Capitolo 19

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Natasha si svegliò legata ad una sedia. Non riusciva a credere che la sua missione fosse finita in quel modo. Erano talmente familiari quella stanza e quelle catene che un brivido le percorse la schiena. Abbassò la testa, nonostante venne travolta da un capogiro, a causa della vergogna. Come poteva essersi fatta catturare? Il sangue che le usciva dal naso le bagnò le labbra e un sapore ferroso le si disperse in bocca. Sentiva dolore ovunque: le catene che sfregavano sui suoi polsi le stavano procurando dei lividi; non si sentiva più le gambe e i piedi; si sentiva la faccia come se fosse gonfia e più ingombrante del normale. Il rumore della porta la fece sobbalzare, provocandole un dolore sordo alle costole.
"Bene bene bene, chi si rivede! Natasha Romanoff, da quanto tempo!" La voce fin troppo familiare prese una sedia e si accomodò davanti alla Vedova. Non si azzardò ancora ad alzare la testa.
"Sai, ultimamente ho sentito parlare un sacco di te. San Francisco, davvero un posto ottimo in cui cominciare una nuova vita. Certo, non avrei mai immaginato che una Vedova Nera potesse comportarsi come un eroe, ma a quanto pare tu ci credi parecchio. Spero che i tuoi nuovi amichetti non sentiranno la tua mancanza quando sarai tornata nella tua vera casa." Natasha sollevò lo sguardo solo a quel punto e si premurò si sputare davanti ai piedi di Strucker. L'uomo scoppiò a ridere. Afferrò il viso della ragazza, in modo che il sangue coagulato su di esso potesse luccicare alla fioca luce della stanza.
"Non vedo l'ora di divertirmi con te bambina." La Vedova scosse la testa in modo che potè sfuggire dalla presa del barone. Strucker si alzò e andò verso la porta di ferro, l'ombra del sorriso ancora sul volto.
"Stammi bene." Uscì e al suo posto si fecero avanti tre guardie.

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Natasha ricordava che una volta quelle guardie le aveva chiamate soldati perché erano sempre pronti a eseguire gli ordini. Ricordava che un soldato vero lei l'aveva conosciuto e, ora che ci pensava, non era poi tanto diverso dagli scagnozzi del barone. Ricordava che in quel luogo aveva imparato la danza classica. Era incredibile come, per quelli del KGB, era importante che le Vedove imparassero a ballare. Forse Natasha non ci aveva mai fatto caso, ma quell'abilità l'aveva salvata molte volte; il coordinamento delle braccia e delle gambe era stato fondamentale in alcune battaglie. Quindi, nonostante non lo volesse con tutto il cuore, in fondo doveva ringraziare quei mostri per averle salvato la vita. Era incredibile come fossero riusciti ad aiutarla e a rovinarla contemporaneamente. Avrebbe voluto urlare, ma proprio la voce non le usciva dalla gola. Sentiva il sapore ferroso anche nella bocca, ed era sicura che se avesse sputato a terra, ne sarebbe uscito un grumo rosso sangue. Le faceva male perfino respirare. Tutte le volte che il ventre prendeva aria, le costole incrinate si lamentavano e dibattevano dentro di lei. Le corde, a forza di stridere sulla sua pelle, l'avevano resa rossa e infiammata, e il minimo movimento bastava per farla gemere. Strucker era stato di parola, spietato e crudele come sempre.
Il rumore della porta la portò alla realtà di nuovo. Il barone entrò e si accomodò sulla sua solita sedia. Due uomini erano ai suoi fianchi, tra le mani stringevano delle sbarre di ferro con la punta incandescente. La Vedova rise sprezzante, mettendo in mostra i denti macchiati di sangue. Anche in quelle condizioni però, i capelli sporchi, la faccia gonfia e stanca, c'era qualcosa che le conferiva ancora la sua bellezza.
"Davvero sbalordita!" Disse sarcastica.
"Quanti hanni sono stata via da questo inferno? Cinque? Più? Meno? Che importa? Siete rimasti indietro però con le tecniche per torturare le persone. Che c'è? Avete perso il tocco?" Uno schiaffo le volò su viso. Non bastò però a farla stare zitta.
"Mettermi la testa nell'acqua per farmi parlare? Banale! Picchiarmi a sangue? Noioso! E ora? Metallo incandescente sulla pelle? È passato di moda!" Strucker posò le mani sui braccioli della sedia della Vedova. Il viso a pochi centimetri dal suo. Natasha notò che negli occhi dell'altro luccicava una luce maligna.
"Tu parli troppo. Non preoccuparti bambina, abbiamo delle nuove tecniche per farti parlare che non vediamo l'ora di mostrarti. Divertiti." Si allontanò dalla ragazza e passò la spranga di ferro incandescente a uno dei due soldati. La porta venne spalancata e poi richiusa con uno stridulo e sinistro cigolio. La guardia con in mano l'arma gli si avvicinò mentre quell'altra le tirava su la maglietta. Si preparò al peggio.

Black WidowWhere stories live. Discover now