Capitolo 8.

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Il rumore della palla da biliardo a contatto con la stecca risuonò nella stanza, creando un eco che andò ad affievolirsi letamente, seguito subito dopo dalla risata di Thomas, che era appena andato in vantaggio.

"Mi hai distratto con questa storia, non vale" disse un ragazzo davanti a lui. Aveva i capelli neri, tirati su in un ciuffo morbido. Gli occhi tirati verso l'esterno, in una forma puramente asiatica. La pelle era liscia e sembrava quasi abbronzata. Era Minho, il suo migliore amico. Si erano conosciuti al college qualche anno prima, e da lì non si erano più separati, nonostante le strade diverse.

Minho era figlio di un importante imprenditore che possedeva moltissimi circoli di golf in giro per l'America. Lui aveva seguito le orme del padre, appassionato a quello sport e fiero di poter collaborare nell'azienda familiare che molto presto sarebbe stata sua.

Nonostante le ideologie completamente diverse, le passioni opposte e i lavori lontani, Minho e Thomas non smisero mai di sentirsi, di vedersi o anche solo di pensarsi. Erano l'uno la parte più importante dell'altro. Quando erano insieme, non dovevano più essere gli imprenditori ricchi e di successo che interpretavano ogni giorno, erano solo Thomas e Minho, due ragazzi del college che insieme ne avevano combinate di tutti i colori.

Quella sera si ritrovarono, dopo un mese, a casa di Thomas per una cena come ai vecchi tempi. Ordinarono tre pizze giganti che mangiarono sulla terrazza, guardando la partita di basket in tv; successivamente passarono nella sala hobby, dove iniziarono la loro maratona di biliardo, che li avrebbe sicuramente portati a discutere su chi fosse il miglior giocatore di tutta New York.

"Si certo, ora è colpa mia" rispose Thomas, dandogli una spinta, per poi spostarsi per passare il gessetto sulla punta della sua stecca.

"Sei un cazzo di dominatore Thomas, certo che mi hai distratto" disse Minho, facendo scoccare la stecca su una delle palline, senza farla entrare in buca.

Thomas rise, battendo a terra la stecca, cercando di capire quale pallina gli convenisse tirare.

"Devi dirmi altro, com'è successo, chi è, raccontami tutto" disse Minho, aspettando che finisse il turno di Thomas, che continuava a imbucare.

"È un mio dipendente, è il capo direttore delle copertine. Si chiama Isaac Newton, ma si fa chiamare Newt. Che altro vuoi sapere" disse Thomas, continuando a giocare, per poi finire il turno alzando il busto e tornando dritto, guardando negli occhi Minho, che era sempre più scioccato.

"Come è successo, non mi hai parlato di nessuno dei tuoi dipendenti, nemmeno dei pochi che conosci, da dove salta fuori?" Chiese Minho, provando a imbucare, invano.

"Il suo vecchio capo reparto si è trasferito in Italia e avevo urgente bisogno di qualcuno che lo sostituisse e lui me lo ha raccomandato, dicendomi che nessuno più di lui era tanto efficiente in quel reparto e gli ho fatto una promozione" disse Thomas, ripensando ai momenti passati e a come tutto tra loro avesse preso una piega totalmente inaspettata.

"Thomas, okay, ma dal fare una promozione a un dipendente al diventare il suo dominatore deve essere successo qualcosa, no?" Chiese Minho, continuando a giocare ma senza concentrarsi, troppo interessato a quella storia.

"L'ho convocato nel mio ufficio e quando l'ho visto sono impazzito. Nessuno mi aveva mai fatto un effetto così grande. Sembrava fosse arrivato una angelo nel mio ufficio, era totalmente perfetto. Minho tu mi conosci, amo il sesso in ogni sua forma ma mai nessuno mi ha eccitato come lui. Solamente parlando, con il suo accento britannico, ti giuro" disse, roteando gli occhi come se avesse appena odorato l'odore più buono della sua vita, che probabilmente in quel momento erano i ricordi.

Couture. || Newtmas Where stories live. Discover now