Capitolo 3.

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Il mattino seguente alla grande notizia, iniziò in modo totalmente diverso per Newt.
Il pomeriggio precedente, dopo aver spostato tutte le sue cose nel nuovo ufficio, passò la sera a parlare con Brenda dentro il suo appartamento, mentre bevevano qualcosa mangiando la cena ordinata dal ristorante cinese vicino casa. Lei era stata contentissima della grande opportunità che gli era stata data, ma era preoccupata per la sua sanità mentale. Newt aveva già iniziato a preoccuparsi, a domandarsi cosa avrebbe dovuto fare per non mandare tutto all'aria. Si sentiva in soggezione, aveva paura di non essere all'altezza di quel compito così grande.
Nonostante questa tremenda paura che si portava sulle spalle dal pomeriggio, era riuscito comunque a godersi la serata, estremamente felice per quel grandissimo cambiamento. Grazie a quel sostanzioso aumento sarebbe potuto andare a vivere in un appartamento più grande, magari più vicino al lavoro.

La mattina seguente però, non fu così felice. Si svegliò tardi, con un dolore alla testa che martellava insistentemente. Non ebbe nemmeno il tempo di prendere un caffè o di fare colazione, perché nel caso in cui si fosse fermato anche solo un secondo, avrebbe perso la metro e fatto tardi al suo primo nuovo giorno di lavoro.

Dopo aver infilato i pantaloni e la camicia, e solo dopo aver recuperato la giacca dalla sedia in cucina, uscì di casa, tenendo tra le mani la sua valigetta e le mille cartelle che avrebbe dovuto portare a lavoro. Chiuse casa e si diresse a passo svelto verso la fermata della metro, che fortunatamente non era troppo distante da casa sua.

Non appena fece l'ultimo scalino, vide la metro fermarsi. Si buttò a capofitto su una delle porte che parve meno piena, finendo lo stesso attaccato alla portiera, con la valigetta che gli spingeva sullo stomaco, togliendogli il fiato.

Solo dopo due fermate, la metro si liberò un po', concedendogli di sedersi vicino a una bambina piccolissima, che giocava con una bambola. Vicino a lei c'era quella che probabilmente era la madre, e sorrideva guardandola ridere.

La bambina poi, si girò verso Newt indicando il suo volto e ridendo ancora più forte.
Newt aggrottò le sopracciglia, non capendo cosa avesse da ridere. Si voltò poi verso il vetro opposto al suo, notando il lato della bocca sporco di dentifricio, ormai secco, e i capelli completamente spettinati che lo facevano sembrare un leone.

D'istinto si pulì subito la bocca con il dito, per poi cercare di sistemare la situazione capelli, per quanto possibile.
Ringraziò mentalmente che le fermate fossero finite e che fosse arrivato il suo momento di scendere; si sarebbe risparmiato altre risate per la sua condizione.

Nonostante la metro fosse vicina al lavoro, continuò a correre, ormai impaurito dal ritardo che avrebbe potuto fare per chissà quale disgrazia. Entrò nell'edificio dieci minuti prima che il ritardo scattasse. Firmò il cartellino senza aspettare Brenda e salì sull'ascensore, rilassandosi solo quando le porte si chiusero.

Si girò come faceva sempre, specchiandosi e notando tutte le cose per cui l'aveva preso in giro la bambina. Aveva i capelli arruffati, a causa della corsa e al fatto che sentiva ancora il cuscino sul viso. Non era riuscito a passare il filo di correttore che metteva sempre sotto le occhiaie per sembrare più vivo, quindi il suo volto era spento e cupo. Aveva ancora dei piccoli residui di dentifricio sulla guancia, che cercò di togliere con un po' di saliva e con il pollice.

Poco prima che le porte dell'ascensore si aprirono, prese il telefono scrivendo un messaggio a Brenda, avvertendola che non sarebbero saliti insieme quella mattina. Successivamente uscì dall'ascensore, ritrovandosi davanti il suo reparto. Aprì le porte e salutò tutti, come faceva sempre, ricevendo sorrisi da chi era felice per lui e occhiatacce da chi invece avrebbe voluto essere al suo posto.
Cercò di non pensarci e si diresse verso il suo ufficio, aprendo la porta che aveva chiuso a chiave la sera prima.

Couture. || Newtmas Where stories live. Discover now