Capitolo 4.

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"No aspetta ripeti, è veramente successo quello che mi hai appena raccontato?" Chiese Brenda, bevendo la bevanda calda dalla tazza che aveva davanti.

"Esattamente come te l'ho detto Brenda, mi è totalmente saltato addosso" disse Newt, con il sorriso sulle labbra, mentre addentava la sua ciambella del mercoledì, nel bar che amava insieme alla sua migliore amica.
Ci andavano ogni mercoledì da quando la loro amicizia era stata consolidata. Era un bar in pieno stile newyorchese, situato all'angolo della strada per andare a lavoro, a cinque minuti dall'ufficio. Avevano fatto amicizia con tutti i camerieri, tanto da essere riusciti a farsi fare una fedelity card, dove raggiunti i cento ordini avrebbero avuto due cene in omaggio.
"E com'è stato? Raccontami tutto voglio sapere. Non l'ho mai visto dal vivo e tu ci hai addirittura scopato! Nel suo ufficio! Pazzesco" disse lei, tagliando un pezzo di pancake al cioccolato per poi portarlo alla bocca.

"Non mi pare il caso di dire i dettagli in un bar, ma posso solo dirti che è stato il sesso migliore della mia vita. Ma la dinamica è stata strana. Ha deciso tutto lui, voleva solo che io obbedissi agli ordini, come se non lo facessi già tutti i giorni da anni cercando di essere scelto per la copertina del mese" disse Newt, bevendo il suo caffè latte con un po' di cannella.

"Non mi interessa che siamo in un bar, parla sottovoce e racconta tutto" rispose lei, continuando a mangiare.

Newt sbuffò, iniziando subito dopo a raccontare ogni minimo dettaglio della sera prima, specificando anche le parole che si erano detti. Nel raccontarlo arrossì un po', ancora ipnotizzato da così tanta bravura.

"Newt, io credo che lui abbia voluto tipo, sottometterti" disse Brenda, guardandosi intorno accertandosi che nessuno li stesse ascoltando.

"Sottomettermi? Come suo schiavo tipo?" Chiese lui confuso, addentando l'ultimo pezzo di ciambella sempre più incuriosito dalla sua teoria.

"Non come un vero e proprio schiavo, ma come un vero e proprio sottomesso. Voleva che tu facessi tutto quello che ordinava, ti ha detto che avresti dovuto essere sempre disponibile per ogni esigenza. Probabilmente ha quel tipo di feticismo alla 50 sfumature" disse lei ridendo subito dopo, lasciando Newt a bocca aperta.

"Non voglio essere Anastasia" disse Newt, buttando il fazzoletto con cui si era appena pulito il viso nel piatto, con fare arrabbiato.

"Dai andiamo a lavoro, il tuo signor Grey ti sta aspettando" disse lei, continuando a ridere e beccandosi una spinta leggera che la fece barcollare di poco.

Newt, nonostante quel discorso lo avesse divertito molto, iniziò a ragionare. E se effettivamente Thomas volesse fare di lui il suo oggetto sessuale? Gli sarebbe andata bene come decisione? Avrebbe detto di sì? Gli sarebbe piaciuto? Quando avrebbero fatto un'altra cosa così? Non aveva risposte certe a queste domande, ma quello che sapeva con certezza era che una parte profonda di lui, sperava sarebbe successo molto presto.






Thomas, quella mattina, si svegliò tardissimo e con un mal di testa martellante, ed era certo che non sarebbe passato da solo. Perciò, non appena riuscì ad alzarsi, si diresse a passo lento verso il mobiletto delle medicine, prendendo un'aspirina che sicuramente lo avrebbe salvato.

Aveva passato l'intera notte a pensare a quel Newt di cui ormai era ossessionato. Avrebbe voluto averlo vicino, per baciarlo e toccarlo ogni secondo della giornata. Da quando i suoi occhi avevano memorizzato il suo volto, i suoi ormoni erano impazziti. Era sempre più assetato di lui, del suo odore, della sua voce, delle sue labbra ma soprattutto del suo corpo. Il suo corpo era l'eroina più potente che avesse mai provato. Non riusciva a farne a meno. Aveva bisogno di averlo vicino sempre, di sapere cosa faceva e con chi era.

Couture. || Newtmas Where stories live. Discover now