50🌼Ricordati Che Non È Finita Qui.

3.1K 99 40
                                    

Ero chiusa nel bagno già da troppi minuti, avevo aspettato che uscissero tutte prima di farlo anche io, non so bene perché, forse sorridere in modo educato per un semplice saluto di cortesia non tanto mi va in questo momento. Solo che forse ho aspettato anche troppo visto che c'è silenzio già da un po'. Sento giusto la musica della sala come se fosse lontanissima, invece a pochi passi da me c'è mio padre a intrattenersi con chiunque. Spesso in passato l'ho salvato da molte situazioni "pesanti" con la scusa "ho bisogno di te per una cosa urgente". A modo nostro anche noi abbiamo avuto una complicità e tanti ricordi divertenti, peccato che ora vengano offuscati da tutto il resto.

Quando faccio scattare la serratura e metto piede fuori mi sento catapultata in uno dei miei incubi peggiori, quelli che la notte mi tormentano e mi fanno sentire impotente, come se avessi le mani legate. È sempre così, lui appare, mi sorride dolcemente e poi i suoi occhi si iniettano di sangue e il suo sorriso diventa serrato e malefico. Ora è la stessa cosa, mi ritrovo Cole poggiato alla porta d'uscita del bagno con quel mix di sguardi che mi fanno venire il voltastomaco. Con la mente ritorno a quel giorno in cui la sua mano con prepotenza e forza toccò la mia guancia, per istinto porto la mia mano su di essa come se lo avessi appena ricevuto, riesco ancora a ricordare il suono di quello schiaffo e il dolore interno, più che fisico, che ho provato.

Mi sentivo umiliata e ferita.

«Cosa fai qui? Non vedi che è un bagno per le donne?» Controllo la voce mentre incurante mi avvicino al lavandino per lavarmi le mani. Mani che non hanno nessun bisogno di essere lavate visto che non ho usufruito della toilette per davvero, cerco solo di dargli tempo per girare le spalle, aprire la porta e uscire.

È stato vomitevole vederlo prima da lontano, ora lo è ancora di più.

«Volevo solo vederti e salutarti per bene» il suo tono dolce ingannerebbe chiunque, ma non me, non più almeno.
«Lo hai fatto, ora vattene!» Uscirei se non fosse che sia proprio dinanzi la porta d'uscita, mi avvicinerei troppo a lui e non è quello che voglio.

«Non urlare e smettila di fare la stronza, vieni qui» allarga le sue braccia e con le mani mi invita ad avvicinarmi mentre vorrei solo prenderlo a calci in culo. Come può anche solo pensare che io possa abbracciarlo dopo tutto quello che mi ha fatto passare? Mi vengono i brividi solo al pensiero.
Ha tentato di uccidermi, nessun alibi mi farà credere il contrario.

«Hai davvero bisogno di aiuto se pensi che questo possa accadere, sei un mostro Cole» il suo volto cambia, diventa rosso di rabbia e le sue braccia tornano al loro posto in modo fastidioso mentre fa qualche passo verso di me «non ti avvicinare» lo ammonisco puntandogli un dito contro. So che non avrei dovuto istigarlo, ma ho sofferto così tanto a causa sua che non mi sono potuta trattenere.

«Giuro che ti trascinerei dai capelli per tutto il bagno, quando fai così sei una vera stronza» resto allibita per la crudeltà delle sue parole. Come si possono dire certe cose? Cosa ci vuole di più per far capire a chi di dovere che persone così vanno aiutate e chiuse in una cella per sempre? Non faccio in tempo a formulare nessuna risposta che qualcuno mi anticipa.

«Quello che verrà preso dai capelli se non va via immediatamente sarai tu» Austin è il primo ad entrare aprendo la porta con forza facendola battere al muro, ma è stato Trevor a parlare.

Sono entrambi scuri in volto e tutti e due mostrano il loro disappunto per quella situazione con qualche segno sul volto. Austin ha uno sguardo duro e stringe i pugni, non l'ho mai visto così, Trevor invece sembra più tranquillo, ma quella mascella così rigida e quei due occhi lo fregano.

Sono sicura che nessuno dei due si tirerebbe indietro per difendermi se ce ne fosse bisogno.

Proprio come ora.

𝑪𝒉𝒊𝒍𝒍𝒔Where stories live. Discover now