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Jungkook distese il suo corpo sul morbido materasso ed alzando le coperte lo coprì. Rimase per qualche secondo a guardare con impassibilità gli occhi persi di Seokjin, per poi scuotere leggermente la testa ed uscire dalla stanza. 

Rimasto finalmente solo, Seokjin sbatté lentamente le palpebre, ancora disorientato da ciò che era successo in cucina. Stendendosi su un fianco, affondò metà del viso nel morbido cuscino sospirando. Il suo cuore batteva velocemente, mosso dalla scarica di adrenalina che ancora circolava nelle sue vene, mentre i suoi occhi lucidi si mossero, spostandosi sul povero arredamento che si trovava davanti ad essi, riconoscendo piano piano il luogo intorno a lui. Bastò quello per destarlo dallo stato di stordimento nel quale era ricaduto qualche minuto prima. 

Quella era la stanza entro la quale aveva alloggiato per i due lunghi anni di soggiorno in casa Min. Nulla era cambiato: era sempre piccola, scarna di mobilio e poco illuminata. Essa - contando il letto, un piccolo armadio ed un'esigua scrivania - lasciava poco spazio a qualsiasi movimento, limitando al suo ospite anche la piccola libertà che si poteva ritrovare dentro la propria camera da letto. La stanza era illuminata da una piccola e singola finestra, posizionata nella parte più alta del soffitto, che gli impediva così la vista del grande cortile della mansione.  Un familiare senso di soggezione gli strinse il petto, facendolo rannicchiare sotto le pesanti coperte in cerca di un qualsiasi tipo di calore. Silenziose lacrime iniziarono nuovamente a sgorgare dai suoi rossi occhi, bagnando le sue soffici guance ed il cuscino a lui sottostante. 

La lucida realizzazione delle parole dette da Namjoon iniziò a colpirlo con forza, mozzando il suo respiro ed attanagliandogli il petto che iniziò a dolore con insistenza. Con una mano tremante afferrò il tessuto della maglietta e la strinse con forza, sperando che quel semplice gesto fosse in grado di allontanare la sofferenza che il suo corpo stava attraversando.

 Digrignò i denti mentre il discorso di Namjoon gli rimbombò in mente, sopraffacendo il silenzio che era sovrano nell'angusta stanza. << Non uscirai da questa casa finché non saremo tutti morti...Rispetto a quando vivevi qui, la tua libertà sarà limitata al minimo e non avrai più controllo su nulla. Il tuo corpo ci apparterrà completamente come la tua stupida mente >>  echeggiava con insistenza, ripetendosi in continuazione. Non vi era più un inizio o una fine, le parole si susseguivano incessanti ormai prive di qualsiasi significato o intonazione, erano piatte e marginali, diventate una familiare cantilena che si ripeteva ininterrotta nella sua fragile mente. 

Sopraffatto da quell'improvviso frastuono che gli stava martellando le tempie, si portò le mani alle orecchie ed iniziò ad urlare, cercando di soverchiare il rumore che sentiva nella propria testa. Strinse gli occhi e sporse il busto, liberando dai propri polmoni tutta l'aria che vi era al loro interno, gridando con così tanta forza che la sua gola iniziò quasi da subito a bruciargli. Le sue urla furono così potenti che si dispersero per tutta la silenziosa villa, facendo rabbrividire chiunque si trovasse al suo interno a causa della disperazione che esse stavano liberando. Una scossa di compassione colpì coloro che due anni prima avevano conosciuto Seokjin ed erano al corrente la sua triste situazione, scuotendo la testa dispiaciuti per quel povero ragazzo. 

Iniziò a tossire con forza a causa dell'incessante dolore della sua gola e della mancata aria nei suoi polmoni. Il petto si riempì nuovamente e gemette per via della fitta che lo colpì, portandolo a graffiarsi inconsciamente la parte anteriore delle orecchie nella speranza di sopraffare quel dolore con uno maggiore. Numerosi fiotti di sangue iniziarono a bagnare le pulite lenzuola, macchiandole di fresco liquido scarlatto. Singhiozzò con più forza quando percepì le sue mani imbrattarsi, urlando nuovamente quando se le portò davanti agli occhi e poté constatare la gravità della sua azione. 

<< Basta... >>  sussurrò, sopraffatto dalle emozioni e dal dolore che percepiva da numerose parti del suo corpo. << Per favore basta... >> pianse. Si portò le mani sporche di sangue ai capelli e li tirò leggermente, scuotendo con foia la testa, ripetendo quella semplice parola come un mantra. Iniziò a muovere il proprio corpo sul materasso, cullandosi lentamente, cantilenando in maniera sconnessa << Basta...Basta...Basta... >>.

Can't Hold Me Down || BTSxJinWhere stories live. Discover now