Epilogo - A est del Sole, a ovest della Luna

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La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.

E poi dove andrò? Nessuno lo sa. La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Presto, la segua colui che parte!
Cominci pure un nuovo viaggio,
Ma io che sono assonnato e stanco
Mi recherò all'osteria del villaggio
E dormirò un sonno lungo e franco
Voltato l'angolo forse si trova
Un ignoto portale o una strada nuova;
Spesso ho tirato oltre, ma chissà,
Finalmente il giorno giungerà,
E sarò condotto dalla fortuna
A est del Sole, ad ovest della Luna



Erano tornati a Londra, un mese dopo la loro teorica partenza. Viaggiare lungo il continuum era molto più intelligente che viaggiare nel tempo, evitavi sempre i tuoi doppioni, dato che il continuum si dispiegava sempre nel futuro, e non creavi distorsioni nel passato che avrebbero potuto alterare il futuro. Anche perché quel "passato" rispetto al tempo, dove eri stato portato tecnicamente era il tuo futuro lungo il continuum.

I ragazzi del gruppo di Lea erano felicissimi di rivederli, ma anche sorpresi. Stavano al parco del loro quartiere, birre e sigarette alla mano, storie e ricordi sulle labbra, sorrisi e rancori nel cuore. Intorno a loro qualche bambino si divertiva sullo scivolo, qualche signora portava in giro i suoi cani etutte le panchine erano riempite da famiglie felici. Almeno in apparenza. Se c'era una cosa che quei ragazzi sapevano, era che la felicità è spesso solo apparenza.

"Sei cambiata." Louis guardò Lea inclinando la testa e sorridendo leggermente, morendo un po' dentro. La felcità era decisamente apparenza. Non aveva potuto fare a meno di notare che la ragazza continuava a cercare Thomas con lo sguardo, non aveva potuto fare a meno di soffermarsi su quegli occhi sempre più scuri, su quel rossetto sempre più nero, su quelle occhiaie non nascoste, su quei capelli non curati, come se non fosse quello l'importante, come se non le interessasse della rapa che stava ricrescendo disordinata. Anche Thomas era cambiato, forse per gli orecchini, forse per la cicatrice, forse per la sua bocca che sorrideva stancamente solo a Lea, quasi avesse sulle spalle il peso del mondo e lo potesse dividere solo con lei. Non era più il ragazzo timido che aveva conosciuto.

"Beh, sono successe molte cose. Siamo stati in Italia." Lea sedette su una panchina, appoggiando la borsa accanto a lei e allungando le gambe sull'erba, poi si fece passare mezza sigaretta da Thomas. Avevano qualcosa di strano quei due, il modo con cui si guardavano, si parlavano; c'era tensione tre di loro eppure sembravano quasi incastrarsi perfettamente.

"Tra le cose successe, quale è la storia del tuo sfregio, Tom?" era stato sempre Louis a parlare, analizzando attentamente la cicatrice che percorreva la faccia del ragazzo, che sorrise sarcastico.

"Sai come si dice... mai far arrabbiare un pretendente. Soprattutto se è un ottimo spadaccino. Lea però non sarebbe stata sua mai."

"Quando ha vinto Thomas sono praticamente morta..." disse Lea guardando Thomas sputare la sua birra e tossire. "... dalla felicità." finì la frase.

Il volto dell'Agente si era rabbuiatoper un attimo, la ferita non era ancora stata rimarginata del tutto, la paura di perderla era forte in lui.

"Quindi voi due..." questa volta a parlare era stata Martha che avvicinò ripetutamente gli indici delle mani tra loro, facendo l'occhiolini e accavallando le gambe preparandosi a ricevere la risposta.

Il fabbricante di dèiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora