Capitolo 12

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Cinque giorni trascorsero davvero molto velocemente. Natasha passava le giornate in compagnia di Clint per cercare quelche traccia dell'eroe misterioso, e le notti a sfogliare giornali, avida di informazioni su Iron Man. Ad esempio gli ultimi luoghi in cui era stato avvistato o il fatto che non da molto avesse messo su una squadra di super eroi. A volte la Vedova si sorprendeva a pensare di scappare da tutto quel caos. In fin dei conti perché continuava a lavorare per il KGB? Perché non andava lontano? Perché non iniziava finalmente a vivere la sua vita? Ma prontamente allontanava quei pensieri. Non aveva posto dove andare, non dopo tutto il male che aveva causato.
Occhio di Falco del canto suo non si era mai lamento. La ragazza gli teneva nascoste molte cose, come per chi lavorava o esattamente quale fosse il suo scopo, ma piano piano la verità stava uscendo a galla. E Natasha non sapeva se era per l'effettivo bisogno di un amico, perché doveva conquistarsi la sua fiducia o perché al ragazzo iniziava a tenerci davvero. All'inizio l'aveva preso con se solo per non restare sola, ma a passarci intere giornate insieme si era accorta che la sua compagnia non era male. Si era anche quasi affezionata alle sue piccole abitudini, quando prendeva sempre un caffè dopo pranzo o quando voleva fare una pausa per mangiare qualcosa il pomeriggio. Eppure tutte le volte che pensava a lui scacciava prontamente quei pensieri. Tutte le persone a cui aveva voluto bene, James, i suoi genitori, Alexei (si perché in fondo nulla era colpa sua, e questo Natasha l'aveva capito), erano finite uccise o quasi. Non poteva permettersi di fare del male anche a quel ragazzo che era entrato come un terremoto nella sua vita e aveva iniziato a scuoterla, mostrandole che al mondo c'era la possibilità di scelta. Ma Clint non lo rendeva sicuramente un compito facile.
Una volta si era addormentata a terra mentre controllavano dei giornali insieme dato che era rimasta in piedi diverse notti. Quando si era svegliata però si era ritrovata nel suo letto. Una coperta era adagiata su di lei per non farle sentire il freddo e le scarpe le erano state sfilarte con molta gentilezza. In quel momento si era passata una mano sul viso e tra i capelli mentre il cuore le batteva forte. Da tanto tempo qualcuno non si prendeva cura di lei in un modo così dolce...ma non poteva lasciarsi distrarre, aveva una missione da finire entro due giorni e non aveva nulla. Mentre ancora ripensava a quella notte qualcuno bussò interrompendo la sua fantasia. Natasha si mise in piedi, prese la pistola che teneva nel cassetto della scrivania e si avvicinò alla porta. Guardò dall'occhiolino e vide che si trattava solo di Clint. Gli aprì, nonostante trovasse insolito l'orario della sua visita, e rimise l'arma al suo posto.
"Che ci fai qui?" Domandò con forse più cattiveria di quanta ce ne avrebbe voluta mettere. Lui si sedette, visibilmente agitato. Si passò una mano sul viso, la gamba che si muoveva irrequieta su e giù.
"Nat, credo che dovremmo parlare, seriamente però." La ragazza non era felice di perdere tempo, ma gli piaceva ascoltare la voce dell'arcere. Si sedette accanto a lui.
"Ok, allora parla."
"Io non ce la faccio più. Non riesco neanche ad immaginare come potrebbe essere uccidere Iron Man." La Vedova deglutì.
"Allora vattene, non c'è niente che ti trattiene." In un certo senso fece male pronunciare quelle parole. Non voleva restare da sola, non di nuovo.
"Una cosa c'è." Clint si voltò a guardarla. Era rimasto colpito da quella ragazza fin da subito. Con la sua determinazione, la sua forza e il suo fascino era riuscita a farlo innamorare in soli cinque giorni. E più passavano del tempo insieme più quel sentimento si faceva strada nel suo cuore. Probabilmente se Natasha glielo avesse chiesto, lui si sarebbe unito a lei nel bene e nel male. Ma non prima di combattere, non prima di poter dire di averci almeno provato. La Vedova del canto suo si sentì gelare sotto quello sguardo. Aveva pensato spesso alla fuga ultimamente, e ora Clint gli diceva che probabilmente c'era un modo. Se fosse davvero andata via ora, non sarebbe rimasta sola. E non gli sarebbe neanche dispiaciuta la compagnia dell'arcere. Lui girò anche il suo corpo in direzione della donna. Si azzardò a prenderle le mani e stringerle nelle sue. Natasha trattenne il fiato.
"Ascolta, so che ci conosciamo da neanche una settimana, eppure già non riesco a pensare ad una vita senza di te. Ti prometto che non ti lascerò se mi chiederai di restare, ma ti prego di pensare a tutte le opzioni. Vuoi davvero questo per il tuo futuro? Sei ancora in tempo per guardarti indietro e cambiare decisione, ma se finirai questa missione arriverai al punto di non ritorno." La ragazza avrebbe voluto dire molte cose, forse tutte le migliaia che le stavano passando per la testa in quel momento, ma si limitò s sfilare le sue mani dalla presa di Clint.
"Tu non mi conosci. Non sai le cose orribili che ho fatto, potrei già essere arrivata al un punto di non ritorno molto tempo fa." Lui le scostò una ciocca di capelli rossi dal viso.
"Non ti credo. Tu sei una persona buona a cui sono capitate cose cattive, e fidati quando ti dico che so cosa significa. Puoi ancora tornare indietro, ma devi fermarti ora."
"Vattene, lasciami sola." Natasha si allontanò da quel contatto fisico da tempo dimenticato e gli indicò la porta. Clint sospirò e ubbidiente fece come gli era stato chiesto. La Vedova si mise sul letto, le lacrime che minacciavano di uscire, da quanto non piangeva! Quella notte non avrebbe lavorato, ma sicuramente dormire non era un'opzione.

Black WidowHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin