25 - La pericolosità di due elementi incompatibili

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Lea si staccò dal bacio.

"E' comunque classe."

"Anche il fatto che sei una sbruffona?" Thomas alzò un sopracciglio e sorrise, guardandola come se fosse una dea mentre si passava una mano sul collo. "Che poi sono io quello che ha classe qui. Sempre."

"Effettivamente potrei iniziare a vestirmi più spesso così, almeno le persone la smetterebbero di chiedersi cosa ci fa un damerino in comagnia di una ragazza che sembra uscita da un film horror... oppure potresti vestirti tu da punk, o da rocker o da qualsiasi altra cosa di estremo. Anche street style funzionerebbe. Ti ci vorrei vedere almeno una volta." rispose Lea cercando di concentrarsi sulla frase e non su Thomas, che con quel completo addosso l'avrebbe fatta impazzire.

"... senza considerare che senza i chili di trucco nero intorno all'occhio riesco anche a vedere quelle stupende iridi arancioni. Eh?" aggiunse poi "Street style? Stile da strada? Punk? Lea non mi metterò la matita sotto l'occhio se è per questo!"

"Ti piaccio senza trucco?"

"Certo che mi piaci senza trucco, dannazione Lea sei un'Agente, non un'adolescente." imprecò Thomas senza riucire a stare serio.

"Tecnicamente sono un'adolescente... okay, okay, non guardarmi male. E poi no, niente trucco sull'occhio, io pensavo più una cosa casual, una t-shirt un po' larga, jeans larghi, sneakers, cose così..."

"Quel cose così mi lascia vagamente perplesso. Comunque mi ci vestirò quando torneremo nel Ventunesimo."

"Promesso?" Lea lo guardò seria. "Quando torneremo. Dopo che tutto sarà finito torneremo qua. Noi due."

"Noi due." Thomas le passò una mano sui capelli, facendo cadere l'elaborata acconciatura che nascondeva la parte rasata. "Stanno ricrescendo. Prima sembrava proprio come se non avessi capelli, ora invece senti, è fantastico passarci la mano attraverso!"

La ragazza rigirò la parte a destra verso sinistra, in modo da nascondere la rapa.

"Ora sembro più normale?"

"Sicuramente più adatta al 1801... poi definisci normale. Normale è noioso." fece un giro su se stesso e mentre camminava verso la camera gridò: "Dimmi quando hai bisogno di una mano per il busto!"

"Ah, ora vuoi aiutarmi, eh?" gli corse dietro Lea. Thomas fece capolino dalla porta e le fece l'occhiolino.

"Certo, cara."

L'abito di Lea era molto più sobrio di quelli di lady Elisabeth, soprattutto era da giorno quindi molto meno ingombrante.

Mentre camminavano verso il luogo indicato dalle coordinate a Thomas venne un dubbio. Stava sottobraccio a Lea, mentre lei si muoveva tranquillamente dentro quell'abito verde come se ci fosse abituata e come se non lo odiasse. Già si immaginava quanto le mancavano i suoi pantaloni. Passò un signore che avrebbe dovuto conoscerli, eppure fu come se non li avesse mai visti.

"Ma se è stata rimossa la memoria, non hanno un buco di alcuni giorni in testa?"

Lea ridacchiò. "Dovrebbero, eppure no. Questa è una delle prove portate da un gruppo di ricercatori che affermano che l'entità che noi chiamiamo Storia, è un'entità pensante. Va preso tutto un po' con le pinze ma questo non si può negare. Tutti loro non conoscono Neumalea o lady Elisabeth, ma conoscono una certa lady Susan o lady Margaret o lady non so cosa che è stata con loro un tempo, magari la durata delle sue vacanze e che poi è tornata a casa sua. O è morta. O scomparsa. Questo non lo fa l'Agenzia, lo fa la Storia da sola. Bel mistero eh? Questo non te lo insegnano alla Scuola, ti vogliono far credere che l'Agenzia è onniscente, quando sono tante le cose che non sa!"

"Oh." rispose solo il ragazzo cercando di assimilare tutto. Iniziava a capire perché Lea non aveva mai contatti con nessuno. Sapeva troppe cose, era pericolosa, avrebbe potuto ribaltare l'Agenzia. Il fatto che fosse misantropa e sociopatica di suo era solo stato un vantaggio che i capi avevano sfruttato al meglio. Meno persone venivano a contatto con Neumalea più le loro menzogne e il loro castello di carta rimaneva in piedi e contemporaneamente alimentavano la leggenda e diventavano sempre più famosi. Lui era stato affidato a lei perché era un altro problema, glielo aveva detto Lea, era troppo empatico, troppo profondo per le macchine perfette che sarebbero dovuti essere gli Agenti. Speravano di creare i due misantropi perfetti, i due sociopatici che avrebbero alimentato il mito dell'AGenzia e non avrebbero dato problemi con il loro anticonformismo.

"Oh." ripetè.

La ragazza si girò verso di lui e un guizzò attraverso gli occhi resi azzurri dall'illusione.

"Hai capito tutto vero. Io ti ho raccontato della Storia e tu sei arrivato fino a..."

"I due sociopatici perfetti, i due grandi che stanno lontani e non creano problemi."

"Io ci sono arrivata essendo in possesso di molte più informazioni e esperienze delle tue. Sei veramente pericoloso." poi si fece seria. "Eccoci."

Davanti a loro si estendeva un prato immenso, era tutta campagna, completamente campagna inglese vuota e splendida. Erano tutti e due perplessi, soprattutto Lea, che non capiva perché Alexander avrebbe vovuto trascinarli di nuovo nell'Ottocento.

"Oh certo, è così ovvio." esclamò THomas.

"Cosa?" chiese lei stizzita dal fatto di non esserci arrivata.

"Spostati da lì Lea, le coordinate sono esatte, ci dicono un punto esatto, di un esatto anno, mese, giorno. Lea sotto i tuoi piedi."

La ragazza alzò la scarpa e si chinò a raccogliere un foglietto spoco di fango.

"SI legge?" chiese Thomas.

"Perfettamente." disse, poi si avviò verso la tenuta messa a loro disposizione nell'Ottocento. Era lì vicino, solo venti minuti di camminata.

"Dove?"

"1223, pieno Medioevo. Francia. Io odio il Medioevo, la donna che veniva trattata in quel modo, quegli insulsi poeti che la vedevano come una dea e che però inorridivano al solo pensiero di sfiorarla, dannazione! E quella mentalità così retrogada. Poi tutte quelle guerre senza senso, fatte così perché ai signorotti andava! Alexander sa quanto odio quel posto!"
"È per questo che sei così nervosa?" le chiese Thomas conoscendo già la risposta. Se si concentrava un attimo poteva capire quello che Lea intendeva con pericoloso. Lui capiva, intuiva. Ed era una cosa che gli piaceva, dava un'insolita sensazione di potere.
"Sai che Alexander mi innervosisce."
"Non rimaniamo nemmeno per una notte qua in mezzo al nulla, da soli?" le chiese lui sorridendole e trascinandola verso di se in maniera poco consona a un gentiluomo dell'Ottocento. Lea si allontanò ridendo.
"Per quanto sia una proposta indecentemente allettante, il Medioevo ci aspetta. Però puoi mettere il broncio."
"Perfetto" rispose Thomas e appena furono dentro casa, la baciò. Gli piaceva baciarla spesso, sentire il sapore delle sue labbra, circondarla con le braccia e sapere che era tutta sua.
"Quando torniamo mi faccio un orecchino... o chissà, una serie di orecchini." sussurrò a una Lea stupita. Lei gli accarezzò la cicatrice. Era una cosa che aveva bisogno di fare spesso, per ricordarsi perché era innamorata di lui e per quale amore era disposta a uccidere.
"Forza e coraggio, basta cose romantiche, nonostante non smetterei mai con te eh" ammiccò Lea "abbiamo degli interessantissimi vestiti medievali da indossare e un po' di storia locale da imparare!"



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