Capitolo Sedicesimo

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L'ingresso del palazzo si mostrava sfarzoso, ricco di ornamenti dorati e statue scolpite in marmo. Colonne variopinte si innalzavano fino al soffitto, rose e narcisi dorati si arrampicavano su di esse, ricoprendole.
La luce del Sole filtrava dalle finestre e da una grande cupola in vetro posta al centro di un immenso corridoio, proprio sul tetto della struttura. Arvalon accelerò, il rumore dei suoi passi risuonava in tutta la stanza. Victoria si sforzava di stargli dietro ma i suoi passi non emettevano alcun rumore. Si guardava intorno cercando con lo sguardo qualcun altro che non fosse Arvalon. Non vide nessuno per la mezz'ora successiva.

Il giovane svoltò a sinistra e la ragazza lo seguì, poi girò a destra e infine ancora una volta a sinistra. Superarono quattro porte prima di arrivare di fronte ad una leggermente diversa dalle altre. Si presentava più alta e imponente, massiccia, ma i decori erano pressoché uguali. Arvalon bussò energicamente, dall'interno si poterono udire dei passi, man mano che il tempo passava si fecero sempre più vicini. Poi il clik di una chiave, la maniglia si abbassò e la porta si aprì. Il giovane che apparve dall'altra parte restò impassibile, aprì giusto un po' di più la porta e fece cenno col capo al fratello e alla ragazza di entrare.

"Hai il coraggio di ripresentarti qui? Sei una bella faccia tosta" la voce non provenne dal ragazzo che aprì la porta ma da un secondo giovane che osservava Arvalon da su di una poltrona.
"Se non te ne fossi accorto Alfael, c'è una persona qui di fianco a me"
Alfael si alzò in piedi, con uno scattò quasi fulmineo e con un leggero bagliore si presentò di fronte al giovane riccioluto.
"Non m'importa fratello, chiunque essa sia"
"Tu credi, "fratello"? Questa ragazza è nostra sorella." un silenzio quasi surreale piombò sulla stanza, il ragazzo che aprì la porta, dopo un po' si scoprì chiamarsi Zelion, rimase a fissare la ragazza stupito. Alfael fece qualche passo indietro finendo quasi per urtare contro un tavolino in legno scuro.
"Non può essere... nostra sorella è morta..."
"No Alfael, nostro Padre mi disse che era ancora viva, nel mondo degli umani. Mi diede il compito di starle vicino, tenerla d'occhio e non farla smarrire, come successe a..."
"Basta così." Zelion interruppe la conversazione. "Sorella, è un piacere vederti e sapere che stai bene. Arvalon ti ha già raccontato a cosa stiamo andando incontro?" La giovane annuì col capo. Si rese conto che nella stanza aleggiava un profumo leggero di Azalee. Le pareti erano adorne di quadri, scuri e cupi a detta di Victoria. Raffigurazioni di battaglie e truppe alla carica dell'esercito nemico, destrieri che portavano in groppa il proprio cavaliere. Uno tra questi portava tra le mani una spada, non una qualsiasi, pensò la ragazza, ma non fece in tempo a distinguerne colore o altro che il fratello Zelion la richiamò all'attenzione.
"Seguimi sorella, ci sono molte cose che dobbiamo mostrarti e hai ancora il resto della famiglia da conoscere" la parlantina di Zelion quasi rilassava Victoria, la sua voce era soave ma decisa allo stesso tempo.
Alfael presentava dei tratti simili a Arvalon, ma al contempo erano totalmente differenti. Inutile dire che se avesse provato a paragonarli sarebbe scoppiato un putiferio.
Zelion portava dei capelli medio lunghi, di un nero pece. Gli occhi blu notte lo rendevano in qualche modo più serio di come non apparisse già. Era il più alto fra i tre fratelli appena incontrati. La stanza, a differenza dei corridoi o dell'ingresso, possedeva una moquette con una fantasia serpeggiante, il colore predominante sembrava comunque essere il dorato, mescolato al rosso in alcune zone. Nonostante tutto i passi risuonavano comunque più forti del dovuto, Victoria non riuscì mai a comprenderne il motivo.

"Di questa parte vi potrai trovare quelle che noi definiamo sale comuni, ognuno ha la propria stanza ma ci riuniamo qui quando dobbiamo discutere di faccende più importanti del dovuto." Zelion era una perfetta guida, da quando era stato rivelato loro che fosse la sorella perduta Zelion si era come sbloccato. Nonostante questo Alfael e Arvalon sembravano quasi avere i nervi a fior di pelle.

Passarono per un corridoio interamente fatto in ciò che Victoria credesse fosse cristallo. Le venne spiegato che quel tipo di materiale era impossibile da reperire sulla terra, ma che comunque non andò molto lontana nella sua deduzione. Era un Cristallo di Efisio, considerato uno tra i materiali più resistenti del loro mondo. Si ricavava dalle scaglie di una creatura ormai estinta secoli e secoli prima. Alfael si intromise nella discussione poco dopo.
"Avevano la pellaccia più dura di non so cosa. Apparirono dal nulla e così scomparirono, i vari esemplari che siamo riusciti ad abbattere ci hanno permesso di forgiare le nostre armi e come avrai ben notato, qualcosa in più." Victoria si guardò intorno, per un attimo le parve che la notizia ricevuta poco prima da Arvalon fosse avvenuta in un tempo ben più remoto. Stava ammirando ciò che questo nuovo mondo le presentava davanti. Ma dovette subito tornare alla realtà.

"Victoria, sorella, saresti così gentile da aspettare qui? Io e Arvalon avremmo delle cose da discutere." Adesso il tono di Zelion era più severo, così la giovane obbedì e attese all'interno di quella che pareva essere una stanza per i ricevimenti.

Dopo quella che parve un eternità Victoria si alzò dalla poltrona in cui nel frattempo era sprofondata. Stentava ancora a credere alle parole di Arvalon. Ma come poteva farlo? Si trovava in un mondo totalmente differente da quello che conosceva. E se avesse dovuto spiegare come ci fosse arrivata? Non avrebbe saputo cosa dire, l'avrebbero sicuramente presa per pazza. Fuori dalla porta la giovane udì svariate voci, bisbigli e sussurri, per un attimo ebbe il timore che ciò che aveva attaccato lei e il fratello poco prima di raggiungere il palazzo si fosse rifatto vivo. Che fosse un'altra "ombra"? Ebbe subito la risposta che cercava.

La maniglia si abbassò lentamente e la porta si aprì con altrettanta lentezza. Poco alla volta entrarono uno ad uno, erano dieci ragazzi, tutti aventi quegli occhi blu notte in comune. Rimasero fermi dove si trovavano ma alla fine il silenzio fu rotto dal giovane alla sinistra di Victoria.
"Tu... tu sei davvero nostra sorella?" Victoria rimase impietrita, quei dieci ragazzi erano suoi fratelli, la sua famiglia. Con le lacrime agli occhi annuì leggermente col capo. Il ragazzo si avvicinò, ora a distanziarli vi erano solo pochi centimetri e poi accadde, l'abbraccio e la strinse forte, anche lui con le lacrime agli occhi. A piano a piano tutti i fratelli si avvolsero attorno a lei in un abbraccio.

Erano passate ore, eppure il Sole non accennava a tramontare, fatto che la giovane non riuscì a comprendere, almeno finché Lavior non spiegò lei che lì non era come sulla Terra. Il Sole non avrebbe Mai tramontato in quel mondo. Poco alla volta tutti i fratelli si presentarono. Lavior, Zelion e Dorin furono i primi tre figli, Alfael, Testra, Lentel e Cloudel vennero qualche secolo dopo. Sael, Noel, Cravios, Voltun e Jalel vennero altri due secoli dopo. Arvalon III fu il tredicesimo e ultimo figlio maschio del Sole.
"Tu nascesti poco più di due decadi fa, ma perdemmo le tue tracce. Nostro Padre ci disse che Il Dimenticato era riuscito a metter le mani su di te. A quanto pare lui sapeva qualcosa che noi non sospettavamo minimamente. Mandò Arvalon a controllarti e proteggerti, almeno così afferma lui." Lavior si espresse aspramente contro il fratello più piccolo. La risposta del tredicesimo non si fece attendere. In quell'esatto momento Arvalon aprì la porta della stanza, trovandosi di fronte tutti i fratelli. Passò in mezzo a loro e vi si mise davanti. Fece un lungo sospiro e poi iniziò a parlare.
"Fratelli... non molto tempo fa nostro Padre venne da me. Dopo il mio fallimento con l'ultimo figlio della Luna, Nostro Padre chiese a me di badare ad una bambina che a detta sua splendeva di una Luce troppo forte per essere una semplice umana. Nel corso degli anni la Luce crebbe in lei, e crebbe con lei. Fino a tre anni fa, quando sempre Nostro Padre me ne diede la conferma. Lei, Victoria Morrison, era nostra sorella. Scomparsa dal Palazzo Solare quando era ancora in fasce. Il perché si trovasse nel mondo degli uomini rimane un mistero. Sappiamo come agisce Il dimenticato, il perché non abbia reso Victoria una delle sue ombre rimane anche esso un mistero." Il silenzio piombò nella stanza. Gli occhi bluastri dei fratelli scattavano da Arvalon a Victoria come delle saette, silenziose e letali. Attraversavano il fratello e la sorella come frecce.

Dorin fece un passo avanti, si avvicinò a Victoria. Le parve di notar un sorriso quasi abbozzato sul suo volto, ma nessun segno di commozione, non come Sael mostrò quando l'abbracciò. Non fece in tempo ad aprir bocca che un boato enorme seguito, da un esplosione si abbatté sul Palazzo Solare.
Si trovavano sotto attacco.

Il Venditore di SogniWhere stories live. Discover now