Capitolo 2

139 8 7
                                    

Ivan Petrovich Bezukhov era da sempre stato un grande amico della famiglia Romanoff, e vederla inghiottita dalle fiamme fece davvero molto male. Si sentiva terribilmente in colpa per non essere riuscito a salvare i suoi amici. Fortunatamente la piccola di casa era riuscita a scappare e lui avrebbe fatto di tutto per proteggerla, per il suo amico morto. Iniziò con il cambiare il suo nome in Natasha. Non si azzardò a toccarle il cognome. Certo sarebbe stata la cosa più ovvia da fare, ma non avrebbe toccato le sue origini. Quella piccolina veniva da una famiglia davvero importante e meritava di conoscere tutta la storia. Inoltre non voleva che pensasse fosse il suo nuovo papà, era di Alian quell'appellativo. La portò a vivere nella sua casa modesta e iniziò ad osservarla. Quando Natasha iniziò a crescere Ivan notò le sue abilità: per esempio, quando giocava con le costruzioni, e riusciva ad afferrarle al volo prima che cadessero a terra con i suoi ottimi riflessi; o la facilità con cui batteva nelle gare di corsa i nuovi amici che si era fatta da poco; o la furbizia che usciva nei momenti più banali, come l'arrivare ad una mensola per prendere i biscotti negatile o il dover trovare una scusa per non aver fatto ciò che le era stato chiesto. Ivan, mentre la osservava, ripensò ad un vecchio progetto. Un suo amico gli aveva parlato di donne con capacità sovrumane, come l'invecchiamento rallentato o il sapersi difendere da sole, e si chiese se Natasha sarebbe stata adatta. Ma soprattutto se poteva prendere una decisione del genere. Ma si, avrebbe scritto al suo amico e avrebbe fatto un colloquio con quell'aggenzia, se poteva chiamarla cosi, e se alla piccola fosse piaciuta l'idea e il luogo avrebbero potuto provare. Il suo amico gli aveva detto che quelle donne, le Vedove Nere se ricordava bene il nome, avrebbero cambiato il mondo per sempre e pensò che fosse una cosa bella. Così prese carta e penna e iniziò a scrivere.

Natasha fu entusiasta quando Ivan le disse del suo piano. Per prepararsi a quel colloquio (alla fine avevano optato per quell'appellativo) indossò il suo nuovo vestitino preferito: un completo rosa cipria e un fiocchetto abbinato tra i capelli rossi. Uscirono di casa e si presero per mano. A chiunque li avesse visti sarebbero parsi come una famiglia felice, normale e con i soliti banali problemi, e non avrebbero mai sospetto del passato movimentato della piccola. Quando arrivarono al posto prestabilito nella lettera ne rimasero quasi delusi. Per essere un luogo in cui rendevano le donne migliori sembrava abbastanza squallido. Ma ne Ivan ne Natasha si fecero scoraggiare dall'aspetto minuto dell'edificio e entrarono. Dopo aver varcato quella soglia vennero accolti da una donna elegante con i capelli biondi raccolti in una crocchia.
"Benvenuti." Strinse la mano ad Ivan e poi si abbassò allo stesso livello della ragazzina dai capelli rossi.
"Ciao piccola, tu devi essere Natasha." Non era tanto piccola e non aveva ancora capito cosa ci fosse nel nome Natalia che non andava bene, ma fece di si con la testa. La donna bionda le stava simpatica.
"Perfetto, allora vi mostro il mio ufficio e dopo faremo un giro per far vedere a Natasha l'edificio." I due la seguirono continuando a guardarsi in torno e pensando che le pareti sarebbero state meno tetre con qualche quadro appeso su di esse. Entrarono in una piccola stanzetta. Era stretta, ma al suo interno erano riusciti a stiparci una scrivania e alcune sedie. La donna si sedette dietro la piccola scrivania mentre Ivan e Natasha si incastravano su due sedie davanti ad essa.
"Allora, credo voi conosciate già il programma Vedova Nera, ma lasciate che ve lo illustri per bene. Il nostro scopo è quello di svilluppare le capacità presenti in alcune donne per renderle migliori. Avranno riflessi ottimi, un invecchiamento rallentato, impareranno a ballare la danza classica e molto altro ancora. Abbiamo tutto ciò che ci serve, apparte delle ragazze dotate come la nostra Natasha qui presente." La bambina osservava la donna bionda con interesse. Aveva sempre desiderato imparare la danza classica, ma nella sua vecchia famiglia non gli era stato permesso. Mamma e papà avevano molto da fare già con i suoi quattro fratelli, non c'era davvero tempo per lei. Forse quella nuova piccola famiglia con Ivan non le dispiaceva poi tanto.
"I dettagli potrò spiegarglieli meglio più tardi. Nel frattempo vi porto un po in giro." Uscì da dietro la scrivania e Natasha sbuffò. Era stato davvero necessario fare tutta quella scena dell'ufficio se poi vi avevano passato appena due minuti? Non disse nulla dato che quel progetto le sembrava ottimo e non voleva rischiare di non essere presa.
Uscirono dal piccolo ufficio e sia Natasha che Ivan vennero condotti per tutto l'edificio. Videro la sala da ballo, una stanzetta carina piena di specchi e sbarre su cui potersi allenare, le stanze delle ragazze, in ogni cameretta vi erano due letti a castello circondati da pareti rosa e viola, la mensa, anch'essa non molto grande ma con abbastanza spazio per tutte le ragazze che Natasha pensava fossero presenti dopo aver contato i letti, e la sala ricreativa, era la più piccola di tutti ma aveva tanti libri e giochi con cui interagire. Finito il giro andarono all'ingresso. Natasha e Ivan si sedettero su due delle quattro sedie quando la donna glielo consigliò.
"Ecco tutto. Vi lascio qualche minuto per parlare. Per qualunque cosa mi trovate nel mio ufficio. Ovviamente non dovete scegliere subito, avete tutto il tempo che desiderate." Sorrise e Natasha sentì un brivido dentro di se. Non si lasciò scoraggiare però e domandò come mai non vi fossero le altre ragazze. La donna si inginocchiò davanti a lei e le diede una carezza sulla guancia prima di rispondere.
"Oh non preoccuparti cara. Le altre bambine sono fuori dato che oggi abbiamo organizzato una gita. Sono sicura che andrete molto d'accordo, sono tutte così carine e gentili. Proprio come te." Si alzò e lasciò Natasha e Ivan su quelle poltrone.
"Allora? Che te ne pare?" Domandò lui e la bambina sorrise.
"Sembra un ottimo posto. Ho sempre voluto imparare la danza classica." Ivan scese dalla sedia e si inginocchiò davanti alla piccola. Gli diede un buffetto sui capelli e gli concesse uno dei supi più bei sorrisi.
"Allora, che ne dici se torniamo da quella signora e gli diciamo le nostre intenzioni?" Natasha fece di si con la testa e, tenendosi per mano, andarono nel piccolo ufficio della direttrice.

Black WidowWhere stories live. Discover now