11- Il passato 2 - Dea della guerra

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La stanza dove avrebbero dovuto fare il test del Q.I. era totalmente bianca e asettica, con dei panneli super avanzati davanti a ogni sedia. Tutto era rotondo, dalla forma delle poltrone agli spigoli della stanza, era come se qualcuno non volesse vedere cose appuntite.

"Sembra un manicomio..." sussurrò Alex a Sarah.

"Cosa è un manicomio?" chiese lei curiosa. Da loro non esisteva nulla di simile.

"Un luogo dove ci tengono la gente malata di testa. La curano la malattia, o almeno ci provano"

"Cosa è una malattia?" la bimba era visibilmente curiosa e guardava Alex con i suo occhioni arancioni sgranati. La loro conversazione fu interrotta da una voce metallica che chiedeva di andare alle postazioni e comunicare il nome. La bimba si avvicinò alla sedia più lontana dalla porta e arrivata al microfono, sussurrò:

"Neumalea." e in quell'istante Sarah smise di esistere.

"Alexander" il ragazzino si era seduto nel pannello vicino a lei e le sorrise.

Uno ad uno tutti i bambini risposero a quella semplice domanda e andarono a sedersi ai posti.

"I quiz sono cento. Avete tutto il tempo che volete. Verrete assegnati alle classi in base al tempo impiegato."

"Non in base ai quiz sbagliati?" chiese un bimbo mingherlino, gli occhi neri come l'inferno e una zazzera di capelli bianchissimi, che aveva appena sussurrato il nome Thomas al microfono.

L'uomo in blu rise "Non esiste nessuno che abbia sbagliato i quiz, alcuni di voi ci mettono semplicemente meno di altri."

Vorrei dire che tutti furono soddisfatti della risposta ma non sarebbe la verità. Lea e Thomas storsero un po' il naso, ma non dissero nulla. Tutti avevano quattro anni eppure tutti sapevano leggere, scrivere e calcolare funzioni e probabilità difficilissime. Erano piccoli robot già addestrati

I quiz erano banali. Neumalea muoveva quella schermata così velocemente da far pensare che non fosse umana e leggeva istantaneamente le domande. Molti si girarono verso di lei durante quel quiz e alla fine c'era un piccolo gruppo di adulti che la guardavano e prendevano appunti. Sbuffò e consegnò tra gli sguardi attoniti degli Agenti e dell'uomo in blu. Un quarto d'ora, era questo il suo tempo. Cento domande in un quatro d'ora. Un essere così andava ben oltre l'umanità. Guardò l'uomo in blu e tutti gli altri con uno sguardo gelido e calcolatore, poi chiese il permesso di uscire. Tutti si accalcarono davanti allo schermo.

"C'è un errore." sussurrò un uomo dai capelli viola. Nella stanza scese il silenzio e si girarono verso Neumalea. Un errore era una cosa indicibile, qualcosa che doveva essere cancellata dalla Storia.

"Domanda numero 47 vero? No, è che il mio risultato è più preciso, controllate." rispose lei alzando un sorpracciglio.

Erano circa dieci adulti che borbottavano tra loro ricercando una soluzione.

"Ha ragione." dissero alla fine sbigottiti, cercando di articolare qualche altra parola. L'Agenzia sconfitta da una bambina di quattro anni, mai si era vista una cosa del genere  eprobabilmente mai si rivedrà più. Guardarono gli altri bimbi che intanto erano completamente immersi nei loro test. Quella ragazzina con gli occhi grandi e freddi e i capelli lunghi era qualcosa di ancora diverso da tutti loro.

Alexander fu il secondo a finire, in un tempo considerato normale anche se molto buono.

"Geniale." le disse. "Sai che si dice? Che i bambini normali più grandi di noi non saprebbero rispondere a nessuna di queste domande mentre noi non ne sbagliamo mai nessuna. Ah, nessuno mai ha fatto il tuo tempo. Sentivo che lo bisbigliavano quelli vestiti di blu a quelli vestiti di nero e ce n'era anche uno vestito di bianco che faceva paura."

I colori delle tute cambiavao in base al grado e quello che mise paura al piccolo Alexander era uno Stemma bianco, un Geniet, un Generale temporale.

"E chi sbaglia?" chiese Neumalea riprendendo le parole del ragazzo con i capelli bianchi e ignorando volutamente la parte in cui lui le diceva del suo tempo da record.

"Nessuno sbaglia. Te l'hanno detto prima Neuma."

"Qualcuno sbaglia per forza. E' statistica." tutti quei discorsi sembravano fuori luogo e costruiti sulla bocca di una bambina, eppure c'era qualcosa nell'espressione di Neumalea che ti faceva capire che lei quella statistica l'aveva già calcolata. Alexander chiuse un attimo gli occhi come per concentrarsi, poi li riaprì di botto e la guardò strano: "Hai ragione. Ci hanno mentito."

Neumalea lo guardò e sorrise, mostrando quel ghigno storto che fanno tutti i bambini quando sanno qualcosa in più di te.

"Sei uno zuccone!" la sua risata era cristallina. "Ha detto che non esiste nessuno di vivo, non ha mai detto che non è mai esistito." disse semplicemente applicando la logica e con il tono che i bambini usano quando dicono qualcosa di ovvio, quello stesso tono che spaventa gli adulti perché parlano di orrori come se nulla fosse.

"Oh. E' terribile." esclamò ALexander.

"Penso di si." Neumalea scrollò le spalle, non si rendeva minimamente conto di quello che stava dicendo, le sembrava logico.

Lea si fece una treccia, le piaceva farsi trecce, le piaceva fare qualsiasi cosa che le permettesse di non stare ferma e in silenzio. Alexander rimase a pensare o almeno ci provò. Quello fu il giorno in cui iniziò la loro amicizia.

Quando tutti i ragazzi ebbero finito li distribuirono nelle classi. Furono create due classi per Agenti, tre per archivisti e una per gli storici. Solo Neumalea non fu affidata a nessuna classe ma arrivò da lei una signora bionda stretta in un tailleur del ventunesimo secolo.

"Sono Headstrich."

"MI ricordo di te." rispose Neumalea.

"Oh, bene. Tu farai un addestramento separato da tutti, penso che tu sappia il motivo." la sua voce era così dura che la bimba pensò di aver fatto qualcosa di male.

"Sono un mostro?" la sua era una domanda spontanea e dolorosa. Anche dove sperava di trovare qualcuno come lei era stata additata.

"No, sei una dea. E noi faremo di te la dea della guerra." Headstrich moderò il suo tono di voce in modo più dolce. Non erano esattamente le parole più adatte da dire a una bambina, ma Lea non era una tra le tante. Non solo sarebbe stata una dea. Sarebbe stata la più potente dea.

Neumalea sorrise e si avviò in un'altra stanza mano per la mano con un signore in blu e girandosi un attimo si voltò a salutare Alexander e a mimargli con la bocca una promessa che sarebbe diventata la loro promessa.

"Ci vediamo dopo."

La cosa curiosa da sapere è che se Neumalea avesse fatto l'addestramento insieme agli altri non sarebbe capitata nella classe di Alexander ma in quella di Thomas e forse ora la storia sarebbe stata diversa. Ma perché fare supposizioni? In fondo la Storia si riavvolge su se stessa e trova sempre il modo di far capitare quello che ha in mente. Il Tempo è imprevedibile ma la Storia, la Storia tende sempre verso lo stesso fine.




Angolo autrice: questo Pix è per te. Oggi non volevo aggiornare ma è il tuo compleanno. Prendilo come un regalo, spero ti piaccia:)





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