07- Italia

2.3K 206 15
                                    

Thomas non aveva mai fatto un trasferimento con l'Agenzia, e non capiva come mai Lea continuava ad ammassare tutti i mobili in soggiorno. Quando ci trasportò i letti e sopra posò le valigie, si fermò a riprendere fiato.

"Manca il frigo." disse sarcastico Thomas.

"Già c'è, almeno così dicono quelli dell'Agenzia. Ora salta sul letto." Lea aveva già fatto il trasferimento tantissime volte, ma il ragazzo notò il suo volto teso e guardingo. Era sempre stato bravo a intuire quando qualcosa non andava e decisamente, qualcosa in Lea non andava.

"Che mi devi dire, Lea? Dove andiamo?"

"Tommy... a Perugia."

Thomas fu colpito da quell'affermazione più di quanto avesse mai creduto. Sarebbe tornato in Italia, la sua Italia, quando ancora non era stato distrutto tutto. Un sogno, o forse un incubo. Aveva paura di non riconoscerla. Perugia era la sua città, e si chiedeva se tutto questo fosse uno scherzo del destino, una prova, una sfida per vedere se sarebbe resistito.

"Dovremmo segnarci al quarto liceo." sussurrò il ragazzo, facendo un veloce conto mentale.

"Occupatene tu. Io devo fare una cosa." rispose Lea assente, quasi non gliene importasse nulla della copertura, lei! Così attenta ai dettagli! C'era altro che non andava, e che Neuma non voleva dirgli, e che lui avrebbe scoperto.

Il mondo cominciò a girare e loro si ritrovarono in un condominio minuscolo e abbastanza fatiscente.

"Benvenuto al Bronx di Perugia, tesoro. A quanto pare la nostra prossima copertura non è da bravi ragazzi. L'Agenzia avrà pensato che i guai da affrontare sarebbero stati troppi per normali teenager. Questo non mi rassicura per nulla."

Lea chiese semplicemente un androne dall'Agenzia, non sembrava dell'umore giusto per rimettere a posto.

"Dovremmo prendere una macchina. Intanto qui passa la linea G e H dei pullman di linea. E non guardarmi così, sai perfettamente cosa è un pullman!"

"Certo che so cosa è un autobus" rispose Thomas, usando un termine diverso per ricordare che lui con le parole ormai ci sapeva fare "E' che... beh, anche per la leggenda è difficile sapere quali linee passano trenta secondi dopo essere arrivati e senza aver consultato nemmeno il database dell'anno. Tu sai dove ci troviamo. Ci sei già stata, e non ti piace."

"Io vado a farmi un giro. Leggi qualcosa, Tommy!" tagliò corto Lea.

Leggerò qualcosa di molto interessante Lea. Non puoi nascondermi tutto. - pensò stizzito il ragazzo, prima che lei sbattesse la porta. Sapeva perfettamente come intrufolarsi nel database dell'Agenzia, ma prima voleva almeno provare a fare domanda ufficiale. Il fascicolo dell'agente Neumalea risultava inesistente. E se una cosa era inesistente voleva dire solo una cosa. Si trovava nell'Ufficio di Massima Segretezza, e poteva essere consultato solo da Headstrich. Non male. Ma l'unico modo per impedire a Thomas di scaricare una cosa da un computer, era non avercela mai messa. Non sarebbe stato facile, ma quel suo programmino sul quale lavorava da quando era entrato all'Agenzia, avrebbe fatto il suo lavoro, ne era sicuro. Cosa c'era in Lea di così pericoloso da dover mettere quel fascicolo in un ufficio impenetrabile? Lo avrebbe scoperto, ne era sicuro.

Mentre aspettava il bip di avvenuta entrata, si mise a guardare fuori dalla finestra. Un sole non accecante, e non ustionante illuminava un perchetto lì davanti con altalena, scivoli e panchine, dove due bambini giocavano a rincorrersi. Gli alberi erano alti e maestosi, rigogliosi e a Thomas venne un'improvvisa voglia di toccare quelle foglie, di annusare l'erba. Gli edifici non erano diroccati e tutti si sviluppavano verso l'alto, quasi a ricercare quel sole che nella sua epoca tutti rifuggivano. Delle persone stavano passeggiando: una ragazza con le braccia e le gambe scoperte parlava gesticolando animatamente con un libro in mano verso un ragazzo che sembrava addirittura ascoltarla; una madre rincorreva soaventata un bambino che stava per attraversare pericolosamente la strada; una signora anziana portava i sacchetti della spesa dentro la macchina guidata da un giovane, probabilmente il figlio. C'era vita. Una vita così delicata, appesa a un filo, così spensierata. Come se fossero immortali, come se potessero vivere per sempre. Thomas invidiava la loro ignoranza.


Lea odiava il destino. Odiava il tempo e odiava l'Agenzia. A Perugia, in quegli anni, in quel quartiere! Girò un po' per le intricate stradine che facevano perdere qualsiasi automobilista, e che risparmiavano solo chi ci era nato, e gli Agenti. Solo perché avevano ottima memoria. Si ricordava tutto. Quei viottoli sapevano ancora di lui, di loro; dei loro scherzi e delle loro corse per scappare dai Professori dell'Agenzia, delle loro partite e dei loro abbracci. Della loro promessa.

"Ci vendicheremo insieme." avevano sussurrato al buio vicino a un bar che due quattordicenni non avrebbero dovuto frequentare.

"Non ci avranno mai." era stata l'altra promessa. Tutte e due spezzate. Ora erano nemici, e lei apparteneva all'Agenzia totalmente. Si faceva schifo per quello, ma il suo istinto di sopravvivenza era stato troppo forte. Sapeva i segreti più pericolosi, e era consapevole che mettersi contro l'Agenzia non era una bella mossa anzi, era la peggiore scelta che chiunque potesse fare. Lui non aveva capito, già non era più umano, ma completamente Agente, più di quanto volesse ammettere. O era con lui, o contro di lui, le aveva detto la mattina in cui tutto cambiò. E lei lo aveva lasciato andare. Non l'aveva seguito, non l'aveva fermato. Era rimasta immobile a guardare l'aurora illuminare il profilo del ragazzo che amava, mentre lui se ne andava, annientandola. Lei aveva combattuto, non con armi, ma rifiutandosi di allontanarsi dall'umanità, e la sua missione era fare lo stesso con Thomas. Non avrebbe permesso a nessuno di togliere a quel ragazzo l'umanità. Lo avevano fatto con Alexander, e il suo rancore si era trasformato in un ragionamento logico per abbattere l'Agenzia, ma non avrebbero potuto farlo con Thomas. No.

Si rese conto che era tornata indietro, come se i suoi pensieri si fossero allontanati dal ragazo che stava in quella casa, per poi ritornare di nuovo lì.

Thomas la stava aspettando seduto, con un mazzo di fascicoli elettronici sul tavolo. La guardò, e lei capì subito, ancora prima che lui formulasse la domanda.

"Chi è Alexander?"

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora