Capitolo 6

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James Buchanan Barnes, nato il 1925 a Shelbyville, Indiana, da un soldato e da una donna talmente poco rilevante che a malapena vi è il nome. Arruolato nell'esercito dopo la morte del padre non solo divenne un grande combattente, ma anche la spalla di Steven Grant Rogers alias Captain America. Durante gli anni della guerra erano conosciuti come Captain America e Bucky. Dato per morto dagli americani dopo una missione, venne preso dai russi con la speranza che nelle sue vene scorresse un po del tanto agognato siero del supersoldato. Ma quando non ne rilevarono traccia, decisero di utilizzarlo come arma programmata per uccidere e addestrare le nuove reclute chiamate Vedove Nere.

Una volta tornati in Russia, prendere il fascicolo non fu difficile per Natasha, la parte più complicata fu leggerlo. Allegati a quei file c'erano anche delle immagini a dir poco raccapriccianti. James, ormai poteva chiamarlo così, legato ad una sedia e circondato da uomini che lo stavano visibilmente torturando; lui chiuso dentro una capsula abbastanza grande da poterlo contenere, immerso in un liquido e palesemente addormentato; una foto dopo il suo incidente su quell'aereo, disteso su una barella, con dottori che lo osservavano e senza il braccio sinistro. L'ultima però fu quella che colpì di più Natasha: raffigurava un ragazzo della sua età, più o meno sedic'anni, ed era estremamente bello. Aveva un sorriso radioso, i capelli corti e curati e gli occhi, se quella foto fosse stata a colori, una tecnologia che ancora nessuno conosceva, sarebbero stati di un blu intenso. La ragazza ebbe una guerra interiore per alcuni giorni. Doveva mostrare a James quei fascicoli? Come avrebbe reagito il soldato? Ciò le fece perdere concentrazione, soprattutto durante gli allenamenti nella Stanza Rossa. Quando si ritrovava a combattere contro il Soldato D'inverno pensava a tutto tranne che a vincere. Più volte si ritrovò stesa a terra senza ricordarsi com'era finita li, talmente era immersa nei suoi pensieri. Neanche il potenziamento la rendeva più forte di quel soldato. Tuttavia notò con piacere che James iniziò ad usare meno forza con lei. Dopo ogni addestramento, prima che una guardia poteva avere il tempo di dividerli, lui allungava una mano per aiutare Natasha a rimettersi in piedi. Uno di quei giorni decise che mostrargli il fascicolo era la cosa più ovvia da fare. Non era giusto che non sapesse chi era, non ricordava neanche il suo nome! Così, dopo che si ritrovò a terra e che James le allungò la mano, Natasha ci mise un po troppa forza per rimettersi in piedi. Si ritrovò tra le braccia dell'altro in modo da poter sussurrare nel suo orecchio.
"Stanza 10. Sta notte. Ho trovato i tuoi dati."
"Ehi voi! Che state facendo? Vi sembra forse un incontro amichevole?" Una guardia si avvicinò e, con uno strattone, li fece allontanare l'uno dall'altra.
"Bene, allenamento finito." Prima che il Soldato D'inverno però fosse portato via, Natasha riuscì a vedere i suoi sfavillanti occhi azzurri.
Quando arrivò in mensa vide Yelena al suo solito tavolo. La ragazza si girò a guardarla quando entrò e Natasha ne approfittò per fargli un cenno con il capo e indicarle il bagno. Era il loro segnale per far capire all'altro che aveva qualcosa da dirle. Mangiò con calma e, circa dopo cinque minuti che Yelena era andata al gabinetto, Natasha la raggiunse. Riconobbe il cubicolo nel quale si era rifugiata l'amica grazie al fumo che usciva da sopra. Bussò nel loro modo speciale e Yelena le aprì la porta. Natasha si infilò al suo interno nel modo che le fu più veloce. C'era puzza di fumo, ma non ci fece caso.
"Ti sei mai innamorata?" Il tempo per i concenevoli non c'era. Yelena fece un sorriso spezzante e sbuffò una boccata d'aria grigiastra.
"Innamorata? E di chi mai potrei innamorarmi? Ho passato tutta la mia vita qui, non ho conosciuto uomini al di fuori di quelli che lavoravano per il KGB, e diciamo che non ci si può innamorare di uno come loro." Ma Natasha aveva bisogno di dare un nome a quei sentimenti. Se avesse tenuto ancora quei dubbi probabilmente sarebbe esplosa.
"Non ne hai mai sentito neanche parlare? Insomma, cosa si prova?" Yelena ignorò volontariamente quella domanda, entrambe conoscevano la risposta. Sorrise di nuovo, un sorriso strano questa volta.
"Cos'è successo? Stai per caso provando qualcosa per Alexei? Ti prego non dirmi questo Nat, non puoi innamorarti di uno come lui. Quelli ti usano solo. Credi davvero che alzerebbero un dito per te, per una sola di noi? No, siamo degli esperimenti, sacrificabili se vogliono. Quindi non venire a dirmi che ti stai innamorando perché..." ma Yelena non finì la frase. Aveva iniziato ad alzare la voce e aveva buttato nel cesso la sua sigaretta. Era uscita come una furia lasciando una Natasha confusa in quel cubicolo. No, non si trattava di Alexei. Da quando aveva letto i fascicoli del Soldato d’Inverno non riusciva più a vedere il suo futuro sposo allo stesso modo. Non riusciva a non dargli almeno un po la colpo per quello che era successo a James. E il non capire perché ci tenesse tanto la stava uccidendo. Con Alexei si era trovata bene all'inizio, cosa non facile da trovare nel KGB, ma con quel soldato era diverso. Forse era stata quella foto di Bucky Barnes, un uomo, o ragazzo a quell'epoca, che Natasha non aveva avuto il privilegio di conoscere, a farle cambiare prospettiva. In fondo quella era la prova schiacciante che prima anche lui avesse avuto una vita con una famiglia e degli amici. E questo li faceva sembrare così uguali poiché anche lei era stata strappata ingiustamente alla sua vecchia vita. O forse a farle battere il cuore era stata l'innocenza dipinta su quel volto tanto giovane. Un'incenza che non ci si aspetta da un ragazzo pronto alla guerra. Se ne vergognava, ma quella era l'unica immagine che aveva sottratto al fascicolo.

Black WidowWhere stories live. Discover now