Capitolo Secondo

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"Farò una cosa che non ho mai fatto, le darò una dimostrazione caro Alan, al costo di una sola Anima" nel pronunciare queste parole il negoziante si tolse la bandana che nel corso della discussione era diventata come un foulard a tutti gli effetti
"Ma che cosa va dicendo? Un'anima? Che cosa dovrebbe essere, uno scherzo?"
"Nessuno scherzo caro ragazzo, io posso darti ciò che si desidera di più, ti proverò che ciò che dico è il vero, metti qui una firma e scrivi il nome di un domestico che non ti aggrada, suvvia, so che ce n'è uno, non fare quella faccia, avvicinati"
Alan Forster tentennò ma si avvicinò, prese in mano una penna che ricordava non esserci sul bancone, ma in quel momento non si fece tante domande, firmò su di un foglio dove vi era scritto

Immortalitàper1gg:1Anima(prova)

Fece così come il negoziante aveva detto e mise il nome un domestico di casa sua, Charles Green, beccato più volte a frugar tra le sue cose per rubare, non lo aveva mai punito severamente prima di allora.

"Benissimo signor Forster, adesso può andare" un ghignetto si fece largo sulla faccia del negoziante che ancora una volta poggiò nuovamente le mani sul bancone.
Alan Forster non capì che intendesse, a un tratto sentì girar la testa, sotto di sé sul pavimento in quarzo ingiallito vi era apparsa sopra una spirale di color nero su sfondo bianco, la vide per un momento solo ma poco dopo non poté più staccarne gli occhi di dosso.
Sentì le palpebre farsi pesanti, l'odore familiare che aveva sentito prima di entrare sembrò scomparire, la luce soffusa si spegneva, tutto cambiava, finché gli occhi non si chiusero definitivamente.

Dormiva sommessamente nel suo letto, l'odore di lavanda non aveva lasciato la stanza, indosso aveva ancora la veste che usava per andare a dormire, in puro cotone.
Nell'oscurità delle prime luci dell'alba la stanza sembrava essere rimasta a prima che lui uscisse quella notte, nulla era stato toccato.
Guardandosi intorno notò che le vesti che si era messo per uscir di casa non vi erano più.
Provando a mettersi seduto sentì un gran dolore alla nuca, come se qualcuno lo avesse colpito con un bastone da passeggio dal pomo in ferro.
Si alzò tenendosi la parte dolorante con una mano, un dolore forte, quasi quanto la sua curiosità nel sapere dove fossero gli abiti indossati la notte precedente.
Senza far il minimo rumore percorse il corridoio fino alle scale, nel buio, senza accender lumi o candele, e si diresse giù vicino all'entrata.

Arrivato davanti al mobiletto lo scrutò con un'aria di chi cercasse di ricavarne fuori le informazioni più segrete al mondo.
Era fatto in legno di betulla, molto chiaro ma si sposava bene secondo lui con l'armonia della casa. Volle vedere se le chiavi di cui aveva fatto uso fossero lì, quando una voce lo fece sussultare.

"Signor Forster, che fate a quest'ora sveglio? Non riesce a prender sonno?"
Era la vecchia domestica Abigail, da due generazioni era la governante di quella casa, conosceva tutto e tutti lì dentro e ora stava rincasando.
"Abigail ha visto le chiavi?"
"Certo signore, sono qui" la grigia anziana mostrò lui un portachiavi in cui vi era inserita anche la sua, la vecchia dagli occhi ormai incavati dal tempo e le rughe sul suo volto che come solchi provocati da un aratro su di un campo di grano, attendeva una risposta
"Come fate ad avere la mia chiave?"
Il ragazzo parve perplesso ma poi la risposta lo fece gelare
"Signore me le avete date voi prima di andare a dormire ieri sera, subito dopo cena, vi chiesi di poter uscire poiché una mia amica era molto malata, signore"
Il giovane si sentì mancare per un attimo, ma non poteva dar a vedere troppo.
"E come sta?"
il ragazzo domandò pallido e con la voce tremolante, come di chi avesse visto un fantasma
"È morta signore.."
"Mh... mi disp-"
Alan Forster cadde sul pavimento svenuto, la faccia sbatté sul marmo e l'ultima cosa che sentì prima di svenire fu la domestica che urlava per lo spavento.

"Signor Forster, va tutto bene?"
Una voce familiare lo destò dal suo sonno, la ricordava bene, il signor Ballance, era seduto su di una sedia accanto al suo letto.
"S-sì, sto bene."
"Che le è accaduto?"
"Solo un mancamento"
"Comprendo"
"Chi l'ha fatta entrare?"
"La sua domestica, ho detto che avevo un appuntamento"
"Ora è anche un bugiardo signor Ballance?"
"Suvvia non faccia lo sciocco, volevo solo vedere come stava."
"Sa che c'è signor Ballance? Non dovrebbe interessarle di come sto, l'avevo cacciata da questa casa per un motivo. Lei mi ricorda sempre dei miei impegni da uomo rinomato in una società che odia le persone come me e come lei, non voglio amplificare l'odio nei miei confronti e il mio Ego."
"Senti ragazzo, tuo padre era stato molto chiaro, fin da quando tua madre ti partorì tu avresti dovuto seguire le sue orme, le orme di Arthur Forster."
"Io non sono mio padre, gliel'ho già detto."
la conversazione fu interrotta quando l'anziana domestica entrò sentendo che la chiacchierata si stesse facendo più animata
"Abigail puoi gentilmente accompagnare il signor Ballance alla porta? E poi se non le dispiace dica a Green di salire qui da me."
la vecchia lo guardò stranita ma poi si limitò solo ad annuire e quando Ballance si alzò lei uscì insieme a esso.

Possibile che abbia sognato ogni cosa? Le chiavi le aveva Abigail, non avrei mai potuto uscire e rientrare senza chiavi, e poi che sciocco a pensare che un negozietto del genere possa esistere. Comunque sia, era proprio uno strano sogno...

La domestica varcò la soglia della porta della stanza con un'espressione alquanto stranita per poi esordire :
"Signore, prima mi avevate chiesto di far salire un certo signor Green, ma a chi vi riferivate?"
lo sguardo di Alan Forster fu uno sguardo timoroso, pieno di paura più che altro
"Charles G-Green, Abigail."
"Signore, qui non c'è nessun Charles Green"
il dolore alla nuca che non aveva più sentito sembrò farsi forte, come un incendio che si propaga per di una foresta, adesso che ebbe sentito quelle parole qualcosa scattò nella sua testa. Aveva ben chiaro chi fosse Charles Green, aveva ricordi nitidi di lui, fin troppo perché fosse un'invenzione della sua mente, ricordava perfino che scarpe indossasse, strano il motivo per cui ricordasse tutto ciò di un domestico. Forse lo scrutò bene quando lo beccò più volte a rubar le sue cose.

 
Charles Green secondo Abigail non vi fu mai, nessuno tra i domestici conosceva quell'uomo.
Alan Forster non voleva crederci ma niente di Charles Green era presente in quella casa o addirittura in quella vita. Niente effetti personali, niente tracce, nulla di nulla.
Charles Green per Alan Forster era un fantasma adesso a tutti gli effetti.
La domestica prima di andare venne fermata ancora una volta da Alan Forster
"Abigail, sai per caso di un negozietto in Queensbury Road?"
"Signore come mai oggi dice così tante sciocchezze? Ha la febbre? Sa anche lei che Queensbury Road oramai da decenni ha solo residenze"
un'altra risposta, un dolore aggiunto a quello che già possedeva.
L'anziana però prima di andare si avvicinò nuovamente osservandolo attentamente
"Signore come ha fatto?"
"A fare cosa Abigail?"
"Lei aveva un taglio sullo zigomo destro, ma adesso non vi è più nulla.. magari sarà la mia vecchiaia a giocarmi brutti scherzi.. eppure"
Alan Forster ricordò cosa l'uomo nel 'sogno' gli disse, anzi cosa gli fece vedere : Immortalitàper1gg:1Anima(prova)

Rimase fermo, poi guardò la vecchia e chiese di servirgli il pranzo a letto, con una mela e un coltello, l'anziana annuì e uscì dalla stanza.

Il Venditore di SogniWhere stories live. Discover now