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«Put your glad rags on and join me, hon'
We'll have some fun when the clock strikes one
We're gonna rock around the clock tonight»

La musica si diffonde nell'ampio atrio che stiamo occupando, un soggiorno delle sembianze di un antico salottino inglese, l'ambiente mondano del tè e delle indimenticabili chiacchierate britanniche. Una canzone d'amore o di sogni infranti, una di quelle che ti rimane dentro per tutta l'esistenza, aleggia nell'aria incontaminata, permettendo a memorie discordanti e meravigliosi ricordi di tempi non troppo distanti di affiorare alla mente.

Datemi due cuffiette ed un po' di rock n' roll e conquisterò il mondo, giacché nessun pericolo mi ostacolerà.

Ciondolandosi sugli estremi della camera, la moquette pare un ammasso di nuvole modellato dai nostri passi, dello zucchero filato solcato da tracce di salti e giravolte, sulle note di un vecchissimo tormentone degli anni 50'.

Un twist malconcio è il prodotto di cotanto impegno ed ore trascorse tra scambi di ruoli, bracciate a vuoto ed incroci improbabili di membra. Sia chiaro, però, quanto io mi senta onorata dal fatto che lui stia spendendo minuti preziosi in mia compagnia, nonostante resti dell'idea che il frutto di questo corso extra non mi sarà particolarmente utile nei successivi mesi. Lo reputo, più che altro, un passatempo e una valvola di sfogo. Inoltre, non posso far diversamente che ritenerlo il suo metodo più efficace per approcciare e ridefinire il nostro legame: le persone normali chiacchierano, si dilettano scambiandosi opinioni, noi, invece, balliamo, perché, in fondo, la regolarità è sopravvalutata.

In mezzo a questo suo diverbio interiore tra l'essere gentile o schivo, comincio a provare una innegabile ammirazione nei suoi confronti, una specie di laccio affettivo che mi tiene ancorata alla sua figura.

-Muovi quelle gambe, non sei un pezzo di legno- mi stringe le mani ad una distanza sostanziale, allo scopo di potermi istruire a proposito di un altro passo base della cultura del dopo guerra.

-Facile per te, mister Happy Days- lo derido con uno dei nomignoli ambigui che mi concedo il diritto di assegnargli. Analizzo i suoi movimenti, le sue gambe che scivolano sulle mattonelle come fossero sul ghiaccio e la sua agilità nel cambiare posizione di danza.

-Anni di esperienza, tesoro- si pavoneggia di nuovo con quel suo atteggiamento da maschio alpha, il medesimo che incute timore agli altri studenti, proclamandolo leader di quell'istituto. Tom diceva sempre che il rubacuori, in ogni scuola americana, è il capo della squadra di football, colui che andrà al ballo con la cheerleader più in gamba: alla Gibson Academy, l'ordine è stato stravolto integralmente da un ragazzo ribelle che partecipa alle gare di nuoto e si rilassa con lo swing.

-Da quanto balli?- lo interrogo, mostrando a pieno la mia curiosità morbosa, ma necessaria affinché si apra con me. Nel mentre, ritento uno delle basi in avanti: muovo dei calci bassi, fatti in successione, dirimpetto al mio compagno che, in risposta automatica, sposta le gambe in scatti diagonali; nella mia testa, le domande che vorrei porgli si mischiano ai numeri, ovvero la quantità di pedate indifese che devo assestare all'area circostante, senza colpire il maestro, naturalmente.

-Mi hanno insegnato i miei genitori, una delle tante inutili passioni di famiglia- ora slitta sulla mia destra, afferrando una sola delle mie mani, per completare la manciata di sequenze identiche, ma su un unico lato.

-In ogni caso, saranno fieri del ballerino che sei diventato...- lo stuzzico, imitando un po' goffamente le sue mosse agili e leggiadre.

-Se così si può dire... avrebbero voluto solo che continuassi- rivela ed, infine, ritorna frontale, chiudendo, questa volta, le dita sui miei polsi, cosicché mi appronti ad un'altra delle sue piroette da far girare la testa.

Storm SoulHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin