Capitolo Quarto

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La millesima è solo un granello di sabbia a confronto...
Fu ridestato così Alan Forster dal suo sogno, Abigail era entrata bussando tre volte alla porta, le rughe sul suo volto erano aumentate, lo zoppicare adesso era più accentuato che mai.
"Scusi se l'ho svegliata signore ma c'è un giovane al piano di sotto che vorrebbe parlare con lei, dice che è urgente."
"Tranquilla, grazie Abigail, puoi andare." Alan Forster si mise seduto sul letto strofinandosi gli occhi e cercando di rimembrare ciò che aveva appena sognato.
Una volta alzatosi dal letto si vestì e scese velocemente al piano di sotto, abbandonandosi alle sue spalle l'intenso odore di lavanda della sua stanza.
Una volta percorse le scale vide lui, un giovane ragazzo, occhi cerulei e dei riccioli che ricordavano ad Alan Forster quelli di una bambina incontrata tempo prima per le strade della città.


I lineamenti del ragazzo erano delicati, le labbra mai del tutto sigillate, c'era qualcosa in quel ragazzo che rendeva affascinato è inquieto allo stesso tempo Alan Forster.
"Chi è lei?" fu la prima domanda che il signor Forster riuscì a formulare.
"Piacere signor Forster, il mio nome è Ismael."
"E cosa posso fare per te Ismael?"
"Vede, mi hanno detto che lei nonostante la giovane età sia una persona molto sapiente, vorrei sapere cosa fosse questo" il ragazzo aveva al collo una tracolla in pelle sgualcita, tirò fuori da essa un libro di color verde scuro rilegato. Alan Forster rimase immobile, ricordò della sera prima e di come avesse scelto proprio La Sapienza come dono da parte del negoziante ma che adesso che ci faceva caso non era cambiato nulla.

"Prego signor Forster, lo prenda" il ragazzo porse il libro al padrone di casa.
Il giovane protese la mano e afferrò il libro.
Un vorticare di immagini, immagini confuse e sparse, un vecchio seduto a una scrivania, una data di color nero che andava via via a sbiadire, un incendio e una vita che si spegne.
"Si sente bene?" le parole risuonavano vuote e lontane nelle orecchie di Alan Forster, come provenienti aldilà di una barriera.
Il ragazzo si avvicinò e lo scosse prendendolo per le spalle e Alan Forster parve rinvenire.
Stranamente il padrone di casa cominciò a formulare una monologo esplicitando una serie di eventi fra loro correlati.
Senza neanche aprire il libro riuscì a dire con esattezza la data in cui fu scritto, l'argomento trattato e la vita (oltre la morte) di chi lo scrisse.
Il ragazzo non parve sbalordito da ciò, in realtà aveva uno sguardo soddisfatto, compiaciuto.
Sul volto del giovane di bell'aspetto apparve un sorriso tra il caloroso e l'inquietante, difficile da descrivere ma Alan Forster credeva di averlo già visto da qualche parte.
"Ismael, chi le ha parlato della mia sapienza?"
"Signor Forster, la preoccupa sapere di esser conosciuto in qualche modo?" gli abiti del ragazzo prediligevano il color beige, un vestiario quasi elegantemente sopra le righe.
"Io... Ismael chi siete in realtà voi?"
"Un semplice ragazzo come tanti signor Forster, lei invece? Sicuro di sapere chi lei sia?" con queste parole e il sorriso in volto, il ragazzo dagli occhi cerulei si voltò lasciando successivamente la casa di Alan Forster.

Il pomeriggio di quello stesso giorno Alan Forster uscì di casa nella speranza di comprendere ciò che gli era accaduto e di capire al meglio la figura di Ismael, il ragazzo lo aveva sorpreso seppur non del tutto in positivo. Pensieroso e pieno di dubbi Alan Forster decise di dirigersi verso il Big Ben cercando così di trovare risposte alle sue domande. L'aria era gelida quel giorno, il sole era coperto da delle nubi che lasciavano trasparire ben poco in fatto di luce o calore, le strade di Londra risultavano quasi deserte a eccezione di qualche venditore ambulante. Arrivato sotto la sommità del Big Ben, finito di costruire due anni prima, si sedette su una panca al di sotto dello stesso. A capo chino Alan Forster restò lì per quel che sembrava essere un'eternità ma guardando nell'orologio da taschino si rese conto di una cosa, era bloccato.

''Signor Forster, che piacere incontrarla e che casualità, non trova?''

''Ma lei è...'' ci fu un attimo di silenzio prima che Alan Forster alzasse il capo e andasse a incrociare lo sguardo del negoziante, lì immobile in piedi di fronte a lui.

''Spero che ciò che le ho venduto sia di suo gradimento'' Alan Forster ricordava bene la prima volta che si incontrarono al numero 43S di Queensbury Road, ricordava bene anche del catalogo comparso dal nulla e di come si sentì una volta stretto un accordo con quell'individuo. Guardandosi attorno, Alan notò che il mondo fosse fermo, come bloccato da una forza che neanche il più saggio fra i geni riuscirebbe a spiegare pensò. Alan Forster si voltò a guardare un albero da cui stavano cadendo delle foglie, si sorprese vedendo che queste fossero sospese a mezz'aria.

''Cosa diamine...'' ma quando Alan si voltò l'uomo era già sparito, controllando ancora una volta l'orologio da taschino vide con stupore che il tempo aveva ricominciato a scorrere così come le foglie a cadere.

Il Venditore di SogniWhere stories live. Discover now