Capitolo 16.

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Da quel pomeriggio passò una settimana, durante la quale provarono a recuperare un po' del loro rapporto. Newt, dopo quella lunga conversazione, sembrò stare meglio. Sapeva di non essere completamente sicuro della scelta che aveva fatto, perché la paura di stare nuovamente male lo terrorizzava, ma allo stesso tempo stare con Thomas gli faceva bene al cuore. Aveva ricominciato a ridere, provando per la prima volta dopo tempo un calore intorno al petto che si era congelato nell'ultimo mese. Avevano iniziato a conoscersi meglio, a conoscere ogni sfaccettatura l'uno dell'altro, lasciando stare ciò che era successo tra loro, dimenticando il sesso e i giochi sessuali che un tempo amavano fare.

Thomas era totalmente cambiato, non aveva alcun tipo di approccio nei suoi confronti, se non qualche abbraccio che proprio non riusciva a evitare, qualche stretta di mano quando camminavano o erano al bar. Newt ci provava con tutto sé stesso a fidarsi, e nella maggior parte del tempo ci riusciva, ma quando i ricordi del dolore tornavano, diventava nuovamente la fredda lastra che era stato in passato. Thomas se ne accorgeva subito e gli sorrideva, eliminando ogni contatto non volendo forzarlo.

In quella settimana si videro tutti i giorni, perché Thomas si offrì per aiutarlo con il trasloco e Newt accettò con un grande sorriso. Passarono il giorno dopo del loro chiarimento a impacchettare tutta casa, catalogando ogni scatolone con delle scritte in modo tale da distinguere cosa ci fosse all'interno. Fortunatamente nei giorni passati Newt si era portato avanti, ed erano già a buon punto dopo solo una mattinata.

"Hai finito gli scatoloni Newtie?" Chiese Thomas verso le sei del pomeriggio, quando rimaneva poco e niente da impacchettare.

"Ce ne sono altri due in camera ma poi sono finiti. Quando hai fatto chiami una ditta di traslochi? Così domani si vengono a prendere tutto" disse Newt, staccando un pezzo di scotch con i denti, per poi chiudere l'ennesimo scatolone.

"Non preoccuparti, ti mando il camion dell'azienda domani mattina" rispose Thomas, tornando in salone.

"Quanto ti devo?" Chiese Newt, prendendo poi il portafoglio, che gli venne subito strappato dalle mani e buttato sul divano.

"Non fare lo stupido" gli disse, mentre metteva le cose rimanenti dentro gli ultimi scatoloni. Newt sorrise, per poi aiutarlo a finire.

Quella sera andarono a cena fuori, parlarono di tutto e Thomas ascoltò per la prima volta Newt parlare, senza fissargli le labbra voglioso di saltargli addosso. Lo ascoltò con attenzione, pensando a quanto potesse essere stato fortunato. Gli chiese di più sulla sua vita, innamorandosi di lui a ogni parola, a ogni sospiro e a ogni sorriso.

Lo riportò a casa solo dopo essersi assicurato che avesse finito la cena, ancora preoccupato per la sua situazione fisica.

"Allora buonanotte" gli disse, scendendo dalla macchina e raggiungendolo dal lato del passeggero. Newt si appoggiò alla portiera ormai chiusa, guardandolo negli occhi.

"Ci vediamo domani?" Continuò Thomas, avvicinandosi di poco a lui, arrivando quasi a stare tra le sue gambe. Gli prese i fianchi con le mani e strinse leggermente, senza mai smettere di guardarlo.

"Mi vieni a dare una mano?" Chiese Newt, portando una mano sul suo collo, massaggiando la pelle calda.

"Certo, arriverò insieme al camion e andremo insieme a casa tua così iniziamo a sistemare e dopodomani tornerai a lavoro. Vero?" Chiese Thomas speranzoso, voglioso di rivedere Newt in ufficio più di ogni altra cosa.

Il biondo annuì con un sorriso sulle labbra, non riuscendo a capacitarsi di come potesse essere cambiato tutto in così poche ore. Poco tempo prima era a casa, a disperarsi per il dolore, per la delusione e per averlo perso, e ora erano di nuovo insieme in un modo che non avevano mai provato ma che amava alla follia.

Couture. || Newtmas Where stories live. Discover now