Capitolo Quindicesimo

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La giovane non proferì parola, tuttavia quel silenzio pareva parlare per lei. Pensò non fosse possibile una cosa del genere, non poteva credere a ciò che era appena accaduto, a ciò che aveva appena visto. Idee confuse balenarono nella sua mente, guizzando da una parte all'altra come i fulmini in una notte di tempesta. Victoria si sentì quasi mancare nell'udire quelle parole, un fratello? Poteva mai essere vero? E la storia del Sole, della Stirpe e della Luna? Anche quelle erano vere? La ragazza pensò per un attimo di essere in un sogno e si diede un pizzico lieve sul braccio ma non accadde nulla.

Arvalon III allargò le braccia e puntò i suoi occhi bluastri verso la ragazza.
"Pensi ancora che ciò che dico sia falso sorella?"
"Io... io non so che pensare... lei mi ha mentito..."
"L'ho fatto per proteggerti Victoria, per lasciarti spazio e non coinvolgerti... ma ormai è tardi. Qualcuno deve aver saputo che la figlia del Sole si trovasse a Londra prima che io potessi accorgermene."
"Quanti anni hai... Arvalon?" la domanda parve sciocca al fratello ma sensata, dopotutto la ragazza era cresciuta come un umana e nient'altro.
"Ne ho trecentosedici, sono il penultimo figlio del Sole. L'ultima ovviamente sei tu... nonché la più giovane fra tutti noi"

La stanza girava, la testa pulsava e il cuore batteva all' impazzata, Victoria Morrison cercò di metabolizzare tutte quelle informazioni in breve tempo ma in cambio ricevette solo un gran mal di testa e un senso di nausea perenne. Aveva appena scoperto di discendere dal Sole, che aveva fratelli e sorelle e che uno tra loro aveva trecentosedici anni. Se qualcuno gliel'avesse detto qualche giorno prima gli avrebbe riso in faccia e avrebbe cambiato strada ritenendolo pazzo.
Ma ciò era solo la pura verità, questo adesso era innegabile.
Il fratello riprese a brillare di una luce intensa, la corazza che aveva indosso parve quasi prender fuoco per quanto splendeva, il simbolo al suo interno vorticava energicamente.

"Sta accadendo qualcosa, ho un brutto presentimento, sta dietro di me" la ragazza obbedì alle parole del fratello mettendosi di fretta alle sue spalle.
Il pavimento inizio a tremare, le vetrate a sbatacchiare da una parte all'altra, il lampadario oscillava pericolosamente sopra le loro teste ma poco dopo tutto finì, proprio come aveva iniziato, in un istante.
"Non mi convince" Arvalon non fece quasi in tempo a finir di pronunciare quelle parole che un'ombra dagli occhi gelidi e vacui si avventò su di loro attraverso la finestra, la trapassò senza romperla, sembrando quasi non l'avesse mai toccata.
"Lucet!" dal petto di Arvalon fuoriuscì un raggio di luce splendente che guizzò verso l'ombra e la frantumò in mille pezzi, a Victoria ricordò molto una statua distrutta.
L'ombra aveva emesso un suono stridulo prima che i pezzi toccassero terra
dissolvendosi in fumo nero.

"Quella che diavolo era? E cosa le hai fatto?"
"Le domande dopo, dobbiamo andare, non siamo più al sicuro qui. In qualche modo sono riusciti a risalire a noi e alla nostra posizione"
"E cosa dovremmo fare? Dove dovremmo andare?"
"A casa Victoria, è tempo che ti riporti a casa. Vedremo cosa fare con gli altri, non possiamo agire adesso. Credo che quello fosse solo un avvertimento del Dimenticato" disse il fratello maggiore indicando il pavimento dove ancora vi era qualche rimasuglio di fumo nerastro.
Arvalon protese le mani verso il nulla pronunciando quella che a Victoria parve una formula magica di qualche libricino che aveva letto in passato.

Davanti ai due si materializzò uno specchio, le cornici era adornate di cristalli e limature dorate con qualche tocco di edera agli angoli, la ragazza credeva di non aver mai visto nulla di più bello, almeno finché non vi guardò dentro.
Scorse da oltre il fratello ciò che sembrava essere un palazzo, i colori dominanti erano il blu mare e un bianco che Victoria avrebbe definito tendente al grigiastro. Torri si ergevano ai lati di questa imponente struttura, dalle cupole dorate e sempre circondate di edera.

Arvalon le porse gentilmente la mano attraversando con un piede lo specchio come se fosse la cosa più normale di questo mondo, la ragazza la strinse quindi gentilmente e quando il fratello fu dall'altra parte lei lo seguì.

Il portale si chiuse in modo gentile alle loro spalle una volta che entrambi lo ebbero attraversato del tutto. Si trovavano su una collina poco fuori dalle mura del palazzo, il cielo azzurro e un Sole cocente rendevano il tutto più luminoso e splendente.
Il fratello brillò per l'ennesima volta cambiandosi così d'abito. Ciò che sembro a Victoria fu solo un Professor Wrath ringiovanito. Era difficile abituarsi all'idea di non essere mai stata figlia unica, di non aver genitori o una famiglia che potesse accudirla e coccolarla. La cosa le fece rabbia, la collera montava in lei ripensando a quanto tempo aveva sognato una famiglia che la povera Signora Palmer non poteva dargli, nonostante tutto l'amore che quella donna dimostrava nei suoi confronti, quasi come una madre.

"Calmati sorella, non fare così!" urlava indietreggiando il fratello sotto i colpi a mano stretta della ragazza sul suo braccio.
"Mi avete abbandonata! Mi avete fatto credere di essere sola per tutto questo tempo! Tu lo sapevi e non mi hai mai detto nulla di nulla, sei solo un Bugiardo"
Arvalon bloccò le mani della sorella, scrutò nei suoi occhi e ne carpì il dolore che provava.
Victoria Morrison adesso piangeva, le lacrime si stavano facendo largo violentemente sul suo viso e il fratello sembrava visibilmente dispiaciuto.
Il giovane abbracciò la sorella stringendola al suo petto.
"Andiamo a casa Victoria, ti prometto che ti verrà spiegata ogni cosa ma devi fidarti di me..."
La ragazza annuì leggermente e insieme si incamminarono verso il Palazzo Solare.

Il Venditore di SogniWhere stories live. Discover now