Capitolo 5

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Yelena, ancora una volta, ebbe ragione. Durante il suo secondo potenziamento le persone si erano dimezzate dall'ultima volta e il dolore, nonostante fosse ancora terribile e ardente come fuoco, fece meno male. Dopo ogni potenziamento Alexei andava a trovare Natasha nella sua stanza. Lui era gentile e parlare era una cosa divenuta ormai spontanea, ma la Vedova Nera non riusciva proprio a vedere un loro futuro romantico. Aveva imparato a voler bene al auo futuro sposo, ma di certo non poteva dire di esserne innamorata. Non sapeva cos'era l'amore, non aveva mai avuto occasione per provarlo sulla pelle, ma sapeva che sicuramente non era quello che provava per Alexei. Tuttavia si rassegnò al suo destino, in fin dei conti esisteva un matrimonio combinato in cui entrambe le parti erano felici? Non credeva esistessero in gerenale matrimoni felici, combinati o no.
Anche Yelena l'andava a trovare. Si presentava quando aveva dei momenti di pausa tra un allenamento e l'altro. Ogni volta gli offriva una sigaretta, ma Natasha rifiutava sempre. Non sapeva se poteva considerare quella ragazza una sua amica, ma era la cosa più vicina ad essa che avesse mai avuto in tutta la sua vita.
Un giorno, quando la ferita era diventata ormai cicatrice e l'aria era talmente carica di fumo e silenzio che era diventata insopportabile, Natasha si schiarì la voce.
"Mi sposo." Yelena si voltò verso la ragazza stesa sul letto nel suo ultimo giorno di convalescenza. Non sembrava tanto sorpresa, come se fosse una prassi comune quella del matrimonio. Per Natasha non era così, ma ben presto imparò invece che quello era proprio il modus operandi del KGB. Yelena si spense la sigaretta sul palmo della mano senza storcere il viso neanche di un millimetro.
"Anche io sono sposata, in teoria. Come si chiama il tuo promesso? Il nome lo sai?" Natasha rimase un attimo sorpresa. Certo che sapeva il nome del suo futuro marito, non avrebbe mai sposato un perfetto sconosciuto.
"Certo, si chiama Alexei Shostakov ed è un pilota. Comunque dovremmo aspettare che diventi maggiorenne. Tuo marito invece chi è?" Yelena guardò fuori dalla finestra, come se quella conversazione la stesse annoiando a morte.
"Non ne ho idea, non lo ricordo. Come non lo ricorda quasi nessuna Vedova Nera. Mi hanno detto che il mio è morto ma non gli credo. Non mi lamento ovviamente, non mi interessa neanche sapere cosa gli sia successo. Tu come mai ricordi il suo nome? E lui sa come ti chiami?"
"Certo che lo sa, e lo ricordo perché non ho intenzione di sposare uno sconosciuto. È poi, non credo sia così terribile. È venuto a trovarmi spesso in questi ultimi giorni, credo che di me gli importi davvero."
"E a te importa di lui?" Yelena continuò a non gaurdarla e Natasha non rispose. Non lo sapeva. Ci aveva provato a pensarci, ma tutte le volte che quel pensiero la sfiorava, la testa le scoppiava. Il silenzio con Yelena non era imbarazzante come capitava con Alexei, con la ragazza era quasi piacevole.

*********

La cicatrice le bruciava ancora, ma non per questo la signora preside, come l'aveva chiamata una volta Yelena, le permise di saltare ancora gli addestramenti. A sentire la donna, non si allenava con il Soldato D'inverno da troppo tempo. Durante il loro secondo combattimento finì a terra molto prima del previsto, nonostante fosse un po più resistente grazie al potenziamento che aveva iniziato a dare i suoi frutti. Il soldato la colpì nel punto in cui la cicatrice era ancora fresca, e la ragazza non potè far altro che accasciarsi al suolo. Lui si sporse per aiutarla e le offrì la mano, ma una delle guardie intervenne impedendoglielo.
"Soldato D'inverno, non devi fraternizzare con le Vedove Nere, conosci le regole." Lui si tirò indietro da quel gesto umano e si mise sull'attenti.
"Si signore." Natasha si stupì, non sapeva neanche che fosse in grado di parlare. Ma forse quelle erano solo risposte pronte inseritegli nel cervello, come tutto il resto d'altronde. E, insieme alla sua voce, notò per la prima volta i suoi occhi. Erano di un azzurro spento, cupo e buio. Natasha si chiese come sarebbero stati alla luce del giorno, magari avrebbero potuto brillare di una luce tutta loro. E nonostante in quel momento fossero privi di quel luccichio che la Vedova si era immaginata, furono abbastanza potenti da impedirle di alzarsi dal pavimento per alcuni minuti. Qualcosa dentro di lei le disse che, molto probabilmente, quegli occhi l'avrebbe perseguitata ancora per molto tempo prima di potergli dare pace. Quando quel giorno, tornando nella sua camera, trovò la donna bionda ad aspettarla, si stupì. Di solito si faceva viva solo quando in gioco c'era qualcosa di veramente importante.
"Ben tornata Romanoff. Ci sono delle novità." Natasha rimase in piedi, ferma davanti alla preside invece seduta sul suo letto.
"Sai che noi osserviamo tutti i miglioramenti delle nostre Vedove Nere. Ebbene abbiamo deciso che sei pronta per affrontare la tua prima missione sotto copertura." Natasha sussultò impercettibilmente, stava aspettando quel momento da quando aveva messo per la prima volta piede nell'edificio del KGB. Doveva dirlo a Yelena il prima possibile. La preside le passò dei fascicoli.
"Caroline Adler, una donna dell'alta società americana. Tu e il Soldato D'inverno dovrete introdurvi nella Casa Bianca e eliminare il nostro soggetto. Jhon Tunner. Ha scoperto troppo e non possiamo rischiare." Natasha continuò a sfogliare i fascicoli, rimanendo comunque attenta alle parole della donna.
"È chi è questa Caroline Adler?"
"Sarà l'accompagnatrice da Sam Holler, il Soldato D'inverno. Sarai la sua copertura mentre lui compie il suo lavoro. Non dovrai fare molto, limitati a seguire gli ordini che sono scritti su quel foglio." La preside si alzò e, senza dire una parola, uscì dalla stanza, lasciando Natasha impegnata nella sua lettura.

Black WidowWhere stories live. Discover now