9.

321 18 11
                                    




La prossemica è importante. Tutti sono capaci di mentire con la bocca, e infatti tutti lo fanno, ma solo i bugiardi più abili, e solo sul breve termine, mentono con il corpo. Nel dettaglio, non esiste mappa dell'animo umano più attendibile del modo in cui la gente si dispone a tavola.

È l'una del pomeriggio di lunedì e sto partecipando alla mia prima pausa pranzo della Strawman S.p.A., un rito d'iniziazione. Quando Milo Martello è venuto da me e mi ha chiesto di unirmi a loro nel bar dove vanno sempre, mi sono dovuta trattenere dal rispondere "Sì, lo conosco". Ora è strano trovarsi da questa parte della siepe che separa il dehor dalla strada, come se fossi entrata nel film che stavo guardando fino a qualche giorno fa. In realtà sono ancora una spettatrice, ho soltanto un punto d'osservazione più favorevole.

Non si può tecnicamente parlare di capotavola in riferimento a un tavolino di forma quadrata, ma qui è chiaro fin da subito che il capotavola è ovunque sia seduto Martello, gomito sulla spalliera, chiappe al confine della sedia, una disinvoltura nell'occupare lo spazio da leone che si crogiola al sole. Erjona Fishta, oggi in tailleur prugna, siede alla destra di Martello, non sul lato del tavolo ma sull'angolo; Samantha Zanatta è speculare sull'angolo sinistro; So-yon Ramazzotti è un passo indietro e la sua testa blu sbuca dall'intercapedine tra Samantha e Martello. È evidente che l'assetto attuale è il frutto di una lunga guerra di posizione, combattuta centimetro su centimetro, di pranzo in pranzo, con l'obiettivo di ricavarsi il posto più vicino possibile al capo.

Al confronto io, sull'altro versante del tavolino, sono lontana anni luce.

«Walter lo conosce già, signorina Tutto», mi dice Martello, indicando con un gesto alla mia sinistra Water Barba, posizionato ancora più lontano dal tavolo di me, «e scommetto che lei e Samantha siete già diventate amiche del cuore».

Risate. Per favorire l'integrazione mi sforzo di ridere anch'io.

Samantha, questa specie di Barbie burrosa gonfiata a sei atmosfere e rivestita di colori confetto, mi è stata assegnata come tutor del mio stage. Mi secca essere sottoposta a una ragazza più giovane di me, ma mi inchino all'anzianità di servizio. Dopo che siamo rimaste sole nella stanza che dovremo condividere per il prossimo mese, piazzate davanti ai rispettivi computer ai poli opposti di un tavolone rotondo, lei mi ha chiesto

«Preferiresti occuparti di marketing, social media o pubbliche relazioni?»

«Credo di poter fare un po' di tutto».

«Perfetto, tanto a te ti toccano le scartoffie. Mi auguro che tu sappia controllare una fattura, ce n'è un mucchio alto così».

Poi il cellulare vicino alla sua tastiera s'è messo a squillare e lei ha risposto «Pronto, Strawman Esse Pi A», seguito da una serie di «Sì», di «No» e di «Le faccio sapere». Per buona parte della mattina è rimasta impegnata in conversazioni telefoniche di questo tenore. A un certo punto è uscita dalla stanza e non l'ho più rivista. Fino ad ora.

«Io e Valeria abbiamo più un rapporto maestra – allieva», dice Samantha, «sto cercando di portarla al livello del resto del gruppo».

«Signorina Tutto, le presento So-yon», continua Martello, puntando un pollice verso lo spazio oltre la sua spalla sinistra, «la nostra esperta di grafica e di social. È una grande artista, sono sicuro che un giorno ci lascerà per andare a esporre al Guggenheim».

So-yon sibila un «Ciao» a denti stretti.

«Last but not least», conclude Martello, «lei è Erjona». Posa una mano su un braccio della ragazza. Quel contatto fisico è sufficiente a chiudere un circuito emotivo che fa illuminare la faccia di Erjona come un albero di Natale all'otto dicembre e spegnere la faccia di Samantha come lo stesso albero il sette gennaio. «Se quest'azienda fosse una macchina di Formula Uno», spiega Martello, «Erjona sarebbe il motore».

Vale TuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora