06- Il Passato 1

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La donna che aveva appena partorito chiuse gli occhi. Era stremata. Con tutta la loro tecnologia, il parto ancora era una cosa naturale e dolorosa, ma era la cosa più bella di tutte. Una figlia, la sua prima figlia, l'amore della sua vita, ora tutto sarebbe andato bene. Ci avevano provato, a togliere il parto dalla donna, ma non ci erano riusciti. E anche in quel mondo, dove tutto era calcolato, la nascita era ancora naturale e imprevedibile. Finalmente, sentì di potersi riposare.

L'infermiera urlò.

"E' il marchio dei pazzi, il marchio dei pazzi!"
Subito il padre della bambina si avvicinò e, quando la vide, quasi svenne.
"Come è successo?" chiese con un filo di voce al dottore.
"Signor Moonwhite, non si sa. La bambina è nata normale, capelli castani e occhi azzurri, come confermato dall'analisi genetica. Subito dopo è successo questo. Probabilmente è una mutazione ."
"Che significa, che comporta?"
"Nessuno lo sa, signor Moonwhite."
"Stephen" dall'altra stanza la madre sussurrò il nome di suo marito "che è successo alla nostra Sarah?"
"Emanuela..." l'uomo sospirò guardando di nuovo l'italiana che amava "dicono mutazione genetica."
"La voglio vedere." la voce della donna tremò appena.
Appena nati i bambini non hanno mai un colore di occhi definito, Sarah invece aveva le iridi arancioni, ma non di quel colore che ti fa venire il mal di testa, dell'arancione di cui si tingeva il cielo quando ancora si poteva vedere il tramonto. Appena vide la madre, gli occhi della bambina di illuminarono di nervature gialle.
"Dicono che il colore dei capelli sarà... argento o bianco." sussurrò Stephen.
A Emanuela non importava, quella era sua figlia e nessuno avrebbe mai potuto additarla. Stephen le si avvicinò per rassicurarla, quando entrò un uomo alto, con i capelli biondi e le iridi bianche da far paura.
"Questa è una stanza in maternità, se ne vada." il volto di Stephen era deciso e contratto. Nessuno poteva entrare in quelle stanza, e il padre della bambina già si preparava a litigare con i funzionari dell'ospedale. L'uomo non li degnò di uno sguardo ma lasciò sul comodino una busta di carta, materiale inconsueto, le lettere non si inviavano in quel modo dal 2500.
"Lei è nostra." sussurrò indicando la bambina e poi, toccandosi l'orecchio destro annunciò la riuscita della missione e la sua partenza. Svanì davanti ai loro occhi.
I due coniugi guardarono terrorizzati il sigillo impresso sulla carta; non solo loro erano gli unici a usare ancora la carta, ma la A impressa nella ceralacca, inserita all'interno di un orologio primitivo che si intrecciava con dei segni futuristici, non lasciavano dubbi: l'Agenzia, e quando loro reclamavano qualcosa o qualcuno, non c'era scampo. Tremando aprirono la lettera.

Signori Moonwhite
siamo l'Agenzia. Non perderemo tempo a spiegare in questa lettera chi siamo visto che nel Tremila ne siete perfettamente consapevoli. Vostra figlia è frutto di una mutazione genetica naturale che segna il primo passaggio per l'evoluzione della specie. Non è più una sapiens. Tutti i bambini che fanno parte della nuova evoluzione sono chiamati a servire l'Agenzia per tenere sotto controllo il tempo e il continuum. Non mi aspetto che capiate.
La Scuola per Agenti inizierà a quattro anni. Lei è unica, ha il patrimonio genetico migliore, è l'ultima speranza per l'umanità. Avrete quattro anni per stare con lei, dopo non la rivedrete più.
Ci dispiace, non siamo abituati a dare notizie con tatto, l'umanità non è la nostra prerogativa, siamo andati ben oltre l'uomo.
Ci scusiamo per il disturbo.

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora