Capitolo 21

60 5 10
                                    

A volte Natasha si chiedeva perché la vita non le poteva sempre andare liscia. Solitamente quando le cose le andavano bene per un certo periodo di tempo, erano destinate a crollarle addosso da un momento all'altro. E quella volta non fu da meno. Il progetto di Fury chiamato i Campioni di Los Angeles non andò a buon fine e si trovarono costretti a sciogliere il gruppo; Matt era impegnato in qualche missione che riguardava Karen Page e la relazione che era nata tra i due; Clint non si era più fatto vivo alla Torre da quando aveva saputo del suo ritorno, a volte scriveva a qualcuno, ma a Natasha non arrivò mai una lettera; perfino Steve sembrava più indaffarato del solito e quelle rare volte che si fermavano a parlare per i corridoi lui sembrava assente, che ci fosse qualcosa che gli metteva agitazione era evidente. Ma Steve Rogers era un uomo caparbio, un soldato testardo, e di parlare dei suoi problemi proprio non ne aveva voglia. Così Natasha, la quale non era ancora tornata al suo vecchio appartamento, spesso si trovava a vagare per la Torre tutta da sola, nella speranza di trovare qualcosa con cui ammazzare il tempo. A volte c'erano delle missioni, ma erano talmente semplici che le concludeva solitamente in mezza giornata. Certo, tra i corridoi passava sempre Stark, ma si limitavano ad un saluto formale. Anzi, quando potevano fingere di non vedersi, ne approfittavano per non scambiarsi neanche quel
"Ciao". Non avevano ancora superato molto bene ciò che era accaduto durante il loro primo incontro. Per la prima volta in quella Torre si sentiva sola.
Almeno fino ad un giorno che, non volendo, si ritrovò ad origliare una conversazione di Fury. Natasha era andata a cercarlo per dirgli che magari, dato che ultimamente non era molto richiesta, sarebbe potuta tornare a casa sua. Ma proprio mentre stava per aprire le porte, si bloccò. Nick stava parlando al telefono. Scosse la testa, si disse che era sbagliato e probabilmente sarebbe andata via, se solo non avesse udito il nome di Karen Page.
"Cosa diavolo sta combinando Murdock?!...E perché mai?...Dove si trova in questo momento?...No, non ho idea di chi sia Karen Page...Mysterio? Una bambina che sarebbe...l'Anticristo? Ti prego dimmi che ho capito male...Oddio...Si, richiamami appena puoi. E fammi avere notizie che la situazione non promette nulla di buono." Natasha si allontanò dalla porta prima che Fury potesse vederla. Dire che era confusa per ciò che aveva udito era poco, non aveva compreso una solo parola. Per scoprire qualcosa di più c'era una solo cosa da fare.
Solitamente alla Vedova non piaceva immischiarsi in affari che non la riguardavano, ma quella volta, dato che non aveva nulla di più importante a cui pensare e che riguardava Matt, era diverso. Si mise al pc nella sua camera e iniziò a fare delle ricerche. Era stata una spia, sarebbe stata in grado di trovare un fantasma in un mondo di vivi, così non fu difficile avere dei riscontri su quella ragazza. Rimase davvero impressionata quando si accorse del tipo di donna di cui Matt si era innamorato. A quanto sembrava era un'attricetta di poco conto che aveva girato un paio di film a Los Angeles ma che poi, non riuscendo a saldare i suoi debiti creatisi nel giro dell'eroina dov'era caduta, aveva iniziato a vendere filmini pornografici in Messico. Alla fine era tornata a New York cercando di rintracciare Matt solo dopo che ebbe commesso un errore fatale: di fatti, avendo ancora problemi di denaro, era arrivata a scambiare l'identità di Devil per un po di droga. Natasha chiuse il computer, scioccata da quella storia. Alla fine Karen era riuscita a rintracciare Matt e a disintossicarsi finendo a fare la speaker. Il suo paragrafo su Internet si concludeva con una foto di lei che, tornata a vivere a Los Angeles, aveva scoperto di avere l'AIDS. Anche se non c'era scritto da nessuna parte, la Vedova sapeva che tra quella donna e il suo ex vi era qualcosa. Dopotutto lui aveva lasciato tutto per andare a fare qualcosa di importante e sospettava che c'entrasse qualcosa con Karen Page. Decise di tornare da Fury, aveva la sensazione che il suo amico si fosse cacciato in un guaio più grande di lui.

"Romanoff, sai meglio di me che non posso affidarti questa missione. Ci sono problemi più importanti da affrontare in questo momento. Ho già mandato qualcuno ad aiutare Murdock, tu..."
"No Fury, mi dispiace ma non svolgerò per te nessuna missione se non mi permetterai di aiutare Matt. Lui c'è sempre stato per me, ora sono io che lo devo salvare." Nick ci pensò un minuto o due, camminava irrequieto per la stanza mentre Natasha contava il passare dei secondi con il piede sbattuto leggermente sul pavimento. Alla fine l'uomo si schiarì la voce.
"Vedova, questa non è una di quelle missioni in cui servono i muscoli o le tue capacità fisiche. Certo, faranno comodo, ma Mysterio è un nemico che non hai mai combattuto. Lui gioca sulle tue paure, ti confonde qui dentro" e si toccò la fronte con un dito.
"Dovrai dimostrare di saper essere forte anche psicologicamente, credi di esserne in grado?" Natasha fece finta di pensarci, ma sapeva già la risposta: per anni era stata sottoposta a test sia psicologici che fisici, tutte le volte che era stata torturata senza impazzire; o quando, durante l'inverno, la facevano dormire in pantaloncini corti per abituarla al freddo.
"Si, credo che sarò in grado di affrontare il tutto." E lo sapeva davvero.
Così, dopo pochi preparativi, si ritrovò in un aereo privato, pronta a viaggiare verso Matt Murdock. Le venne spiegata meglio la situazione: sapeva già della vita di Karen Page, ma finse di apprendere solo in quel momento tutta la verità; Devil si stava prendendo cura di una bimba e Mysterio, sapendo ben approfittare delle situazioni, aveva manipolato la mente del ragazzo e quella di Page; aveva fatto credere ai due che fosse stata proprio quella piccola bambina a far ammalare Karen e l'eroe, seguito a ruota dalla compagna, era sicuro che fosse l'Anticristo. E Natasha, più ascoltava quella versione della storia, e più le sembrava impossibile che fosse tutto vero. Conosceva Matt, lo conosceva bene, era un uomo forte, non si sarebbe mai fatto influenzare dalla presenza malvagia qual era Mysterio.
"E..." non sapeva davvero cosa dire.
"Ed io cosa posso fare per far tornare tutto al proprio posto?" Fury, che la stava accompagnando ma che presto sarebbe tornato indietro, era silenzioso nel suo sedile. Si teneva le mani sotto al mento, come se la sua mente stesse elaborando innumerevoli piani. Un altro uomo di cui la Vedova non conosceva il nome, sussurrò quello di Nick un paio di volte, come per mettere in evidenza che la domanda fosse stata indirizzata a lui. Lui alzò lo sguardo e si schiarì la gola.
"Per il momento ti portiamo da Daredevil, sono sicuro che troverai il modo." Tornò nel suo silenzio e Natasha smise di fare domande, era evidente che non volesse parlare.

Dopo che furono atterrati, Natasha si ritrovò in una città sconosciuta completamente da sola. Era una senzazione nuova, come lei c'era sempre stato qualcuno: quando aveva deciso di prendere in mano la sua vita, Clint era al suo fianco; quando era scappata con Matt a San Francisco appunto, era in compagnia; perfino nel freddo buio del KGB aveva avuto accanto Yelena (e per un momento le tornarono in mente le sigarette; il bussare alla porta del bagno; una ragazza dai capelli biondi con sempre la risposta pronta; ma anche lo sguardo gelido che Belova le aveva lanciato durante uno dei loro ultimi incontri; il modo brusco con cui l'aveva allontanata nel corridoio; il tono con cui aveva pregato i superiori di non affidarle la missione riguardante Iron Man, ma di darla a lei, lei che sapeva bene cosa fare). Natasha rabbrividì per un momento prima di bussare alla porta davanti la quale era stata lasciata. Rimase immobile mentre il rumore secco del suo pugno contro il legno le rimbombava in testa. Nessuno venne ad aprire e la ragazza iniziò a preoccuparsi. Certo, Matt poteva benissimo essere uscito a comprare qualcosa da mangiare; certo, magari era intento a fare una passeggiata per la città; ma il sospetto che qualcosa non andava si impadronì della Vedova. Girò attorno all'edificio finché non individuò una scala antincendio. Guardò meglio il palazzo, si fece due conti, e capì perfettamente dov'era l'appartamento del suo amico. Bussò anche alla finestra sussurrando inutilmente il suo nome un paio di volte. Sapendo di dover entrare a tutti i costi, decise di forzare la serratura e intrufolarsi all'interno. Si ritrovò in un salotto mal illuminato, con le tende stropicciate e qualcosa che la rendeva inquietante. Anche il resto della casa metteva i brividi nello stesso modo. Camminò lentamente cercando di non far rumore, quando sentì un gemito soffocato provenire da quella che doveva essere la camera da letto. Si avvicinò lentamente e guardò all'interno, temendo che potesse esserci qualche ospite indesiderato. Ma vi trovò solo una figura curva su se stessa, con il volto sepolto nelle mani e il corpo scosso da brividi. I capelli neri erano appiccicati alla fronte e benché non potesse vedere i suoi occhi, Natasha era sicura che fossero rossi e gonfi di pianto. Si precipitò vicino a quella figura che conosceva bene e posò una mano sulla spalla del ragazzo.
"Matt! Ma che ti è capitato?" Lui posò la guancia sul petto di lei, la quale lo cinse in un abbraccio confortevole. La ragazza non riusciva a capire cosa fosse successo, ma aveva un presentimento, un brutto presentimento.
"Va tutto bene?" Lui si tirò a sedere passandosi la manica della felpa sugli occhi cechi.
"No, non va bene niente! Sono stato uno sciocco! Sono caduto nella trappola di Mysterio e mi sono fatto fregare! Non sono degno di essere chiamato eroe. Non sono riuscito neanche a salvarla." Si fermò facendo un respiro profondo.
"Non devi raccontarmi nulla se non vuoi. Io sono venuta per aiutarti, mi serve solo sapere le informazioni principali. Poi..." Matt la bloccò con una mano.
"È tutto finito Nat, non c'è più nulla da fare. Mysterio è sparito, Karen si è messa davanti a me per proteggermi ed è morta." Si alzò e andò alla finestra, forse per sentire il rumore delle auto o la puzza dello smog, sicuramente non per guardare il cielo. Natasha gli si affiancò.
"Non puoi vedere, ma rutta la città è in lutto per la sua morte. Il cielo e grigio e nuvoloso, non ci sono bambini che corrono per strada, nessuno ride. Non lo conosciuta, ma so che doveva essere una brava persona per aver conquistato il tuo cuore." Lui sorrise appena, scuotendo la testa.
"Non è vero. Ti conosco Natasha. So che avrai cercato informazioni su di lei su Internet, e so anche che ciò che c'è scritto non è nulla di buono. Ma Karen era speciale davvero. Avrei voluto fartela conoscere." Rimasero immobili, così, la Vedova a guardare il mondo triste attorno a loro e Matt a sprofondare nel proprio dolore.

Black WidowWhere stories live. Discover now