19.

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 «Girl, you really got me goin'
You got me so I don't know what I'm doin'
Yeah, you really got me now
You got me so I can't sleep at night»

 -Che stai facendo Ryan?- sbotto, in mezzo alla folla accalcata sul centro della pista.

-Sei stata tu a provocarmi- alza le spalle, facendo ricadere ogni colpa sulla sottoscritta. Un'occhiata cade volontariamente sulle forme risaltate dal mio vestito ed, ancora una volta, mi lascia interdetta. Il copione si ripeterebbe all'infinito, secondo la stessa impostazione: potrei rispondere a tono mettendolo in ridicolo, ma, successivamente, lui eseguirebbe una mossa analoga smentendo ogni parola. Basta un solo sguardo per abbattere le mie certezze.

-Allora, sei qui per ballare o per fare la bella statuina?- i suoi commenti presuntuosi non tardano a farsi sentire.

-Dovrei ballare con te?- domando, desiderando tanto conoscere la sua risposta.

-Sai, tutte le ragazze della scuola vorrebbero avere un'occasione simile, quindi non sono tenuto a risponderti- afferma con un moto evasivo della mano. -Dicono che le faccia avvampare, uno dei loro sogni erotici insomma- si vanta con un sorrisetto malizioso, riprendendo la posizione iniziale ed avvicinandosi maggiormente.

-Come vedi, non sono una di loro- continuo e, nonostante la musica a palla, lui recepisce perfettamente la mia frase.

-Il leone non trova sempre prede facili da catturare- le sue labbra si appoggiano sul mio lobo destro, il suo respiro giunge dritto sul mio collo.

-A superbia, direi che ti rappresenta bene- le mie parole, imprevedibili quanto i miei passi, lo scostano un po' dal mio corpo, sebbene cerchi ancora un contatto che elimini la distanza tra noi.

Gli concedo due canzoni, un favore speciale che lui contraccambia rendendo la danza più accesa e fiammante: glielo riconosco, ha talento come ballerino, o meglio come adulatore, dal momento che mi risulta difficile staccargli gli occhi di dosso. Il suo tocco è deciso, su qualsiasi punto esso si fermi; le sue membra mi fanno volteggiare in mezzo alla gente o mi stringono a sé, a seconda dei casi, ma non smettono di perlustrare la mia pelle scoperta.

Al limite della stanchezza determinata dai tacchi, gli faccio capire le mie intenzioni di trattenermi al bar per bere qualcosa, dato che i miei piedi ne hanno abbastanza di sbattere a terra o saltellare in tutte le direzioni. Così mi siedo ad uno degli sgabelli del bancone, esaminando il locale alla ricerca delle due superstiti che, al pari della precedente festa, mi hanno abbandonato con il bell'imbusto intento a seguirmi e, forse, a tenermi d'occhio.

-Non preoccuparti troppo per loro- mi interrompe la voce di quest'ultimo. -Conoscendo Kat, si staranno divertendo con qualche ragazzo in bagno-

-Non conosci bene Hayley, però- dichiaro, dubitando profondamente che la mia amica si sia ritrovata nella situazione descritta. Se dovessi esprimere la mia opinione, direi piuttosto che Hay stia tentando di scappare da ragazzi del genere: posso immaginare abbastanza bene la sua chioma castana che si aggira tra la moltitudine, sfuggendo agli sguardi perversi dell'altro sesso.

Deformo un sorriso, che sta prendendo forma al solo pensiero, poi ritorno alla realtà terrena volgendomi in direzione del ragazzo dai capelli color cenere. Ha le braccia incrociate dinnanzi a sé, il suo fisico è rigido per la postura eretta che ha assunto e il suo sguardo, infine, è lontano, vagante attraverso le piste colorate e le luci sprizzanti dai fari sorretti alle pareti, quegli stessi che illuminano le iridi chiare di tonalità indefinite. Le labbra carnose, questa sera, sono libere da ogni oggetto metallico: quel piercing, che funziona da anti-stress e lo rende terribilmente accattivante, è sparito. La sua figura silenziosa e controllata, però, non delude mai: ad ogni occhiata, troppi desideri si accingono ad affollare la mia mente, bramosie che non dovrebbero nemmeno sfiorarmi.

Storm SoulWhere stories live. Discover now