32 - la regina della commedia

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"Ti sei tatuato quel pugnale?" gridò Lea sconvolta.

"Si ma i miei timpani non ti hanno fatto nulla di male, sono innocenti." rispose lui. All'inizio era stato troppo strano guardarsi allo specchio e vedere quell'enorme disegno che gli occupava tutta la schiena, ormai invece ci aveva fatto l'abitudine, lo considerava parte di sé.

"Te lo sei tatuato... ti sei tatuato quel pugnale..."

"Dovevo." Thomas indossò una camicia e quasi sembrò tornare il ragazzo che Lea conosceva, come se quelle settimane non fossero mai passate, come se non avesse dovuto convivere con un lutto. Ancora non riusciva a capacitarsi di come Lea potesse essere ancora viva ma aveva deciso di non pensarci troppo.

"Me ne vado per sette settimane... mhh quanto suona strano con tutte queste t... e ritrovo il mondo ribaltato. Niente biscotti a casa, tu con un tatuaggio enorme e gli orecchini, la sala piena di disegni con me come soggetto e non dirmi che sul divano c'è il violino perché hai imparato a suonarlo!" la ragazza prese in mano lo strumento, rigirandoselo cuoriosa tra le mani. Era sempre stato lo strumento che preferiva ascoltare, amava guardare la grazia con la quale i violinisti suonavano e amava la musica che parlava di passioni e dolore.

"Emh... ho imparato a suonare il violino, si." Thomas lo prese in mano e se ne andò in camera sua. Il violino in quelle settimane era stata l'unica cosa attraverso la quale sfogarsi e ora ne aveva di nuovo bisogno. Per quanto non lo volesse ammettere, era successo tutto troppo in fretta. La sua morte, il lutto e poi trovarla viva e tornare in quella casa insieme, come se nulla fosse successo, come se non ci fosse mai stata la caduta. Si chiuse in camera e iniziò a suonare. Era un canone inverso delicato e straziante, e lui suonava quello strumento più forte che poteva, come se quella musica potesse rispondere alla sue domande, con le sue note dolorose e le sue pause distrutte.

Lea si avvicinò alla camera per forzare la maniglia ed entrare, poi sentì le prime note. Ne rimase quasi incantata, si sedette davanti alla porta e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quella musica. L'inizio era rassegnazione, annichilimento, poi alzava i toni, quasi a voler reagire con rabbia a tutto quel male. Quelle note alte, quasi sgraziate parlavano di un dolore antico e sempre nuovo, di ricordi perduti e speranze illusorie. Era una melodia che parlava di amore e di dolore, di rabbia e di illusioni. Ecco che si faceva più concitata, più dolorosa ancora, come uno strappo su di una tela candida. Le scale veloci, i piccoli rallentamenti, quella forza con la quale lui continuava a suonare quello strumento disperato, Lea non se ne rese conto ma aveva gli occhi lucidi. Era questo il dolore che aveva provato lui allora, un dolore che non credeva possibile. La melodia si interruppe come se fosse finita, per poi riprendere. Le note erano le stesse ma ora parlavano di rinascita, di speranza, di un futuro che forse sarebbe potuto esistere. Eppure non era solo quello, era rinascita ma non del tutto, quel dolore aveva lasciato una cicatrice profonda, era un ferito che cercava di rialzarsi ma non poteva riuscirci perché mutilato a una gamba e allora guardava il cielo sopra di sé sapendo che alzandosi avrebbe vissuto ma consapevole di non poterlo più fare. Thomas stava appoggiato alla porta, piangendo e ridendo allo stesso momento. Non era mai riuscito a finire quel canone inverso, non era mai riuscito a suonare quel finale di liberazione, quelle frasi che urlavano la sua incapacità di rialzarsi fino a quel momento. Alla fine si accasciò sulla porta, il violino accanto a sé mentre l'ultima lacrima gli scorreva lungo il viso, incespicando sulle pieghe della cicatrice e fermandosi sull'orlo del labbro, quasi non volesse andarsene. Thomas si morse il labbro sentendo il salato del suo pianto nella bocca. Quando si decise ad aprire la porta della camera non si aspettava di trovare Lea addossata alla porta con gli occhi lucidi.

"Uh... scusa. Non volevo farti piangere." borbottò lui passando in corridoio.

"Sei bravissimo lo sai? Non ho mai sentito suonare qualcuno in questo modo." sorrise stancamente lei.

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora