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Non mi viene accordata, al contrario di come sperato, alcuna tregua per la notte: la mia migliore amica torna in stanza prima del previsto, un anticipo dovuto, senz'altro, alla rapidità con la quale il medico scolastico visita i suoi pazienti vittime di brutte influenze. Trovandoci entrambi in una condizione del genere, si pone schiettamente qualche domanda di troppo.

-Devi denunciare questa cosa!- sbraita Hayley, muovendo le mani in gesti assurdi.

Ryan non ha mantenuto il segreto, vuotando subito il sacco e, con esso, ogni mia infermità davanti alla ragazza che non vorrei allarmare in altre maniere: non ne deve fare una questione di stato, non voglio si concentri troppo su questa circostanza dimenticando le ragioni per le quali siamo giunte fin qui. Eppure, egoisticamente, la vorrei accanto, ora più che mai, per questo ho dato il mio consenso affinché confessasse ogni dettaglio subordinato: non sarei in grado di tenerla all'oscuro di tutto, neanche se lo desiderassi con tutta me stessa.

-Non posso farlo, lo sai- banalizzo il problema, persistendo nella mia posizione, tirando indietro la testa sulla liscia superficie muraria.

-Perché no? Perché diavolo non puoi farlo? Avrebbe potuto...- non può calmarsi, spalanca le braccia sbigottita.

-Ti prego, non voglio sentire cosa avrebbe potuto farmi- la fermo, non osando nemmeno pensare a ciò che sarebbe potuto accadere.

-Devi denunciarlo- continua imperterrita, non arrendendosi facilmente alle mie suppliche.

-Hayley!- la riprendo, alzando di un tono la voce.

Allora ne subentra un'altra, una terza persona tuttora nella stanza. -Emy, la tua amica ha ragione! Blake è un cazzo di stupratore!- sottolinea il vocabolo che vorrei insabbiare, insieme a tutta la sua famiglia di derivati.

-Non posso- tento di far tacere quegli insopportabili consigli, che si uniscono alle milioni di pensieri e voci che mi mulinano nella mente. Colloco le mani ai lati delle orecchie, riparandomi dal chiasso assordante.

-Non vuoi o non puoi?- Hay abbassa i toni acuti.

-Entrambe, ok?! Lo hai pestato, Ryan: potrebbe chiamarti in causa- in realtà, dichiaro ad entrambi le mie paure, nonostante possa apparire un semplice diversivo per evitare il fatto.

-Che lo faccia, non mi importa! Non puoi continuare a soffrire per questo!- la mia amica lascia che sia lui a convincermi per pochi istanti, in seguito riprende il controllo della conversazione.

-Emily...quel bastardo questa volta ci ha provato con te, ma la prossima volta chi sarà la sfortunata? Non puoi permettere che altre ragazze rischino per lui- la sua saggezza non termina mai di sorprendermi. -Mi vuoi spiegare cosa ti prende? Dov'è finita la ragazza coraggiosa che conosco dal primo anno di liceo? Credevo ti fossi già rivolta alla polizia!- non ammette repliche di sentenza, non concede ragioni.

-Quella ragazza se n'è andata, portando con sé tutta la mia voglia di vivere- vorrei aggiungere "vivere nel divertimento", perché è ciò che più appaga un cuore infranto, o per meglio di dire una mente distrutta, perché, nonostante vorremmo reputarci servi del muscolo che sta a sinistra del nostro petto, la verità non è questa: il nostro unico e immemore padrone è colui che risiede in una gabbia sul nostro capo, colui che ci guida verso il bene o verso la malvagità. -Hayley, tu conosci la mia storia: ho sempre avuto problemi con la legge e con le uniformi, credi sul serio sia saggio chiedere aiuto proprio a loro?-

Ho scelto il male da troppo tempo, definendolo sotto altri nomi e descrivendolo con altre forme.

-Credi davvero che se tuo nonno fosse qui, lo lascerebbe andare in questo modo?- sta quasi urlando dall'esasperazione, eppure lascia in sospeso quella questione per porne una maggiormente sensibile. -Credi davvero che i tuoi genitori lascerebbero accadere tutto questo?-

Storm SoulWhere stories live. Discover now