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«Maybe then, I'll fade away
And not have to face the facts
It's not easy facing up
When your whole world is black»

Le dita percorrono soffici i miei indumenti, accarezzandoli e sospingendoli alle estremità del mio corpo, affinché questi cadano a terra come foglie trasportate dal vento.

Le scarpe sono un relitto a metà via tra il fossile e lo scheletro, dei monili abbandonati in un angolo del salone; la gonna rischia di essere abbassata sui fianchi quanto prima possibile. Nessuna stoffa resisterà sino alla serata incombente, nessuno abito rimarrà integro e incollato alla mia pelle accaldata.

Un bianco top a fascia persiste a coprirmi il seno, mentre un maglione risiede scomposto sullo schienale del divano, il che è a favore del ragazzo riccio che non dovrà spremere tutte le sue meningi per giungere al punto cruciale di codesta sfida.

Non c'è tempo per ragionare, riflettere sulle conseguenze del nostro infantile comportamento: ci siamo soltanto noi dentro la stanza, alcun ostacolo può fermarci stavolta, sebbene Ryan stia pregando che, dopo questo gioco piccante, non si passi allo scambio di denaro illecito, perché, quasi certamente, tornerebbe a casa in mutande, anzi...senza neanche più quelle.

-Cos'è il piloro?- interrogo il ragazzo seduto di fronte a me, oramai senza maglia da diverso tempo a questa parte, stringendo tra le mani il mio prezioso libro di anatomia umana.

-Una ghiandola salivare...?- esita, quasi volendo chiedermi se la sua risposta sia corretta o debba cambiarla immediatamente, prima che io la reputi inadatta.

-Sbagliato!- grido con un piccolo saltello dal divano, che mi permette di accomodarmi nel migliore dei modi, allo scopo di poter osservare con più interesse il suo corpo alquanto vicino al mio.

-Forza allora sapientona, dove sono i microvilli?- si fa beffe della mia capacità limitata di apprendere che, tuttavia, sto sviluppando con intelletto.

-Sopra i villi dell'intestino tenue, naturalmente- scavo nella mia memoria fresca di qualche giorno, rispondendo con le medesime affermazioni schiette che userebbe il nostro insegnante.

-Sì, è giusto...oh, accidenti!- realizza più tardi ciò che comporta la mia risposta positiva: è costretto a togliersi un altro dei suoi abiti coprenti, ciononostante non si dà per vinto nel momento in cui si sfila la cintura. Sarei quasi tentata di obbiettare contro questo gesto, poiché la sua cinta e i jeans formano attualmente una cosa sola, eppure rimango in silenzio per solidarietà a questo povero fanciullo che non è riuscito ancora a rimontare nella scalata verso la vittoria.

-Da quali ossa è formata l'articolazione del gomito?- ha ancora qualche possibilità di vedere una porzione scoperta della mia pelle, prima che il gioco si concluda.

-Radio e...tibia?- tira a indovinare e socchiude gli occhi, al pari di qualcuno che non vorrebbe vedere ciò che si trova di fronte.

-La tibia è un osso della gamba!- lo ammonisco con un gesto delle mani, come ad indicare una cosa ovvia.

-Magari alcune persone ce l'hanno al posto del...- si blocca, non conoscendo a sufficienza l'apparato scheletrico per denigrare le mie domande o le battutine canzonanti.

-Dell'omero?- avanzo, al solo scopo di essergli d'aiuto nel vortice di informazioni che lo sta avvolgendo.

-Come diavolo fai a sapere tutte quelle cose?!- è quasi turbato dallo sfociare di informazioni che sta uscendo dalla mia bocca, come se si sentisse a disagio con me, tuttavia non me lo fa notare direttamente, piuttosto ironizza sul fatto per non far calare un certo disagio.

-Studio e tanta memoria- gli confido, battendo a ritmo con l'indice sinistro sulla medesima tempia. In realtà, conosco bene l'argomento trattato, poiché, nella lezione successiva le vacanze, il professore non si asterrà dal proporci un test generale di classe.

Storm SoulWhere stories live. Discover now