16🌼 Signorino Miller

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Le luci delle prime ore della mattina entrano nella stanza illuminandone alcune parti, tra cui il mio volto. Per fortuna ho dormito, o meglio, grazie alla camomilla con melatonina, ho dormito.
La uso spesso quando so che avrò una notte difficile. E quella di ieri lo è stata.
Ascoltare la voce dell'uomo che per mesi mi ha perseguitata con l'assurda convinzione che fossi il suo oggetto personale, mi ha fatto sentire piccola piccola.
Ma oggi è un altro giorno, oggi io vado a lavoro e non penso a ieri, non penso a quando ero a Londra.

Prendo il mio cellulare e apro whatsapp, dove trovo alcuni messaggi tra cui uno di Trevor.

Spero tutto bene.

È di ieri sera, mi ha risposto un minuto dopo l'invio del mio messaggio, ma non lo avevo visto.

L'altro è di Carol.
Buongiorno tigrotta!!
Un sorriso sincero mi appare sul volto, mi chiama così da sempre. Dice che quando mi arrabbio sembro una tigre, e penso proprio che abbia ragione.

Ieri sera dopo essermi struccata l'ho chiamata, era tardi, stava anche dormendo, ma per me c'è stata. Lei c'è sempre, a qualsiasi ora. Volevo raccontarle tutto, e l'ho fatto. Le ho detto come mi sono sentita, cosa ho provato, e lei mi ha ripetuto che non posso continuare così, a vivere con la paura, e devo denunciarlo. Ma cosa dico? Mi sono sentita molestata da quello che è stato il mio fidanzato? Che mi sono sentita messa alle strette molte volte per alcune sue minacce? Che mi sono sentita mancare di rispetto come donna? Che a un certo punto ho avuto paura della mia incolumità?

Vallo a dire senza prove, vai e ti rideranno in faccia.
Non credono nemmeno alle persone che hanno segni evidenti sul corpo, figurati a me che li ho nell'anima.

Nessuno mi crederebbe. Nessuno farebbe niente per aiutarmi.

Nemmeno tuo padre ha fatto niente.

Carol l'ho rassicurata dicendole che mi guarderò attorno, ma posso vivere con la paura ogni giorno? Posso camminare e sentire una costante presenza alle mie spalle?
Non è giusto vivere così.
Non è giusto avere paura.

Quando esco di casa, non posso non constatare che fa ancora più freddo di ieri sera.
Appena entro nell'edificio Miller, guardo Lena con un cipiglio che mi viene incontro.
«Ehi Scarlett dove sei finita ieri? Sei andata via senza avvisare» Mette le sue mani sui fianchi attendendo una mia risposta mentre io la guardo con più attenzione, è davvero bella con il suo caschetto biondo e quegli occhi di un azzurro in cui vorresti tuffarti. 
«Buongiorno anche a te Lena» le sorrido e lei sbuffa facendomi segno con gli occhi di rispondere alla sua domanda.
«Ho avuto un imprevisto, mi dispiace essere andata via così» è vero, mi dispiace tantissimo. Volevo stare lì, conoscerli meglio, parlare con tutti, ma non mi è stato possibile.
«Credo proprio che tu ti debba far perdonare, vero Lena?» Quest'ultima spalanca gli occhi, probabilmente per essere stata interpellata "dal capo" e annuisce. Mi volto verso colui che ha parlato e appena i miei occhi incontrano i suoi grigi mi sento in imbarazzo ripensando al fatto che lui sa, spero di non essere diventata rossa.
«Quando vuoi» ribatto cercando di riacquistare il contegno che ogni tanto mi manca.

No aspetta, ho detto quando vuoi?

«Quando volete!» Mi correggo, ma era meglio non farlo visto che la voce mi è uscita in un modo orribilmente stridulo.

Aah che stupida.

Il suo sorriso si fa malizioso e vorrei tirargli una taccata in testa, ma poi d'un tratto si fa serio e Lena con una scusa stupida, non prima di avermi detto che il cappotto che ho lasciato al locale lo ha riportato lei e posso prenderlo quando voglio, si allontana da noi.
«Tu stai bene? Ieri...» Non conclude la frase, sembra stia pensando a qualcosa e poi continua «eri così pallida» sussurra quasi quelle parole come se fosse strano vedermi così, e lo è.

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