo trovati bene con lei, e lei si è trovata bene con noi, potremmo discutere di un posto fisso».

Cazzo, m'è capitato l'unico imprenditore illuminato d'Italia.

Analizzo la situazione. Non riesco a decidere se ho appena avuto un enorme colpo di fortuna o di sfortuna: l'unica certezza è che rifiutare un lavoro per il quale mi sono appena candidata sarebbe quantomeno sospetto. Soppeso i pro e i contro. Più resto, più è probabile che Martello scopra chi sono davvero. Ma d'altro canto lavorare a stretto contatto col mio bersaglio offrirebbe una serie di vantaggi tattici. Infinite opportunità di vedere, ascoltare, filmare, fotografare, registrare, piazzare dispositivi, e senza la necessità di nascondigli o appostamenti o trucchetti. Le condizioni ideali. Il sogno di qualunque detective.

Il mio cervello comincia subito a scansionare il futuro prossimo alla ricerca di dettagli di cui dovrei preoccuparmi. Spesso sono le piccole cose che rischiano di far saltare le coperture. La Valeria Tutto che conosce Milo Martello ha gli occhiali, perciò finché frequento questo posto sono ufficialmente miope. E sempre per mantenere la coerenza col mio personaggio dovrò imparare a farmi piacere le gonne e le cravatte. In fondo è solo per trenta giorni, forse meno. Con ogni probabilità molto meno: appena ho raccolto le prove che mi servono, scompaio. Puff. Bye bye.

«Quando comincio?» chiedo.

Lui mi mostra il palmo di una mano. «Un momento. Lei potrebbe essere dei nostri, ma ancora non lo è. Prima devo farle una domanda».

«Sentiamo».

«Forse lo troverà discriminatorio e le chiedo scusa in anticipo, ma alla Strawman abbiamo una regola non scritta sulla quale non concedo deroghe. Lei è sposata?»

Ah, ecco il vero volto dell'imprenditore illuminato: uno di quegli stronzi che ti licenziano se rimani incinta. Be', almeno su questo non ho bisogno di mentire.

«No, non sono sposata e non ho intenzione di avere figli».

«Peccato» dice Martello.

Peccato? Perché?

«Vede, signorina Tutto», mi spiega, «io lavoro soltanto con persone coinvolte in relazioni a lungo termine».

Eh?

«È... È un criterio di selezione piuttosto inusuale» dico.

«Me ne rendo conto», riconosce lui, «ma sono convinto che gli individui con una vita sentimentale stabile siano più produttivi e più portati a fare squadra. Può considerarla una mia piccola mania, anche se esistono studi scientifici che confermano il mio punto di vista».

«Quindi mi sta dicendo che qui dentro sono tutti...»

«Sì. Cioè, no, Walter no, ma lui non conta, è un mio collaboratore di vecchia data. Le ragazze sono tutte sentimentalmente impegnate, una è alle soglie del matrimonio. E io...» Indica la fede che ha all'anulare sinistro.

Ma certo.

Ti ho inquadrato, Milo Martello. Ne ho incontrati tanti come te, sai? Uomini con un debole per una particolare categoria di donne: quelle degli altri. In parte credo sia competizione virile, il piacere perverso di pisciare nel territorio di un altro maschio. Ma la questione è soprattutto pratica, giusto? Più una donna è impegnata, meno è impegnativa. Una ragazza che tradisce il suo uomo con te non può avanzare pretese di esclusività e al contempo ha interesse a mantenere il segreto. Di ragazze così ne puoi collezionare quante ne vuoi senza conseguenze. Che è proprio quello che stai facendo.

A questo punto infiltrarsi nella roccaforte nemica non è più solo un'opzione. È tassativo.

«Non sono sposata perché non credo nel matrimonio», dico, «ma da circa un anno convivo con una persona».

Peraltro è tutto tecnicamente vero.

Martello valuta le mie parole in silenzio per qualche istante. Poi apre un cassetto della scrivania e tira fuori un'agendina nera. «Lo so», dice, «le agende fisiche sono roba da preistoria ma, che posso dire? Io sono affezionato alla carta».

«Prendere appunti a mano aiuta a rielaborare gli input» commento.

Lui mi sorride di nuovo. Ha un bel sorriso, dentatura impeccabile, uno dei numerosi premi che ha vinto alla lotteria della genetica. «Vedo che già ci intendiamo, signorina». Pesca una matita dal suo barattolo portapenne e apre l'agenda. «Per lei è meglio giovedì o venerdì?»

«Giovedì o... Per cosa?»

«Per presentarmi il suo ragazzo».

«Il mio ragazzo?»

«O ragazza. Non si preoccupi, vi porterò via al massimo un quarto d'ora. Faremo due chiacchiere, giusto per essere sicuri che lei mi abbia detto la verità. Non è sfiducia, è solo la prassi. Ha qualche problema a riguardo, signorina Tutto?»

«No», rispondo, «nessun problema».

Ma stavolta sto mentendo.

Vale TuttoWhere stories live. Discover now