Capitolo Sesto

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La mente di Alan Forster vagava inesorabile, indietro nel tempo, come un orologio a cui sono state portate indietro le lancette. Voci risuonavano nella sua testa, voci distanti, lontane dalla realtà. Uno schiocco secco, Alan Forster fu catapultato in una stanza a lui familiare.
''Signor Ballance, crede che tutte queste pratiche accresceranno il nome dei Forster?''
''Mio caro Arthur, certo che lo faranno, garantisco io e lei sa che di me si ci può fidare'' l'aspetto di Ballance non era cambiato affatto, avrebbe detto Alan, se non fosse per l'assenza dei suoi ben curati baffi. Il padre di Alan, uomo stimato e odiato da molti al tempo stesso, Ballance era la sua 'guida' ma Alan ha sempre saputo che fu lui a condurlo nel baratro.
''Padre padre!'' la voce di un bambino risuonò dal corridoio fino al soggiorno, avrà avuto cinque anni, forse poco più. L'uomo, di bell'aspetto, fece un profondo sospiro per poi voltarsi verso il figlio.
''Dovresti essere a letto'' il tono dell'uomo risultava severo alle orecchie di Alan Forster, Ballance invece era in piedi di fianco alla finestra, osservava la scena quasi indispettito dalla presenza di quel povero bambino.
''Ma padre...'' gli occhi grigiastri del piccolo Alan Forster incrociarono quelli del padre, con impazienza l'uomo chiamò una domestica che prese il piccolo in braccio e lo condusse fino alla sua stanza. Il buio riavvolse Alan Forster in un istante, le voci tornarono ad essere distanti come un tempo.

In uno dei tanti, misteriosi e sconfinati deserti presenti su questa terra, una figura si muove come un ombra, silenziosa e a passo svelto. Uno shesh color blu notte proteggeva il capo e il viso alla misteriosa figura, sotto quel copricapo gli occhi dello stesso ardevano, una fiamma inestinguibile, così forte che neanche la morte stessa avrebbe potuto far qualcosa a riguardo. Le vesti indossate dal viandante erano dello stesso blu notte del copricapo, la figura avanzava inesorabile verso una meta a molti ancora sconosciuta. Le dune erano alte, il sole cocente, la sabbia finissima trasportata dal vento viaggiava come vetro, fendeva l'aria e talvolta si insinuava sotto gli abiti o fin sotto la pelle. Il viaggio durava ormai da un tempo indefinito. Tutto ciò che si scorgeva era semplicemente sabbia. Alle volte, la notte, si poteva udire la voce del viandante squarciare il silenzio, un mantra che da generazioni veniva tramandato dalla sua gente. Al collo portava una pietra, dal colore, almeno a primo impatto, poteva sembrare un rubino, ma c'è chi dice potesse essere uno zaffiro, uno smeraldo o addirittura un diamante. Chiunque vedeva in quella pietra ciò che più ambiva. In verità la pietra era priva di colore, era priva di forma, di un anima. Il viandante viaggiò ancora per giorni, se qualcuno avesse potuto vederlo lo avrebbero creduto pazzo, nulla che si avvicinasse alla civiltà era presente in quel luogo, eppure lui continuò. Colonne antiche, logorate dal tempo, adesso si ergevano in quel paesaggio monotono. Effigi e simboli si trovavano su di esse, due fra queste formavano come una porta, un arco un tempo le univa, ora era distrutto alla loro base. Il viandante si fermò, per la prima volta dopo tanto tempo, si concesse una pausa ai piedi di una colonna. Il fuoco nei suoi occhi ardeva più forte che mai, quando la notte arrivò e il gelò calò, il viandante si eresse nuovamente in piedi. Si tolse lo shesh, mostrando il volto alla fredda e antica pietra che componeva le colonne, alle effigi di grandi figure, ne era certo, di un passato ormai remoto. L'uomo con un unico gesto levò la collana, tese la corda in modo che la parte pendente fosse stabile e immobile di fronte a lui, si spostò con eleganza tra le colonne fin quando non si trovò al centro di esse. Puntò la pietra in direzione di una magnifica luna piena, il manto stellato trovava poco spazio in confronto alla bellezza di Quella Luna. Gli occhi ardenti dell'uomo incrociavano lo sguardo della Luna, attraverso la pietra. Sussurri, storie, gesta venivano raccontate all'uomo in una lingua ormai morta, una lingua antica, ancor più antica dell'uomo stesso. Il viandante rimase fermo per un tempo indefinibile, sarebbero potuti passare minuti, ore, anni forse, nessuno avrebbe potuto dirlo, neanche lui stesso. La Luna parlò molto, raccontò vicende inenarrabili dall'uomo, raccontò di ascese e declini di grandi civiltà, raccontò di amori, passioni e tradimenti, di dolore e rabbia, tristezza e disperazione. Tutto finì, la Luna era ormai stanca, aveva narrato tutto ciò che sapeva, aveva confidato le paure e le debolezze degli uomini, le loro gioie e dolori e adesso era pronta a riposare, ancora una volta.

Angolo Autore :

Spero vivamente che la storia vi stia piacendo e stia continuando a intrigarvi, vorrei sapere cosa ne pensate di tutto ciò che avete letto fino a adesso. Un sincero grazie a tutti 

Lu

Il Venditore di SogniWhere stories live. Discover now