24.

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«Hey Jude, don't be afraid
You were made to go out and get her
The minute you let her under your skin
Then you begin to make it better»

La mia compagna di stanza ed io abbiamo pattuito di richiedere in segreteria una seconda copia chiavi, in seguito ad infinite discussioni a proposito della condivisione di esse, di modo che nessuna di noi debba rimanere chiusa fuori per circa mezza giornata, nell'attesa che l'altra torni con il suo mazzo provvisto di vari accessori eccedenti.

-Posso chiederti una cosa?- domando a Ryan appoggiando sulla scrivania la giacca, divenuta inutile in un ambiente tanto caldo. In qualche meandro della sua mente contorta, aveva architettato di salire lui stesso in camera con la sottoscritta, poiché la nostra discussione non può generare frutti tanto aspri.

-Lo stai già facendo- mi fa notare. Un leggero sbuffo stizzito proviene dalle mie labbra, provocando in lui una risatina. -Esponi i tuoi dubbi- continua successivamente, esaminando la stanza non più estranea da parecchi mesi. Credo che, questa volta, possa analizzarla sotto un'ottica differente: non c'è più rabbia, solo il medesimo scherno con cui si è presentato sin dal principio.

-Perché questa uscita? Insomma cosa vuoi da me? Hai una ragazza, dovrebbe bastarti- il tono che assume la mia voce, pronunciando l'ultima frase, non ammette repliche, eppure lui riesce a farne.

-Ti ho già detto che Susan non è la mia ragazza-

-Rispondi alla mia domanda- quasi ignoro la sua sentenza, considerando il rapporto tra i due indefinibile, inoltre non mi va che la sua voce mascolina proferisca nuovamente il nome di quella ragazza, non quando è con me perlomeno.

-Potrei dirti cosa voglio da te in generale, ma sarebbe troppo facile- il suo enigmatico carattere è già un mistero per me, senza che lui si attenga ad aggiungere una superflua segretezza. -Posso dirti, però, cosa vorrei ora e perché ho scelto di accompagnarti in camera: vorrei sedermi su questo letto...- occupa il fondo di quest'ultimo con la sua mole. -...stringere le mani sui tuoi fianchi...- non esita ad agire. -...vorrei poi che ti sedessi su di me, mi mettessi le mani tra i capelli e ti lasciassi andare- il suo fisico attende un mio movimento ed i suoi occhi percepiscono il mio tentennamento. -Infine, vorrei baciarti come se non ci fosse un domani- si morde il labbro, delineando le mie con lo sguardo, forse allo scopo di indurmi in tentazione.

-Mi dispiace deluderti, ma un domani c'è sempre, quindi rinunciaci subito- le sue avance sono ardue da rifiutare: la circostanza che sta disegnando il corso degli eventi è ambigua, ma non posso negare quanto sia di mio gradimento.

-Perché? Hai paura delle conseguenze o di ciò che potrebbe pensare la gente?- già...le conseguenze preoccupano il genere umano da secoli, tuttavia non hanno mai bloccato i miei impulsi sentimentali.

-Susan mi ha già additato come una puttana, quindi perché preoccuparsene?- il mio giudizio è indirizzato alla sua seconda opzione.

-Non ascoltarla, è solo gelosa- le sue parole mi fanno quasi ridere, a causa della loro stoltezza.

-E ha ragione di esserlo nonostante non voglia nulla da te?- la questione è lecita nella posizione attuale.

-Vuoi dire come l'ultima volta?-

-È stato stupido da parte di entrambi- lo fisso direttamente negli occhi, dal momento che la circostanza mi concede una visione dall'alto.

-Lo stai ripetendo a me o a te stessa?- ricambia lo sguardo, puntando i suoi due magneti grigi alla maniera di un fucile, ed inchina con pacatezza la testa di lato, storcendo la bocca nel suo consueto ghigno.

Forse, in fondo alle sue esposizioni futili, ha ragione, sul fatto che io stia solo tentando di convincermi e negare ciò che, oramai, pare evidente: c'è qualcosa tra noi, una scintilla che si fortifica ogni qualvolta osservo questo ragazzo dai capelli ricci. 

Storm SoulWhere stories live. Discover now