14🌼 Confessioni Velate

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Appena entro nel locale non ci metto molto a individuare i miei dipendenti sparsi un po' di qua e un po' di là. Vago ancora con lo sguardo e subito la trovo.
Scarlett è con Lena, la segretaria di Jacob, e il nuovo assistente di Isabel, di cui non conosco nemmeno il nome.
Saluto con il cenno del capo alcuni che trovo sul passaggio mentre mi dirigo verso di lei, anche se è di spalle la riconosco, insomma non tutte hanno quel culo, sì ovvio, non la riconosco solo per quello, ma per i suoi capelli, la sua altezza, la sua borsa, vabbè lasciamo stare.
Preso da uno stato di 'giocosità' decido di farla spaventare.

«Bù» appena si volta di scatto verso di me, l'averla così vicina mi ricorda il sapore dei suoi baci.

«Trevor sei il solito deficiente lo sai vero?» Sorrido divertito con la consapevolezza che, se non fossi stato io, avrebbe mollato un ceffone al mal capitato. Noto che si guarda attorno e poi si rivolge ancora a me con uno strano sguardo da furbetta.
«Signor Miller lei è il solito deficiente, lo sa vero?» La guardo stralunato e poi scoppio a ridere, l'ho ha davvero detto?
«Sicuramente io concordo con lei, signorina...?» Jacob, il solito simpaticone, tende la sua mano verso Scarlett che è ancora troppo vicina a me.
«Scarlett» lei porge la sua piccola mano in quella del mio dipendente-collega-amico «Moore» aggiunge lei e lui si volta a guardarmi perplesso. È tornato solo questo pomeriggio da Londra, dopo alcunj giorni di riposo, quindi non ha avuto modo di conoscerla personalmente, ma gliene ho parlato durante qualche nostra chiamata.
«Si è proprio lei, la sorella di Logan» spiego poi mentre noto che non le lascia ancora la mano, così lo spintono per farlo riprendere da quello che credo sia uno stato di allontanamento dal mondo reale.
«Cazzo, tu sei il genio che ha fottuto quel pezzo di merda incastrandolo, io ti stimo sorella, vieni qua» Jacob l'abbraccia stringendola come un pazzo, lei è cosi piccina in confronto a lui che sembra che stia stritolando una bambola, le braccia di lei appese lungo i suoi fianchi rendono la scena molto più comica. La guardo preoccupato che possa non apprezzare, sembra leggermente scioccata, ma appena lui si decide a lasciarla la vedo sorridere, così mi rilasso.

«Beh visto che sono tua sorella dovrei sapere almeno il tuo nome» continua lei per niente infastidita dai suoi modi. È sempre stata molto socievole, per niente schizzinosa e con la puzza sotto il naso. Mi piace sapere che on gli anni non è cambiata, era così anche quando eravamo ragazzini, non era la solita ragazza che se la tirava, e te lo aspetti da una che praticamente era la più popolare della scuola. Ma lei no, parlava serenamente con tutti, da quelli che si sentivano "superiori" a quelle con le treccine emarginate dalle altre ragazze solo perché "non sapevano vestirsi", lei è sempre stata diversa.
«Jacob Peterson, avvocato degli uffici Miller, molto piacere» si presenta finalmente anche lui e poi il suo sguardo si posa come una calamita sull'assistente di Isabel.
«Tu! Vieni qui, sei nuovo?» Il biondino fa un passo in avanti come un soldato e si presenta.
«Esatto, sono il nuovo assistente della signorina Cruz, Austin Parker» ecco, adesso so come si chiama. Solitamente ricordo i nomi di tutti coloro che lavorano nel mio studio perché mi piace avere tutto sotto controllo, ma lui avendolo scelto Isabel, che è una persona di cui mi fido, non ho avuto modo di conoscerlo, non ancora almeno.

Dopo le varie presentazioni ho parlato un po' con Jacob della sua 'breve vacanza' a Londra, mi ha raccontato su per giù quello che ha fatto in quei giorni, e se dovessi scegliere una parola per riassumere il tutto direi sicuramente "sesso." Ovviamente, non mi aspettavo molto altro di diverso da lui. È stato via due settimane e nello studio la sua assenza l'ho sentita parecchio, devo ammetterlo. Lui mi capisce, sa quando voglio restare solo, e sa quando dico di voler restare solo, ma non è vero. Lavora con me da qualche anno ed è molto bravo, non si direbbe dalla faccia da burlone che ha, ma quando discute di un caso in aula, si trasforma. Succede un po' a  tutti noi credo, ma in lui si nota tantissimo la differenza. A volte lo invidio, vorrei essere più sciolto anche io come lo è lui quando non lavora, mi farebbe molto bene, un po' di sano divertimento in assoluta tranquillità.

𝑪𝒉𝒊𝒍𝒍𝒔Onde as histórias ganham vida. Descobre agora