22.

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«Pour some sugar on me
Ooh, in the name of love
Pour some sugar on me
C'mon, fire me up
Pour your sugar on me
I can't get enough»

La ragazza dedita allo studio non è pronta per un incontro ravvicinato con quei ricci scompigliati: ho un estremo bisogno di mutare personalità per la serata incombente, ingranare le marce per esibire il lato più indisciplinato della ragazza con l'anima in tempesta che mi fissa allo specchio, ridendo del mio trucco sbavato. Voglio mostrare a quel ragazzo aspetti che non conosce della sottoscritta, perché il carattere di una persona risiede nelle azioni, non nei pensieri che hanno gli altri appena la vedono: la vita stessa è fatta di atti compiuti a fin di bene o a fin di male, magari inconsapevolmente, nella loro gravità.

Mi ha invitato ad un appuntamento mettendomi al secondo posto, facendomi sentire la ruota di scorta di un carro che non vuole spingere nessuno: non funziona così, non mi piangerò addosso sentendomi una nullità, solo perché vuole farmi ingelosire con la rossa.

Capelli sciolti con una piega ondeggiante sulle spalle, una maglietta nera che lascia trasparire completamente il reggiseno della stessa tinta, una gonna in pelle, delle décolleté del medesimo tono corvino a punta rotonda con un tacco abbondante, il classico giubbotto del materiale della gonna e il trucco di contorno, eyeliner e rossetto color sangue: questa è la ragazza che mancava all'appello, la ragazza che ama vestirsi stravagante, quella che avevo nascosto sotto tonnellate di autocommiserazione.

Si torna in pista e questa volta nessuno si azzarderà a calpestare le mie decisioni. Un piede dopo l'altro, spalle larghe e testa alta: non sarà lui a dettare le regole quest'oggi.

La mia puntualità vacilla dietro a qualche minuto di troppo trascorso dinnanzi all'armadio, tuttavia colgo la sua mole addossata ad una macchina dal cofano basso, sopraggiunta al punto di intersezione delle nostre vie. È d'epoca da quello che possono notare: una Oldsmobile 442, a due porte, laccata di blu cobalto con due larghe bande bianche sul cofano. Una bellezza degli anni '70, un gioiellino affascinante quanto colui che la possiede.

Una maglietta in lana grigia gli fascia il busto alla perfezione, facendo scorgere la prima parte del petto attraverso il leggero scollo a V. Le maniche sono sollevate, al fine di esibire la perfezione di quelle vene che traspariscono sugli avambracci e conferire maggiore libertà ai suoi movimenti pacati di fumatore abituale, i jeans, invece, sono lasciati ricadere dolcemente sul fondo schiena, in modo che tutte le ragazze possano dare un'occhiata ai suoi boxer neri: è pieno di sé, soddisfatto del lavoro attuato sulla sottoscritta.

La sua caparbietà pare, tuttavia, crollare nell'esatto istante in cui volge lo sguardo nella mia direzione.

-Merda...- bisbiglia, credendo forse nella mia momentanea sordità ed allontanando la sigaretta dalle labbra.

-Non hai altro da aggiungere?- avanzo di un passo ponendo il mio corpo di fronte al suo.

-Se non fossimo in un parcheggio pubblico probabilmente avrei molto altro da aggiungere, e da fare, a partire dai vestiti che hai addosso- mormora con un accento diverso, abbassando il viso alla mia altezza.

-Continua a sognare- mi mordo un labbro avvertendolo troppo vicino.

-Finché avrò la possibilità di fare questo...- la sua mano vaga subito sul mio fondo schiena, invitandomi e salire sull'auto. Gli afferro il polso con freddezza e lo tiro abbastanza vicino da permettergli di percepire alcune parole.

-Hai parlato tu stesso di quanto io sia diversa dalle altre, quindi tieni quelle fottute mani al loro posto, perché io non sono un'altra delle tue conquiste di una notte- gli rivolgo un sorrisetto, prima di raggiungere il sedile che spetta a me, dalla parte del passeggero.

Storm SoulTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang