Prologo

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«Carry on my wayward son,

there'll be peace when you are done,

Lay your weary head to rest,

Don't you cry no more»

Quella notte, quella maledettissima notte ha cambiato tutto... ricordo ancora ogni particolare di quella sera: il vento fra i capelli, mentre correvo più veloce possibile, e le urla, quelle dannate urla che tormentano ancora i miei sogni più profondi.

La porta della mia stanza è chiusa a chiave e miei occhi sono puntati su di essa, mentre un altro litigio sta infuriando nella casa. John è arrabbiato, ma la voce di Thomas riesce a battere anche di qualche tono la sua: quando mio fratello è adirato, nessuno riesce a fermarlo.

Appoggio dolcemente l'orecchio alla superficie di legno: per un attimo il silenzio... e poi un frastuono improvviso risuona tra le mura domestiche. Senza pensarci troppo a lungo, corro in cucina, nonostante le avvertenze di qualche ora fa.

John tiene sollevato Thomas in punta dei piedi per il colletto della camicia, spingendolo sul muro opposto.

-Smettetela!- urlo con tutta la forza  ho rimasta in gola. La furia che li racchiude non lascia a nessuno dei due il permesso di notarmi, così lancio un altro grido.

-Ora basta!-

Si voltano entrambi nella mia direzione, allora continuo.

-È da tre giorni che litigate, penso sia abbastanza!-

-Ti avevo ordinato di rimanere in camera- ribatte John ricomponendosi.

-Me lo ripeti da una settimana, ora sono stufa! Per una volta nella mia vita voglio cenare con voi, insieme come una famiglia-

Per un momento, i loro occhi mi fissano come fossi una sconosciuta, eppure alla fine Thomas annuisce in mio favore.

Probabilmente si tratta della prima volta da diversi anni nella quale mi dà ragione, perciò ne approfitto per sistemare meglio che posso il tavolo, sul quale pare sia passato un carro armato. Senza esitare in altro modo, ordino la cena al numero 23 di Grant Street. Solitamente è John il cuoco di casa, ma dopo tutto ciò che è successo, preferisco che si rilassi davanti a qualche spicchio di pizza già pronta.

I due uomini  si siedono direttamente al loro posto guardandosi per un po' in cagnesco, tuttavia la tensione si alleggerisce quando il fattorino suona al campanello della nostra modesta dimora.

Non è molto grande, bensì io ne sono follemente innamorata: è fornita di tre camere da letto spaziose a sufficienza per un esercito e disposte in ordine geometrico, una cucina di un'eleganza unica, all'interno della quale ciascun membro della combriccola si impegna alla pulizia, un salotto che attualmente è lo studio di John, e un bagno in fondo al corridoio ricoperto da mattonelle bianche, che spiccano ogni mattino alla luce del Sole nascente.

Il campanello suona con frenesia, pertanto lego i capelli in una coda decente e mi affretto ad aprire. Un uomo, di al massimo quarant'anni, mi sorride consegnandomi i cartoni fumanti che sostiene sulla mano destra. 

Lo pago con i soldi che trovo nel portafoglio di John e, sempre con estrema grazia, gli chiudo la porta in faccia prima che possa anche solo far riferimento alla mancia.

Durante il pasto serale, la situazione crolla interamente: nonostante i miei vari tentativi di rompere il ghiaccio, infatti, la lastra si è trasformata in un iceberg. Tom mostra in qualche modo di aver compreso le mie intenzioni.

-Domani si torna a scuola-

Con tutta sincerità sarebbe stato l'ultimo argomento su cui avrei riflettuto per intraprendere una conversazione con John, ciononostante il suo intervento ha qualche effetto sul diretto interessato.

-Io sono al lavoro, non posso accompagnarvi- ribatte, freddo come il marmo.

-Non ce n'è bisogno- annuncio. -E poi io posso sempre andare in treno-

-No, ti accompagno io, Emy: l'Università è sulla strada per la tua sede-

-D'accordo, ma dovete promettermi una cosa, entrambi- aggiungo passando lo sguardo fra i due. -Promettetemi che non litigherete più, mentre io sarò a scuola-

-Ci proveremo- afferma mio fratello.

Faccio un leggero cenno con il capo, mi alzo dalla mia comoda posizione e, dopo aver dato la buonanotte, mi corico nella mia stanza, sul morbido letto che mi ha sopportato in questi duri anni.

Storm SoulWhere stories live. Discover now