23 - Il passato 4 - Come bianco sanguinante

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Neumalea spegneva la candelina sulla torta dei suoi dieci anni

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Neumalea spegneva la candelina sulla torta dei suoi dieci anni. Alexander era davanti a lei sorridente. Erano solo loro due, Lea non aveva altri amici; i ragazzi della sua età la scansavano pieni di invidia e rancore e quelli più grandi non volevano avere a che fare con una bambina che avrebbe potuto batterli. Il suo addestramento era quasi completato, stava per diventare la più giovane Agente di tutta la Storia. Il ragazzo le porse un pacchetto mentre lei divideva la torta in due. Lo guardò felice e lo abbracciò.

«Sempre insieme, è una promessa.»

«Sempre insieme!» rispose lui ricambiando l'abbraccio.

Lea scartò il regalo. Era una mini schermata come quella che avevano gli Agenti veri, e sullo sfondo c'era una loro foto.

«E' stupendo!»

I ragazzo annuì fieramente. Ci aveva pensato tanto e quello gli era sembrato il migliore da farle. Lea adorava quegli affari tecnologici e già sapeva usarli, mentre tutti gli altri della sua età avrebbero iniziato l'anno dopo.

«Come è addestrarsi da Agente?» le chiese infatti lui, guardando Lea usare la schermata. C'era una punta di invidia in quella domanda, nel sentirsi sempre un po' di meno, nel guardare Neumalea fare miracoli e lui fare giochetti; era però ancora troppo piccolo per accorgersene.

«Normale, cioè... è dura all'inizio ma impari un sacco di cose interessanti.» rispose lei.

Era così felice di avere Alexander accanto a lei. Le giornate del suo addestramento si erano susseguite monotone e dolorose, gli esercizi, i problemi mentali che aveva appreso non erano adatti a essere impartiti a una bambina ma a nessuno sembrava interessare. A loro importava soltanto vederla volare, osservarla manovrare gli elementi, seguirla mentre si confondeva tra le varie epoche e assistere sbalorditi a ogni suo trionfo. Aveva passato tutti gli esami la prima volta, mai rimandata, mai bocciata, mai nessuno aveva avuto da ridire su come faceva le cose. Un robot perfetto, ecco cosa era. Non mostrava sentimenti, emozioni, nulla. Solo con Alexander si scioglieva un po', con quell'angelo che non aveva avuto paura del mostro. Perché Alexander era un angelo, eccome se lo era. I capelli gli ricadevano ordinati davanti alla faccia, i suoi occhi erano dal taglio dolce, nonostante facessero venire il mal di testa, aveva sempre il sorriso. Sempre. Quando gli stavi vicino ti sentivi in pace con il mondo. E ALexander voleva veramente bene a Lea, a quella strana ragazzina che continuavano tutti a pressare mentre lei avrebbe voluto solamente vivere la sua vita. Prese il suo pezzo di dolce e se lo mise in bocca, facendo cenno a Lea di fare lo stesso. Neumalea provò quel dolce e sorrise.

«E' buonissimo, dove lo hai preso?»

«Sgraffignato in una pasticceria vicino casa mia, nel ventunesimo. Si chiama ciaramicola.»

Lea si mise in bocca un altro pezzo di quel dolce rosa sormontato da uno strato gigante di glassa bianca e codette.

«E' vietato tornare a casa.» gli disse con la bocca piena, anche se non le interessava veramente. Nessuna regola le interessava veramente, le seguiva per quieto vivere e spesso trovava il modo di aggirarle.

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora